Me lo sono sentito dire immense volte quel "esussi par tuti i por morti", da mamma (e non solo lei) a cui, solamente tanti, ma tanti anni dopo, le ho chiesto una spiegazione.
Lei (bontà sua), dapprima s'è sentita un tantino spaesata; poi, mi ha fornito precisi esempi, sino al punto di nominarmi quel detto da "cortile", da Dialetto Bustocco da strada, da normalità dentro… l'anormalità. Per dire che quel "motto" lo si poteva utilizzare in tantissime occasioni e tantissime fattispecie.
Quando si pranzava, ad esempio. Pranzo o cena frugali, semplice, più o meno con un menù ripetitivo, con poche varianti nella sostanza, ma sempre con piatti Bustocchi (casoela, pulemta e bruscitti, risotu cunt'àa lugonica e altri). Al termine del pranzo, ecco il ritornello: "anca in co am mangiò …. esussi par tuti i por morti" (anche oggi abbiamo mangiato … sia pace ai poveri morti).
Dapprincipio non le chiesi, il motivo dei "poveri defunti", anche per il fatto che al termine della vita, non comprendevo appieno cosa volesse dire "poveri" dedicato ad un nostro caro estinto. Poi, sempre mamma a dirmi "sia pace ai defunti", anche per ringraziarli per la loro intercessione.
C'è chi dice una preghiera cumulativa in famiglia, davanti a un desco che riunisce i familiari, per ringraziare la Provvidenza per avere concesso alla Famiglia di consumare il pasto, tutti riuniti. Col l'esussi finale, si estendeva il ringraziamento, oltre alla Provvidenza, anche la peculiarità della loro (mi riferisco ai defunti) intercessione per averci concesso di procurarci il cibo.
Alla sera, stesso ritornello. Dopo un piatto di minestrone e un "secondo" a base (invento il menù di allora) di "spalla cotta - filzetta da salàm crùu - murtadèla - bulogna" tutto "da cumpesò cunt'ul pan" (da accompagnare col pane), c'era la mela (immancabile) e alla bisogna o alla necessità, altri frutti come le pere, le nespole, i cachi, i naranzi (arance), i mandariti (mandarini) e i castègn (castagne, sempre secondo stagione).
Di banane e uva bianca, neanche a parlarne …"l'ea trol coa" (era troppo costosa) - per arance e mandarini, c'era il Natale, mentre con l'anguria, ul melòn (il melone), "s'a spicèa a estoia" (si aspettava l'estate).
Anche di fronte a una bella notizia, c'era quel "esussi" - di fronte a un malanno, a una costipazione "meti su a pulentina" (impacco con la farina di mais con sopra "na sgurioea d'oli coldu), con sopra una spruzzata d'olio - nel discorso si intromette Giusepèn col suo "ta se ragordi, candu a to moma e a to zia Pepina tan mandò 'n uspedò?" (ti ricordi quando tua mamma e tua zia Giuseppina, ti hanno portato in Ospedale?) - malauguratamente, si - ero piccino, forse quattro o cinque anni e m'era preso una bronchite; quindi "pulentina" - Zappi (sempre zia Giuseppina si era seduta su un a sedia, io in braccio a lei, con la schiena rivolta al suo seno, lei a immobilizzarmi le braccia e mamma, pronta a scaldare la pezza con sopra la farina di mais intrisa nell'olio. Mamma si prova sul suo viso, il calore della pezza, poi mi mette sul mio corpicino… la polentina.
"te usei teme 'na gaina pronta da mazò pàal Natol" (urlavi come una gallina che dovevano sopprimere, per cucinarla a Natale) - "te gnu 'n petu teme 'na dona e, a to moma, la se stremia e la usea ….Madona su fèi, o 'nbrugo'l me fieu" (ti è venuto il petto come quello di una donna e tua madre si è molto spaventata …. Madonna cos'ho fatto, ho abbrustolito mio figlio).
Ovvio che mi hanno portato all'Ospedale e per renderla semplice, diciamo che il medico, dopo aver curato la mia ustione (pazzesca) aveva sentenziato: "il bimbo è fuori pericolo, ma gli resterà una larga cicatrice" - anche qui, "esussi" era d'uopo, solo per il fatto che non mi avevano fatto arrosto.
Alla visita militare mi avevano chiesto i documenti per quella cicatrice - il medico "della leva" mi aveva consolato con …"in meno di dieci anni, il tuo petto, ritornerà regolare" (esussi par tuti i por morti) - inciso: sino ai quaranta/quarantacinque anni, la cicatrice persisteva, ma notavo che si riduceva di spessore. Adesso, il mio petto villoso è ritornato… sobrio… non è "da tartaruga", ma la cicatrice è scomparsa.
Anche di fronte ai fatti della vita più eclatanti, mamma recitava l'esussi … un cavallo imbizzarrito, una mucca che brucava il fieno, mentre la si mungeva, un gioco dei ragazzi andati a buon fine, al termine di un lavoro nei campi o in stalla, dopo l'acquisto di un vestito nuovo… ecco, per dire che di fronte all'usuale evolversi della vita, immancabile arrivava il "esussi par tuti i por morti" - anche dopo la recita del Rosario, ovviamente, dopo aver partecipato alle esequie di un funerale… addirittura, dopo lo sprint dei corridori al Giro d'Italia, mamma era apprensiva nel giudicare la volata… temeva una caduta e, allo sprint finale, incolume per i corridori…"oh, menu mol… esussi par tuti i por morti" (meno male… sia lode a tutti i nostri estinti) - concludo il "pezzo" con una frase di Foscolo (sic) - "sol chi non lascia eredità di affetti, poca gioia ha dell'urna" per dire che nelle circostanze della vita gli "affetti" per gli "estinti" erano presenti e, ai "cari morti" ci si rivolgeva per sentirceli vivi dentro il nostro cuore!