Busto Arsizio - 11 febbraio 2025, 20:00

PASSIONE SANREMO. «Seguo il festival perché… amo la musica e tifo Brancale»

Il chitarrista bustocco Diego Rossini, 500 pezzi in repertorio e collaborazioni prestigiose in curriculum, si sintonizzerà sul festival da casa. Le sue considerazioni su qualità dei brani, momenti indimenticabili ed episodi da dimenticare. Tra Ron e Mahmood, tra Tosca e Ruggeri, il ricordo più vivido: «Renato Zero e i fischi dell’Ariston, nel ’93. Non contro di lui ma per lui»

Diego Rossini, 56 anni, bustocco, residente a Gallarate, è, oltre che infermiere, chitarrista acustico. "Turnista”: viene ingaggiato quando c’è bisogno di un musicista affidabile a supporto di un cantante o un gruppo. Ha quasi 40 anni di esperienza alle spalle e vanta collaborazioni importanti quanto eterogenee, da Suzanne Vega a Claudio Bisio. Tra le sue imprese: esibirsi a Napoli insieme a un altro lombardo, il luinese Antonio Locarno, con il repertorio di Pino Daniele. Sopravvissuto («Di più: è andata bene» assicura, vedi QUI), alla domanda “Seguirai Sanremo?” risponde: certo, come ogni anno.

Perché?

Perché mi piace la musica, proprio non trovo una ragione per cui non dovrei seguirlo. E poi diciamoci la verità: non sono più un ragazzino. Passare qualche fredda serata di febbraio in casa ad ascoltare è, oggi, una prospettiva più allettante rispetto a qualche anno fa.

Anche se la qualità delle canzoni non è sempre eccelsa? Un musicista se ne accorge in fretta…

Il festival è sempre stato un po’ bistrattato. “Nazional popolare” lo si definiva. Ma, nel bene o nel male, fa parte dell’italianità. Aggiungo: c’è sempre qualcuno che si stupisce perché trova del bello fra le canzoni in gara. Be’, ormai dovrebbe essere chiaro: a Sanremo arrivano canzoni di valore. Non lo sono tutte, non tutte sono del genere preferito ma, insomma, non è raro che ne vengano proposte anche di bellissime. Io stesso, che per gusti e formazione sono più vicino alla musica cantautoriale, alla Dalla e De Gregori per intenderci, trovo ogni anno qualche motivo d’interesse.

Esempi dal passato? Così si innescano i ricordi e si va a ripescare…

Mi limito a pezzi abbastanza recenti. “Almeno pensami”. L’ha portata Ron, scritta da Lucio Dalla. “Ho amato tutto”, cantata da Tosca. La stessa “Brividi”, vincitrice, di Mahmood e Blanco. Ecco, ci sono diversi aspetti, nello stile di Mahmood, lontani da ciò che mi piace. Ma è evidente che sa scrivere, eccome. Il festival ti permette anche di scoprire. E di giocare.

Come?

Capita di apprezzare delle cose, canzoni o anche solo dettagli di canzoni, a cui non arriveresti rimanendo fra tuoi soliti ascolti. Qualche volta, poi, scatta la fantasia, senti un pezzo che ti piace e provi a immaginarlo cantato da un’altra voce, lo pensi valorizzato secondo una tua idea. Giochi, appunto.

Edizioni per te memorabili del festival? O momenti che si sono impressi nella tua memoria…

Facile: Renato Zero e i fischi del ’93. Non contro di lui ma per lui. Proponeva una canzone notevole, “Ave Maria”. Era un’edizione con tante proposte importanti ma tra lo spessore del pezzo e il carisma dell’autore/cantante… Quinto. A momenti viene giù il teatro per le proteste. Dopo Renato Zero si esibiscono i Matia Bazar, quarti. Fischi. Tocca alle terze classificate, Rossana Casale e Grazia Di Michele che portano “Gli amori diversi”, brano bello e coraggioso. Fischi durante la loro performance e fischi durante quella del secondo, Cristiano De Andre’. Anche lui aveva una canzone bellissima, “Dietro la porta”. Ma Renato Zero aveva generato un impatto incredibile sul pubblico dell’Ariston. Vinse Ruggeri con “Mistero”. Un pezzo di storia.

Qualcosa che detesti del festival?

Facile anche questo: non mi sono mai piaciuti i fuori programma, non so quanto davvero imprevisti. Dalle minacce di gettarsi dalla galleria ai calci ai fiori alla separazione in diretta tra Morgan e Bugo.

Tiferai? C’è qualcuno da tenere d’occhio o, meglio, cui tendere l’orecchio?

Di solito tifo, probabilmente lo farò anche quest’anno. Consiglio la serata cover, secondo me è emozionante. E attenzione a Serena Brancale. Ha un talento raro, lo esprime al meglio soprattutto quando unisce pop e jazz.

Stefano Tosi

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