Politica - 11 marzo 2025, 13:23

Suicidio assistito, Fratelli d’Italia a Fontana: «Regione si è spinta oltre il confine che le compete»

L’intervento in Consiglio del governatore leghista fa emergere il forte malcontento degli alleati per la vicenda del primo caso di suicidio assistito in Lombardia. Il presidente ha spiegato che ci si è mossi nel solco della sentenza della Corte costituzionale, invocando poi un rapido intervento del Parlamento

Suicidio assistito, Fratelli d’Italia a Fontana: «Regione si è spinta oltre il confine che le compete»

L’intervento in Consiglio regionale del governatore leghista Attilio Fontana fa emergere il forte malcontento di Fratelli d’Italia per la vicenda del primo caso di suicidio assistito in Lombardia.
Fontana ha spiegato che la Regione si è mossa nel solco della sentenza della Corte costituzionale del 2019. Ma il capogruppo meloniano Christian Garavaglia ha espresso «insoddisfazione e amarezza perché la Regione si è spinta oltre il confine che le compete». «Inaccettabile che mentre il Consiglio approvava la pregiudiziale di costituzionalità (leggi qui), in parallelo la Regione andava avanti in direzione opposta».
Una crepa nella maggioranza, sebbene Garavaglia abbia ribadito «sostegno e supporto» al governatore.

«Noi non abbiamo la posizione granitica di Fratelli d’Italia sul tema della vita e della libertà di decidere, siamo per la libertà di coscienza», ha invece chiarito Alessandro Corbetta per la Lega.
Alla fine, Fontana non ha voluto replicare agli interventi dei consiglieri, lasciando «allibita» la minoranza.

L’informativa di Fontana

Il presidente lombardo ha aperto l’informativa auspicando da parte dell’aula «il massimo rispetto per tutte le sensibilità coinvolte»: «L’argomento non è tema di parte o di partito», ha detto, chiedendo «doveroso rispetto per una persona che per libera scelta e in piena coscienza ha deciso di compiere un estremo gesto». “Serena”, il nome di fantasia della cinquantenne affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni che, qualche tempo fa, era morta suicida grazie al farmaco letale e alla strumentazione necessaria forniti dal servizio sanitario regionale, dopo nove mesi di attesa dal momento in cui ne aveva fatto richiesta.

Fontana ha spiegato che come la sentenza 242 del 2019 della Corte Costituzionale «ha introdotto una condizione di non punibilità» per chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio di un paziente purché chi ne fa richiesta si trovi in precise condizioni.

Era questo il caso di Serena, per il quale alcuni mesi fa ci si è mossi nel rispetto della sentenza della Corte: «Il Comitato etico ha certificato che la paziente fosse in possesso dei requisiti. Si precisa – ha proseguito Fontana – che la procedura di autosomministrazione non ha interessato il Servizio sanitario regionale, la prescrizione del farmaco è stata effettuata dal medico di fiducia individuato dalla paziente e il farmaco è stato fornito da parte dell’Azienda sanitaria territorialmente competente. Di questi fatti non è stato possibile dare evidenza e informazione in ragione della richiesta di riservatezza da parte dei legali dell’interessata. Questo procedimento è avvenuto in un quadro di autotutela dell’ente Regione affinché venisse evitata la soccombenza di fronte ad un giudice».

Fontana ha anche reso noto che «in un quadro lacunoso dal punto di vista normativo, ci siamo rivolti alla Conferenza delle Regioni affinché si trovi una posizione comune sulle modalità attuative delle sentenze in attesa che venga approvata una norma nazionale». L’auspicio del presidente è che «il Parlamento si attivi, finalmente e nel breve, così da definire dei punti fermi che il contesto impone, a tutela e rispetto dell’umanità e del dolore delle persone. Una normativa chiara, definitiva e certa è innanzitutto una questione di civiltà».

