Storie - 24 aprile 2025, 08:37

Il liutaio che realizzò il violino per il Papa: «Mi sono chiesto se qualcuno gliel’avesse suonato o se lui, anche solo per un attimo e per curiosità, avesse provato a sfiorare le corde»

Fu il Collegio Rotondi a consegnare il dono lo scorso anno a Francesco. Il cairatese Alessandro Scandroglio racconta le emozioni e saluta il pontefice con la musica: «Me lo immagino che ironizza e che chiede espressamente di improvvisare anche un tango per sottolineare quanto, per un cristiano, la morte dovrebbe essere anche un momento di festa»

La consegna al Papa e Alessandro

La consegna al Papa e Alessandro

Duecento ore di lavoro, tra le mani di Papa Francesco. Il violino realizzato dal liutaio cairatese Alessandro Scandroglio e portato dal Collegio Rotondi lo scorso anno al Pontefice oggi sussurra un'altra musica: quella delle sensazioni e delle riflessioni in movimento nel suo creatore. Il cairatese non andò a Roma, perché come spiegò già allora, non si sentiva all'altezza. Ma adesso riassapora tutto attimo dopo attimo e saluta Francesco anche con un duplice auspicio musicale, in omaggio alla terra da cui giungeva.

Che cosa ha significato per lei realizzare quel violino per il Papa oggi più che mai?

La realizzazione di quel violino è stato sicuramente un momento molto importante dal punto di vista personale. Il mio primo pensiero, quando ho saputo della morte di Papa Francesco, è andato proprio al violino che gli ho donato, mi sono chiesto se qualcuno gliel’avesse suonato o se lui, anche solo per un attimo e per curiosità, avesse provato a sfiorare le corde. Gli strumenti si portano sempre dietro un racconto, le sensazioni di quando vengono costruiti, le fatiche, le emozioni, perché sono delle opere d’arte…mi chiedo se avrà fatto in tempo a raccontare qualcosa anche al Santo Padre.

Lei ha detto che non è stato presente perché non si riteneva all’altezza. Può ricordare  il riscontro che ha avuto anche tramite il collegio? 

Sì, non mi sentivo all’altezza allora come non mi sentirei pronto adesso. Don Andrea, rettore del Collegio Rotondi, fino all’ultimo era convinto sarei andato e lo avrei consegnato io, ma non è andata così. Quel giorno ricevetti qualche foto da lui, poi arrivarono quelle più ufficiali… non si vede mai il viso del Papa mentre guarda il violino, è di spalle e una mano è appoggiata allo strumento, posso solo immaginare la sua espressione, mi chiedo a cosa stesse pensando in quel momento… Papa Francesco ha anche benedetto il violino come strumento simbolo di pace, così come riteneva che fosse la musica in generale, e mai come oggi questo pensiero è attuale.

C’è un messaggio in particolare o un lato di Papa Francesco che l’ha colpito  in questi anni? 

Di Papa Francesco mi ha sempre colpito la sua estrema semplicità, il modo con il quale diceva le cose e con il quale le spiegava, soprattutto ai bambini.

C’è una musica che oggi gli dedicherebbe, per così dire?

Era un Papa argentino, forse  “dedicargli” non è la parola giusta, ma il primo pensiero va ad brano di Astor Piazzolla: “Dètresse” . Piazzolla è un autore che mi sta particolarmente a cuore anche perché ho registrato alcuni cd interamente dedicati alle sue opere con due interpreti davvero fedeli alle sue richieste, Piercarlo Sacco al violino e Andrea Dieci alla chitarra classica. Dètresse si traduce in angoscia, un sentimento che forse tanti in questo momento stanno provando e Papa Francesco, probabilmente con un sorriso, riuscirebbe a pronunciare qualche parola di conforto ai fedeli. Allo stesso tempo me lo immagino che ironizza e che chiede espressamente di improvvisare anche un tango per sottolineare quanto, per un cristiano, la morte dovrebbe essere anche un momento di festa.

Marilena Lualdi

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