Busto Arsizio - 26 gennaio 2025, 20:40

Presidio delle destre in centro: «Busto è nostra e ci appartiene». In piazza anche gli antifascisti

FOTO E VIDEO. In piazza Garibaldi, teatro della rivolta contro due poliziotti, l’iniziativa guidata da Lattuada, fra tricolori e cori: «L’Italia agli italiani». Poco distante, la contromanifestazione

Presidio delle destre in centro: «Busto è nostra e ci appartiene». In piazza anche gli antifascisti

Sono arrivati poco dopo le 18 sventolando le bandiere tricolori, per poi schierarsi davanti ai portici di piazza Garibaldi a Busto Arsizio, teatro lo scorso 10 gennaio della rivolta contro due poliziotti animata da una quarantina di stranieri.
Circa trecento i partecipanti al presidio sulla sicurezza intitolato “Difendiamo le nostre città” promosso dall’ex consigliere comunale Francesco Lattuada, figura storica della destra bustocca (leggi qui). Tra loro esponenti di Do.Ra, Casapound, Rete dei Patrioti. «L’Italia agli italiani, l’Europa agli europei» e «Busto è nostra e ci appartiene», i cori urlati.

Un’ora prima, in piazza Santa Maria era iniziato il contro-presidio antifascista organizzato da una decina di associazioni del territorio.
Non si registrano disordini: il tutto si è svolto sotto lo sguardo vigile delle forze dell’ordine, in un centro chiuso alle auto per qualche ora (leggi qui).

Il contro-presidio in piazza Santa Maria

Qualche bandiera rossa di partito in piazza Santa Maria. «Ma questa non è un’iniziativa di partito. Qui c’è chi rispetta la Costituzione», il messaggio di una manifestante.
Almeno 150 i presenti, anche con diversi volti giovani del gruppo Tanuki e del Circolo Gagarin. Ma all’appello lanciato dal Comitato Antifascista di Busto hanno risposto anche Assemblea Popolare, Rete Varese Frontiere, Un’altra Storia Varese, Rete Mobilitazione Globale Pace, Unione Popolare Varese, Adl e i partiti Rifondazione Comunista, Pci, Potere al Popolo, Europa Verde.

Sono state lette al microfono le motivazioni che hanno portato all’organizzazione dell’iniziativa: una risposta al presidio che sarebbe iniziato poco più tardi e poco distante (leggi qui).
Associazioni in piazza «in dissenso rispetto al presidio indetto alla vigilia del Giorno della Memoria – il messaggio del Comitato Antifascista –. Qui non ci sono solo partiti di estrema sinistra, ma cittadini che ritengono che non serve qualcuno che ci controlla col bastone perché si tengano le cose in ordine. La sicurezza c’è se si dà modo alle persone di parlare, di discutere nelle rispettive differenze, arrivando a una sintesi. Non abbiamo bisogno che qualcuno faccia da scudo e venga a dire dov’è il pericolo. Vogliamo una società diversa da quella che ci stanno prospettando, senza controllo oppressivo, senza manganelli».

Domani il Comitato si ritroverà come ogni anno davanti al Tempio Civico, vicino al municipio, per una serata di letture di testi dedicati a donne e uomini perseguitati in diversi momenti della storia, «a partire dalle persecuzioni compiute dai nazisti, ma anche nelle guerre ancora in corso».

Dal gruppo Tanuki critiche non solo alla manifestazione delle destre, ma anche al Ddl Sicurezza, ai Cpr – come quello di Gradisca d'Isonzo dove sono stati condotti i due marocchini protagonisti nella serata del 10 gennaio in piazza Garibaldi – definiti «inferno sulla terra». «Quello delle baby gang, dei maranza è un falso problema. Una questione sociale che non può essere affrontata con repressione o ronde di ex poliziotti». Dai Tanuki contestazioni anche per il Pd a livello locale (per la proposta del decreto anti-alcol) e nazionale, per le politiche migratorie targate Minniti.

«Torniamo a presidiare le piazze»

Mentre l’iniziativa degli antifascisti era ancora in corso, in piazza Garibaldi ecco arrivare i manifestanti di estrema destra. L’inno di Mameli ad aprire e chiudere il presidio, tra tricolori e fumogeni. «Difendi la tua città», il messaggio scritto su uno striscione. «Dal centro città e in ogni quartiere, Busto è nostra e ci appartiene»; «Droga, stupri, prostituzione: questa la vostra integrazione», i cori ripetuti.

In piazza a Busto Do.Ra, Casapound, Rete dei Patrioti, Fortezza Europa da Verona. Al megafono Francesco Lattuada, ex consigliere comunale che da tempo si è ormai allontanato da Fratelli d’Italia: «Le piazze le abbiamo inventate noi, non possiamo permettere che vengano occupate da altri – ha detto –. Non dobbiamo diventare una banlieue. Busto è una città storicamente votata all’integrazione. Dagli anni Cinquanta abbiamo avuto ondate migratorie da tutte le regioni d’Italia e anche dall’estero. Non è mai stato un problema: vieni qua, lavori, ti integri. Se fai altro, non va bene. Non toccate la piazza, che è l’anima di una città. E noi siamo qua per difenderla. Nessuno pensi di venire a prendere a schiaffi le forze dell’ordine, sono in difficoltà anche loro, ce ne rendiamo conto?».

Lattuada si è rivolto anche ai ragazzi che popolano i portici di piazza Garibadli: «Non cadete nella rete degli antagonisti. State ipotecando il vostro futuro in maniera negativa. Se oggi state in piazza Garibaldi a fare questo genere di cose, un domani sarete in via per Cassano». Ossia nel carcere di Busto.

«Non siamo una ronda», ha poi precisato Lattuada, mentre al megafono venivano scanditi messaggi quali «questa città ci appartiene per diritto di nascita. Dobbiamo tornare a presidiare le nostre piazze». E ancora: «Io sono nato in questa città. Non accetto che qualcuno si comporti come se qui non ci fossero regole».
Alla fine, spazio anche per un coro di incitamento al tifoso della Pro Patria in gravi condizioni dopo essere precipitato ieri nel fossato dello stadio di Novara (leggi qui).

Riccardo Canetta

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