Sport - 11 marzo 2025, 16:28

Addio Sandrino, sei stato un gigante in punta di piedi (VIDEO)

«Giorni come questi ti fanno capire davvero cosa sia la Pallacanestro Varese»: il mondo e la storia del basket italiano hanno detto addio nella chiesa di Gazzada Schianno oggi pomeriggio alla Leggenda Sandro Galleani. Il primo abbraccio di tutti alla signora Egidia, le parole del figlio Claudio («Papà, sei stato "larger than life"»), quelle di don Stefano nell'omelia («Il sentimento di oggi deve essere la gratitudine: non è scontato poter incontrare una persona come Sandro nella propria vita...») e quell'ultima passerella "vestito" di biancorosso e azzurro: cronaca del saluto a un mito

Un gigante in punta di piedi. Il mondo e la storia del basket italiano hanno detto addio nella chiesa di Gazzada Schianno oggi pomeriggio al "gigante" Sandro Galleani, leggenda della Pallacanestro Varese, degli azzurri del basket ed anche del ciclismo, scomparso all'età di 81 anni, che con le sue mani ha fatto grandi centinaia di giocatori, trasformandoli in uomini veri prima che in campioni.

«Giorni come questi ti fanno capire davvero cosa sia la Pallacanestro Varese» ci ha detto qualcuno. Ecco: da Aldo Ossola, Massimo Lucarelli, Dodo Rusconi, Marino Zanatta e Fabio Colombo, la Varese della leggenda, al capitano dei biancorossi di oggi Matteo Librizzi; da Dino e Andrea Meneghin a un pezzo della nazionale italiana, con Denis Marconato e Alessandro Abbio. E poi ancora: Cristiano Zanus Fortes e Sandro De Pol, Gianni Chiapparo e Cecco Vescovi, il presidente della Pallacanestro Varese Toto Bulgheroni (con i figli Edoardo e Tony) e Luis Scola, Max Ferraiuolo, Mario Oioli e tutti i ragazzi degli uffici, Ciccio Della Fiori, Pierluigi Marzorati Bruno Arrigoni, Meo Sacchetti, Fabrizio Frates, Dino Boselli, Joe Isaac, Maurizio Gualco, Andrea e Paolo Conti, Marco Passera, Salvatore Genovese. 

L’elenco rischia di dimenticare qualcuno, ma il concetto è effettivamente un altro: Gazzada, per il saluto a un mito, si è trasformata in una passerella di miti. E in questa partecipazione di tanti “figli” di una grande famiglia, nella solennità del momento, nelle lacrime, nelle parole dettate dal cuore, ecco scorgersi l’Infinito che questa grande società ha saputo scrivere.

Il primo abbraccio, di tutti, non poteva che andare alla cara signora Egidia, compagna di una vita di Sandro, provata dal dolore, da un’assenza che niente e nessuno potrà colmare, eppure così grata dell’amore per il marito che il mondo del basket ha saputo testimoniare nel giorno più difficile.

E così i figli Gabriele e Claudio, che dal pulpito della chiesa ha ringraziato per le dimostrazioni d’animo ricevute e ha raccontato il suo Sandro privato, papa Sandro: «Un Maestro che mi ha insegnato i valori della vita: abbiamo litigato, discusso, ma mai mi ha fatto mancare il suo amore. So di avere tanti fratelli adottivi, i giocatori, i “suoi” ragazzi, come li chiamava lui: casa nostra era sempre aperta per chiunque. Papà è stato “larger than life”, il primo degli “influencer”, perché ha influenzato tante persone con la sua positività. Ci diceva sempre: ho conosciuto e sposato la donna migliore del mondo, ho fatto un lavoro che ho amato e che mi ha permesso di girare il globo e di “tagliare qualche retina”. Papà ha lottato fino alla fine…».

Il ricordo della sua lotta contro il male anche nell’omelia di don Stefano Silipigni: «Gli avevano dato un anno di vita, ma lui ha vissuto molto di più. E a lottare ha imparato da una vita passata nello sport, in cui ti viene insegnato a spostare sempre più in là il limite. Ma la sua vera “competenza” è stata la dedizione alle persone, di cui ha curato il corpo e l’anima. Per questo oggi il sentimento che deve accompagnarci è la gratitudine: nella vita nulla è scontato, soprattutto il bene, e quindi non è scontato incontrare una persona come Sandro che di bene ne ha dato tanto».

L’ultimo viaggio della leggenda Galleani non poteva infine non essere vestito dai colori più belli della sua esistenza, il bianco e rosso di Varese e l’azzurro della Nazionale, appoggiati sul legno del suo feretro. Che è stato l’ultimo a varcare la navata della chiesa e a uscirvi, proprio come Sandro usava fare quando usciva dagli spogliatoi, appunto per ultimo, dopo tutti i giocatori.

Oggi, come allora, come sempre, “fuori”, “sul campo” c’era tanta gente ad aspettarlo. E ad applaudirlo.

Addio Leggenda.

Fabio Gandini e Andrea Confalonieri

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