FdI: «Amarezza. Ora fermiamoci»

«Fratelli d’Italia ha sempre sostenuto e sostiene il suo presidente, ma su questa tematica le posizioni sono distanti e differenti», ha subito precisato il capogruppo Garavaglia. Apprezzando l’attenzione al tema delle cure palliative su cui si è soffermato Fontana, Garavaglia ha voluto esprimere «insoddisfazione e amarezza perché Regione Lombardia si è spinta troppo in là, andando oltre il confine che le compete».

«Lo scorso 19 novembre – ha ricordato – l’aula ha approvato una questione pregiudiziale di costituzionalità per ribadire che la questione non è di competenza regionale. La menzionata sentenza si limita a escludere casi punibilità per l’aiuto al suicidio a determinate condizioni, senza creare alcun obbligo di procedere in capo ai medici».

Ma per FdI è anche «inaccettabile che mentre i gruppi consiliari si confrontavano in commissione e qui in aula approvando la pregiudiziale, in parallelo la Regione andava avanti in direzione opposta, costituendo (come confermato dallo stesso Fontana, ndr) un tavolo regionale di studio sul tema e poi procedendo con le strutture coinvolte a procedure che hanno infine portato all’autosomministrazione del farmaco. Non possiamo tollerare che ci sia un metodo parallelo rispetto all’aula, svoltosi senza il coinvolgimento dei gruppi consiliari».
Fratelli d’Italia ha quindi chiesto «che ci si fermi e si attendano indicazioni chiare, senza e procedere oltre con eventuali linee guida prodotte dal tavolo tecnico. Fermiamoci». Garavaglia si è infine rivolto a Fontana: «Ti ribadiamo sostegno e supporto, ma a tutela della Regione siamo qui a chiedere una profonda riflessione sul suicidio medicalmente assistito».

La maggioranza

Fabrizio Figini, capogruppo di Forza Italia, ha sostenuto che «legiferare su questa materia non è nostro compito. Dovrebbe farlo con urgenza il Parlamento nazionale. Questo latitare fa male al Paese e agli italiani. La politica deve avere il coraggio di esprimersi, in una direzione o nell’altra, su un tema che viene lasciato in modo codardo ai giudici, che si sono trovati obbligati a fare una scelta politica».

«Avremmo dovuto lasciar da parte appartenenze partitiche e ideologiche – è intervenuto il capogruppo leghista Corbetta –. Prendiamo atto della posizione granitica dei compagni di viaggio FdI. Noi non siamo così granitici sul tema della vita e della libertà di decidere. Noi abbiamo libertà di coscienza, che arriva da Fontana e dal segretario federale Salvini. Il lavoro dei giudici deve essere rispettato. La politica non ha fatto il suo mestiere e la sentenza del 2019 ha creato un tracciato a cui si è conformata la Regione, agendo anche in via di autotutela. Ed è stata rispettata la volontà di Serena. La vita è sacra ma anche la libertà di coscienza individuale».

Fontana non replica e l’opposizione protesta

Carmela Rozza del Partito Democratico ha ringraziato la Regione a nome di Serena: «Lei ha chiesto di applicare la sentenza della Corte che, al di là di quello che si vuole far credere, è legge. Con la proposta di legge Coscioni, volevamo che venisse applicata dando una regolamentazione chiara. Maggioranza e giunta hanno però deciso di non affrontare il problema politico e si è tentato di risolverlo con la non competenza. Ma oggi in maggioranza una riflessione ci deve essere: quest’aula dovrà prendere una decisione in attesa della norma nazionale, a tutela dei pazienti e di tutto il personale sanitario».

«Fontana dica che cosa risponde a Fratelli d’Italia che chiede di fermarsi. La Regione si fermerà o andrà avanti col tavolo tecnico?», la domanda del capogruppo del Movimento 5 Stelle Nicola Di Marco. Rimasta senza risposta, visto che il governatore ha deciso di non replicare ai consiglieri.

Una scelta che ha lasciato «allibiti» Di Marco e il capogruppo dem Pierfrancesco Majorino. Per quest’ultimo «il silenzio di Fontana non fa altro che confermare l’ambiguità totale con cui si è gestita questa vicenda. Ancora una volta non è chiaro il pensiero del presidente Fontana».

Riccardo Canetta

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