Economia - 29 marzo 2025, 07:50

Cresce, di poco, l'occupazione in provincia di Varese. Bene industria e agricoltura in calo il settore dei servizi

Analisi sul mercato del lavoro 2024 della Uil Lombardia che ha elaborato dati Istat: «Il territorio varesino sta riconfigurando il proprio mercato verso settori produttivi ma perde pezzi nel terziario e mostra segnali di fragilità sociale». L'anno scorso il nostro territorio ha guadagnato un migliaio di occupati in più pari a +0,27%

(foto d'archivio)

(foto d'archivio)

Cresce, seppure di poco, l'occupazione in provincia di Varese che nel 2024 guadagna 1.064 occupati (+0,27%), con un lieve aumento per uomini (+0,07%) e donne (+0,54%).

I dati sono contenuti nell'indagine della Uil Lombardia che ha elaborato i dati Istat che ha messo a confronto il 2024 con il 2023. Sul nostro territorio, l’industria cresce del +4,45% e le costruzioni del +6,33%, mentre i servizi calano del -2,46%, con una flessione degli “altri servizi” (-3,08%). 

«Il tasso di disoccupazione cresce al 3,7% (+0,1 punti) e l’inattività aumenta del +2,77%. Varese sta riconfigurando il proprio mercato verso settori produttivi, ma perde pezzi nel terziario e mostra segnali di fragilità sociale» si legge nel documento del sindacato. 

Di seguito la nota della Uil Lombardia con un'analisi che comprende tutta la regione:

Crescita del lavoro moderata nel 2024 anche se caratterizzata da profonde disuguaglianze. Nel 2024, l’occupazione in Lombardia segna un +37.108 unità (+0,82%), e raggiunge quota 4.537.824 occupati. Una dinamica inferiore alla media nazionale (+1,49%) e fortemente disomogenea sul piano territoriale e settoriale.

Segno positivo (+1,07%) per componente femminile rispetto a quella maschile (+0,63%), anche se la maggior parte di questi nuovi ingressi è con contratti deboli: part-time involontario, contratti a termine, mansioni a bassa stabilità. Il tasso di occupazione maschile (60,4%) supera di oltre 14 punti quello femminile (46%). Il 28,5% delle donne lavora part-time, contro il 5,2% degli uomini. Oltre il 53% dei contratti a termine sono assegnati a lavoratrici.

A livello anagrafico l’occupazione cresce soprattutto nella fascia 50-64 anni (+1,52%), mentre per i giovani tra i 15 e i 34 anni l’incremento è marginale (+0,6%). Il tasso di occupazione giovanile è in lieve calo: 53,6% (-0,3 punti percentuali).

Tra i settori si registra la crescita nei servizi (+1,56%, con oltre 3,1 milioni di occupati; Milano registra +29.000 unità), mentre è evidente il calo nell’industria (-0,86%, con contrazioni rilevanti a Cremona, Como, Pavia). Scende anche il settore delle costruzioni (-2,86%, in calo dopo l’impulso del superbonus), mentre sale l’agricoltura(+3,38%, benché resti un settore marginale).

Sul fronte della disoccupazione si registra un calo del -8,3%, ma cresce l’inattività: 1.776.039 persone tra i 15 e i 64 anni, di cui oltre il 62% donne. Un dato rilevante riguarda le 35.000 persone in cerca di lavoro che non hanno mai lavorato: un segnale critico sulla transizione scuola-lavoro.

Sempre relativamente all’inoccupazione i giovani NEET in Lombardia superano quota 224.000, pari all’11% della popolazione tra i 15 e i 34 anni. In province come Lecco, Monza, Lodi, Pavia e Sondrio, il tasso di inattività giovanile supera il 45%. Si tratta di un fenomeno ormai strutturale, che richiede interventi urgenti e coordinati tra politiche educative, formative e occupazionali.

Un quarto degli occupati (26%) ha solo la licenza media o un titolo base, mentre tra i disoccupati il 33,4% ha solo la terza media e il 18,6% possiede un titolo universitario. E proprio il mismatch tra formazione e occupazione resta uno dei principali ostacoli all’inclusione lavorativa.

«I dati lombardi confermano – evidenzia il segretario confederale Salvatore Monteduro – quanto la UIL denuncia a livello nazionale: un’intera fascia di lavoratrici e lavoratori vive in una condizione di invisibilità contrattuale e sociale. Precari, part-time involontari, discontinui, intermittenti: sono quelli che abbiamo definito i “fantasmi del lavoro”, impiegati a tempo determinato, sottopagati, senza prospettiva né tutela. E a queste persone bisogna restituire diritti, visibilità e stabilità. Per contrastare l’instabilità e favorire l’inclusione attiva si deve pensare a un piano Straordinario per il Lavoro Dignitoso che possa contrastare alla precarietà, favorisca la stabilizzazione dei rapporti di lavoro e dia piena applicazione dei contratti nazionali. In parallelo per i giovani devono essere affrontati percorsi strutturati di apprendistato, rilancio degli ITS, sostegno all’occupazione giovanile stabile. E per le donne si devono potenziare i servizi per la conciliazione, fornendo incentivi alle imprese per l’assunzione e la stabilizzazione delle donne»

Redazione

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