Territorio - 23 aprile 2025, 17:34

Addio a Teresa Stabile, Samarate si stringe nel dolore e nella dignità: «Volevi essere libera di sorridere»

La comunità ha salutato la donna vittima di femminicidio, con una cerimonia sobria e partecipata nella chiesa della Santissima Trinità. Una cassetta per le donazioni, voluta dalla famiglia, è stata posta all’ingresso per sostenere la Fondazione Giulia Cecchettin e l’Istituto Nazionale dei Tumori. Il messaggio della zia: «Le donne chiedono che le mani assassine vengano fermate prima»

Si sono svolti oggi, mercoledì 23 aprile, nella chiesa della Santissima Trinità, i funerali di Teresa Stabile, la 55enne brutalmente uccisa dal marito Vincenzo Gerardi, incapace di accettare la fine del loro matrimonio dopo vent’anni. Le esequie, iniziate alle ore 15, si sono svolte in forma privata, ma aperte a chiunque volesse partecipare nel massimo rispetto della famiglia.

Un silenzio composto ha avvolto la comunità: Samarate si è fermata nel giorno del lutto cittadino, proclamato dall’amministrazione comunale per onorare la memoria di Teresa. Bandiere a mezz’asta, serrande abbassate, scuole in raccoglimento. All’esterno della chiesa, su richiesta della famiglia, è stata posta una cassetta per le donazioni destinate alla Fondazione Giulia Cecchettin e all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Un gesto di solidarietà che tiene viva la memoria di Teresa trasformando il dolore in impegno concreto.

Presente anche Nicolò Maja, sopravvissuto alla strage familiare consumatasi sempre a Samarate nel 2022. «Oggi non potevo non esserci», le sue parole.

In una chiesa gremita di gente e con i paramenti bianchi e cremisi della Pasqua del Signore, le parole del parroco don Nicola Ippolito si sono incentrate sul tradimento subito da Gesù e sulla speranza di una nuova vita così come sull’analogia della morte e resurrezione di Cristo con la tragedia di Teresa Stabile.

Il femminicidio che ha scosso l’intera città si è consumato mercoledì scorso vicino all’abitazione della coppia in via San Giovanni Bosco. Gerardi è salito sull’auto della moglie e l’ha colpita con quindici coltellate, risultate fatali quelle al cuore. L’uomo è ora in carcere: avrebbe lasciato lettere ai figli in cui manifestava l’intenzione di uccidere Teresa e togliersi la vita.

Il messaggio della zia

Al termine della funzione, Maria Grazia, zia di Teresa, ha voluto condividere una riflessione. Alcuni stralci: «Era una morte annunciata quella che ci ha rubato Teresa che ha spento per sempre il suo sorriso, diventato più raro, ma sempre così bello! Ed era bella Teresa, bella fuori e bella dentro, buona convinta che con la pazienza e la dedizione le persone possano cambiare, per 30 anni ha cercato di spiegare che amare non è essere padroni della vita altrui. Forse non ci credeva più ma ha creato intorno ai suoi figli una parvenza di normalità… concentrata su di loro. Teresa non ha rincorso un amore nuovo, non ha tradito la promessa matrimoniale davanti a Dio, ma ha preteso di essere libera: libera di lavorare, di avere opinioni proprie, di ricominciare a coltivare sogni e libera di sorridere. Ma loro, gli omuncoli Narciso, tutti uguali, non possono concepire che qualcuno mandi all'aria il loro regno, la loro immagine sociale, che con una alzata di capo lei faccia crollare il castello di carte. Sola con un carico di minacce, frustrazioni, umiliazioni, sola perché anche con noi non urlava il suo strazio ma lo lasciava intuire… il nostro silenzio, la discrezione... il patriarcato è anche la paura del giudizio.

Teresa non è morta per mano di una creatura aliena, ma come dice Elena Cecchettin, di un figlio sano del patriarcato. Le donne chiedono che le mani assassine vengano fermate prima, che non siano sempre solo le donne che debbano grattare alle porte dei commissariati per sentirsi dire domani è un altro giorno… ci pensi bene...il bravo ragazzo soffre, le vuole bene o debbano seppur palesemente vittime nascondersi, annientarsi, lasciare alle spalle la loro vita e sparire!

Ai segni di deragliamento emotivo, alle minacce, allo stalking, di questi bravi ragazzi le istituzioni dovrebbero correre in loro aiuto, sì, aiutare i bravi ragazzi proteggendoli da loro stessi, dalla loro psiche, rieducandoli se possibile all'affettività, scardinando il marcio nelle loro menti. Accompagnandoli in un percorso salvifico e mettendoli in condizioni di non nuocere... salvate loro! Noi se non ci ammazzano ci proteggeremmo da sole.
Teresa non tornerà più, non abbiamo saputo proteggerla, l'amore della sua famiglia non è bastato. Coltiviamo la gentilezza e il rispetto, la dignità e l'altruismo, come ha fatto quel giovane che sotto la pioggia non ha voltato il capo dall'altra parte, grazie a lui e a tutte le brave persone che con noi piangono Teresa e ne hanno commemorato la memoria. Grazie a chi ancora vuole credere, al di sopra della realtà, che un mondo migliore sarà possibile».

Alice Mometti

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