Secondo un’antica credenza popolare italiana il 29, il 30 e il 31 gennaio sarebbero i giorni più freddi di ogni anno solare; a Busto Arsizio l’ultimo giovedì del primo mese dell’anno, in questo 2025 esso cade il 30, si festeggia il falò della Giöbia, un rito molto sentito e partecipato nella città del Varesotto.
Una coincidenza di concomitanza che mi fa sorridere e riflettere: dopo pochi minuti dall’accensione ecco il caldo scaturito davanti al fuoco e una vampata rossa che fa brillare gli occhi infastiditi da un alone magenta tutto intorno, in contrasto col freddo e l’umidità appena questo si spegne e tutto ripiomba nel buio delle strade bustocche. Ma anche i pensieri brutti e gli eventi spiacevoli che si gettano idealmente tra le fiamme, guardandole e rimanendo affascinati, quasi imprigionati, dallo scoppiettio incandescente che cattura gli sguardi e le menti di tutti i presenti. È questo quello che si vive quando si assiste allo spettacolo della Giöbia che brucia, o almeno questo è quello che provo io ogni anno quando cerco di gettarmi alle spalle i dispiaceri dei mesi trascorsi.
Come ogni ultimo giovedì di gennaio, infatti, la città sarà invasa da fantocci, più o meno goliardici, che a distanza di poche ore verranno arsi in grandi roghi, di breve durata, come simbolo di un inverno che si spera sia superato per lasciare posto a giornate più luminose e miti; ma questa tradizione negli anni si è trasformata diventando sempre più spesso un pretesto di scherno di reciproche antipatie e occasione di diatribe per lo più in ambito politico ma non solo.
Durante tutta la giornata è possibile “ammirare e commentare” le Giöbie esposte nelle piazze del centro storico e in altri luoghi di ritrovo collettivi; i cittadini più “maturi” e nostalgici però ci tengono a dire che si sta perdendo –o meglio si è ormai persa- la tradizione di costruire un fantoccio e poi incendiarlo in ogni cortile e/o famiglia proprio come concreto gesto di sollievo per il periodo freddo che volgeva al termine e di conseguenza la fine delle malattie e delle magagne tipiche dell’inverno che in passato erano un grave problema per il gran numero di morti legato ad esso.
Ma dobbiamo stare al passo coi tempi e riconoscere che una Giöbia proposta in ogni condominio non si può fare né avrebbe molto senso; quindi nel 2025 ben vengano i fantocci collettivi nelle piazze, negli asili, nelle scuole, nelle associazioni, negli oratori… ma a seguire è imprescindibile il rito culinario: mangiare in compagnia un buon piatto dell’immancabile risotto con la luganiga gustato con un buon calice di vino rosso.