Ieri... oggi, è già domani - 21 marzo 2025, 05:00

"A sàpa e a cavagna ": la zappa e la cesta

I punti oscuri di una filastrocca, le infiltrazioni dell'italiano nel dialetto e le resistenze del dialetto nell'italiano, i mille bustocchi rimasti, Napoleone. E Giusepèn

Foto Wikipedia

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Il titolo, non tragga in inganno. Non facciamo una spiegazione sommaria degli "attrezzi" del Contadino. Fa parte, la citazione, di una filastrocca che così recita: "a Marianna la và in campagna, cunt'a sàpa e a cavagna, fin che 'l sole tramonterà" (la Marianna va in campagna con la zappa e la cesta, fino a quando il sole tramonterà) - si evince subito che dentro la "filastrocca-Bustocca" c'è pure un "miscuglio" di parole italiane che, col Dialetto Bustocco da strada hanno poco a che fare.

Allora (mi si può dire) "che le scrivi a fare?" - rispondo subito: per ribadire che il Dialetto Bustocco da strada è l'espressione tipica di chi lo parla dalla nascita (raggiunta l'età della …. parola), da chi lo ha imparato, cammin-facendo e da chi, il Dialetto Bustocco l'ha imparato dopo avere imparato la Lingua Italiana. C'è nulla di male, "imparare" il Dialetto Bustocco, da adulto. Il "male" c'è, esiste, quando si vuole misconoscere la parlata indigena, quella che utilizzava la gente comune, per …. comunicare.

La Marianna che va in campagna, mi sembra un ossimoro. Mai vista una donna "armata" di zappa, col al braccio un cesto di non precisate dimensioni, recarsi in campagna …. per fare che? - magari, per raccogliere ortaggi o verdure coltivate, ma a zappare la terra o a tagliare l'erba (non si parla di "missuia" o di "ranza" che nello specifico sono la "falce" piccola e la falce grossa), ma si intona la canzoncina con quella "Marianna che va in campagna ….,fino a quando il sole tramonterà". Anche qui, mi sembra tutto vago. Che fa, la Marianna? con la zappa e il cesto, che fa tutto il giorno (o meglio, sino al tramonto), fuori da casa, senza viveri appresso?).

Il Dialetto Bustocco da strada era tipico degli operai, i contadini, i carrettieri, le persone diventate adulte, senza avere conosciuto la Lingua Nazionale - anche a scuola (dove era proibito parlare il dialetto), nello svolgimento dei temi, si commettevano errori incredibili, nel volere, a tutti i costi, "dimenticare" il dialetto. Per fortuna, non tutti si sono "allineati" nel dover dimenticare l'idioma di casa nostra. Chi poi, piano-piano ha voluto "tradurre" il Bustocco nell'Italiano, è riuscito a "inventare un "misto-pannera" come si diceva una volta, che non ha fatto onore ne al Dialetto Bustocco ne alla Lingua Italiana.

Oggi a Busto Arsizio, di Bustocchi "nativi e lavativi" (cioè gli autentici Bustocchi), se ne contano, non più di mille (sic) - ho scritto MILLE (su 84.000 residenti) e vedo Giusepèn "chinare il capo" "l'e vea" (è vero) dice laconico e un tantino-tanto, triste, ma fa nulla - gli rispondo solo: "nogn a muaèm Bustocchi" (noi moriremo Bustocchi) e mettiamoci il cuore in pace. Dicevano i nostri padri, quando qualcosa non collimava coi propri desideri, "l'a ghe pasòa a Napulèon, la passàa anca par nogn" (è passata a Napoleone, passerà anche per noi) e ci si riferisce alla delusione, all'abbandono di ideali trascorsi, al rispetto per le cose di valore, come il nostro Dialetto Bustocco da strada. "fa naguta" (fa nulla) …. ma non è vero!

Tanto vale a …. non prendersela, ma è come quell'aneddoto che dice … a un vecchietto gli si è posta questa domanda "a uì muì galant'òm?" lui risponde "te a fò, ga egn su pu'l fiò" - "volete morire, buon uomo?" - "che vuoi fare, non riesco più a fiatare" - allegro Giusepèn, "ghe chi'l Nocino" - Busto Arsizio, ti amo!

Gianluigi Marcora

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