Ieri... oggi, è già domani - 04 febbraio 2025, 05:00

"in vesa dul... Carnevòl" - verso il Carnevale

Ho Giusepèn dalla mia parte. Ed è per me un "asso nella manica"...

"in vesa dul... Carnevòl" - verso il Carnevale

Chino e dimesso. Forse un po' stanco. Addirittura mogio, come si faceva una volta, quando a Scuola, qualche maestra, picchiettava con la riga, sopra i polpastrelli delle dita dei bambini discoli. Vezzo o "abitudine barbara" degli insegnanti di allora. Lo si diceva, lo si "prusmèa" (supponeva), anche per il fatto che la nostra maestra (signorina Vandoni Maria Pia- sezione C delle "Ezio Crespi" a Busto Arsizio),  l'ha mai fatto. Si sentiva in giro che "si usava", quasi a giustificare una piccola, impercettibile, quasi necessaria (sic), violenza sui bambini, senza alcun senso.

Eppure, ora che la Gioeubia è "arsa e bruciata" sotto i fuochi effimeri di chi l'ha "degradata" a Giobia, resta la convinzione (e la necessità") di ribadire quanta è nociva, l'italianizzazione di un nome, un vocabolo che col Dialetto Bustocco da strada ha nulla a che vedere. Bontà loro.

Resto della mia convinzione che un Bustocco qualsiasi: uno che ha imparato prima il Dialetto e solo dopo la Lingua Italiana, non può derogare al fatto di catechizzare il nome Gioeubia, al posto di Giobia. Penso al Professor Michele Crespi, antico Regiù della Famiglia Bustocca, a Ernani Ferrario del "Magistero dei Bruscitti" che hanno puntualizzato su come si cucina "Pulenta e Bruscitti" o dei moderni Pedèla o Pinèta che conoscono per bene la Gioeubia (e non la Giobia) e …. proprio non mi va giù millantare l'originale, per dare spazio a un termine "inventato" da chi, il Dialetto Bustocco l'ha imparato sostanzialmente anni e anni dopo aver parlato in casa e studiato, l'italiano.

E del Professor Luigi Caldiroli, ne vogliamo discutere? Lui era nativo di Gorla Minore, ma si era "laureato" Bustocco ad honorem per i suoi componimenti in Lingua Bustocca e per le sue citazioni sulla Gioeubia che erano categoriche e non permettevano …. divagazioni di sorta.

Altro testimone della Bustocchità della Gioeubia, l'indimenticabile Giovanni Sacconago della Famiglia Sinaghina che, col suo "ti fò per dire" proponeva la "sacralità" della Gioeubia che non ammetteva "sostantivi" validi.

Segno di decadimento. Chi dovrebbe "prendere di petto" la situazione, non lo fa. Chi si rifugia nel "cosa vuoi che sia" ha il consenso dei propri accoliti e non deroga dalle convinzioni personali.

Ho Giusepèn dalla mia parte. Ed è per me un "asso nella manica" - è un fautore (e difensore) della Gioeubia (la cui fonetica ha nulla di somigliante con la Giobia o Giubiana), ed è quanto basta per giustificare i successi editoriali di "ul Giusepèn" e di "Giusepèn e Maria" che gli autentici Bustocchi (nativi e lavativi) hanno nella loro biblioteca di casa. Mi resta il biasimo della "indifferenza" che mi sento addosso. Nessuno che ha voluto un confronto "a viso aperto", come se, a discorrere di Gioeubia si facesse "peccato", dopo che si è difeso Giobia a oltranza, senza riconoscere il principio  del proprio errore.

Gioeubia con il suo "oeu" alla francese, come fioeu (oeu), cavagneoeu (oeu), muschiroea (oea) che sono intraducibili con l'italiano, ma li si può accostare-tradurre, indicando un palliativo di senso. Ci aggiungo la casoela (oea) con quella "elle" in finale e quella "esse" iniziale che non permette alla "zeta" di subentrare nel discorso. Quindi, casolela e non cazoela come ho sentito dire.

Del resto, per valorizzare i "testi antichi" sul Dialetto Bustocco da strada, servono alcuni commenti. Ne ho composto qualcuno anch'io, dimostrando che anche i "padri" del Bustocco hanno infarcito nella parlata indigena, vocaboli italianizzati o "presi a prestito" dal Circondario  come "frecc" (freddo), invece del Bustocco fregiu.

Mi consola il fatto che nelle Scuole, nessuno più parla il Dialetto, nessuno lo insegna, nessuno si prende la briga di proporlo …. di Libri in Bustocco, (salvo i miei) non si vedono più in giro e, il segno evidente è il … declino e il destinodella nostra parlata indigena che "mortu mèn, ghe pu nisogn a discuri in Bustocu" …. evidentemente, la Tradizione è diventata un Optional e, quel lembo di Lombardia la cui parlata è di "discendenza Ligure" viene conglobato nella parlata Celta.

Rimane sono un fatto: Busto discende dal "romanico - combustum" (arso e bruciato) e Arsizio, da "ardia" filo di ferro duttile che ora non si usa più. Nomi di città con desinenza -ano oppure -ate, hanno nulla a che vedere con Busto Arsizio! - Prepariamoci -ora- a pensare al Carnevale!

Gianluigi Marcora

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