Sport - 20 gennaio 2025, 08:05

Leo e Giancarlo: «Un'unica famiglia con e per la Pro Patria». Così Siegel portava tecnica e cuore (e oggi ci interroga sui valori che tramontano)

Marco Colombo, figlio dell'indimenticato presidente, ricorda l'allenatore che rese possibile la corsa verso la C1 (superando i 10mila spettatori): «Puntavano anche alla B. Le sue caratteristiche? Nobiltà d'animo e capacità di comunicare». Quella cena a sorpresa in memoria del pres e il premio «per l'intera tifoseria». Mercoledì i funerali a Milano

La mitica Pro con Colombo, Siegel, Höfling e quell'incontro anni dopo - foto per cortesia di Marco Colombo

La mitica Pro con Colombo, Siegel, Höfling e quell'incontro anni dopo - foto per cortesia di Marco Colombo

Quando Giancarlo Colombo scomparve, 14 anni fa, Leo Siegel pronunciò un omaggio toccante. Lo definì «un galantuomo, un grande uomo prima che un grande presidente». Parole che oggi si possono rivolgere anche a lui. 

Ma resta, come una ferita, una frase che aggiunse e che oggi sembra più vera che mai: «Colombo ha portato avanti valori di cui forse a Busto si stanno perdendo le tracce».   

Un gruppo pazzesco

Lo sguardo di Leo - scomparso settimana scorsa a 85 anni (LEGGI QUI) -  univa il tempo, anzi i tempi. Rivedeva ciò che aveva vissuto con la Pro Patria, con Colombo, con il direttore tecnico Höfling, ma fotografava pure un mondo che sembrava dissolversi. La fedeltà, l'eleganza - quella che si indossa in profondità, non attraverso i vestiti -, la grande cultura che però non ostentava, la capacità di comunicare, fra i suoi tratti: oggi a rendere omaggio a Siegel è Marco Colombo, figlio dell'indimenticato Giancarlo. 

Era un ragazzo, Marco, quando quel gruppo pazzesco portava a compimento l'impresa e ogni istante è rimasto scolpito in lui. Ricordiamo di chi, e di cosa, stiamo parlando.

Allenatore della Pro Patria nella stagione 1981-82, con Norbert Höfling come Direttore Tecnico, per un campionato concluso con la storica promozione in Serie C1... Una delle squadre più amate di sempre nella pluricentenaria storia biancoblu. Un'annata conclusa al secondo posto con 17 vittorie, 11 pareggi e sei sconfitte. Campo imbattuto. "Speroni" con tre pienoni storici 15.000 spettatori nell'amichevole contro la Cecoslovacchia, 12mila contro la Carrarese e 11mila nel derby. Punta di 7.000 nel match contro il Fanfulla e una media di presenze sempre alta.

Così ricostruisce il Bustocco.it nella scheda su Leo Siegel. Lo stesso Bustocco.it che gli ha reso omaggio e che ricorda a tutti che mercoledì 22 gennaio alle ore 11 si celebreranno i funerali nella chiesa di San Luca in via Ampère a Milano.

Sono numeri, quelli degli spettatori, che fanno male oggi, ma non è solo quello. Del resto, inutile rivestirsi di pianti o rimpianti fini a se stessi. Ma rendere onore sì, è importante più che mai, proprio perché mette a fuoco quei valori che non si possono lasciar sfumare del tutto: è una questione di responsabilità. E quest'ultima parola apparteneva profondamente  a questi uomini.

Leo Siegel - ricorda Marco Colombo - era una di quelle persone «che sapevano quanto avevano dato alcuni e tanto volevano restituire. Un uomo di classe. L'ultima volta l'ho visto nel 2017, aveva organizzato con dei giocatori a mia insaputa una cena in onore di mio padre, al quale era molto affezionato». Una sorpresa bellissima, per la famiglia Colombo. 

Siegel era devoto a Colombo, come Höfling venne a Busto dopo aver guidato le squadre più prestigiose d'Europa per quel carisma che il presidente aveva: Leo prese molto da lui, sottolinea Marco. Tecnica e cuore si uniscono nell'allenatore.

Partite mitiche e premiate dal pubblico: «Sì, quando ci fu Pro Patria-Carrarese, c'erano più di 10mila persone e spettatori anche a bordo campo», ricorda anche Marco.  

Una famiglia, quella Pro, che partiva dal presidente - sempre pronto a servire a tavola i suoi giocatori e si mise persino a pulire i bagni dello Speroni, gesto che i tifosi colsero come messaggio facendo seguire debito comportamento -, abbracciava lo staff e i calciatori, arrivava fino ai tifosi. Una famiglia in cui Leo si muoveva a suo agio, «con quella sua estrema cultura, la sensibilità, anche una sua timidezza, la signorilità».

Restituire sempre

Quell'idea di restituire sempre ciò che aveva ricevuto, si paleserà anche anni dopo. Quando ai tifosi della Pro Patria arriva un dono meraviglioso: la Rosa Camuna. 

È il 2011, pochi mesi dopo la scomparsa di Giancarlo Colombo. Il popolo della Pro è reduce da profonde ferite, ma non smette di lottare per il futuro dei tigrotti. La Regione Lombardia consegna il riconoscimento a tutta la tifoseria per l'attaccamento ai propri colori. La parola più bella, forse, è proprio "tutta". Niente cose del genere «sono meglio io», «io tifo di più», «io faccio anche questo»: ciascuno ha dato il proprio contributo per la sopravvivenza della Pro. Esemplare la motivazione: «In mezzo agli scandali che colpiscono il gioco del calcio, ma non solo, esiste però anche il bene, la faccia pulita dello sport più amato dagli italiani. Una pagina che vede come protagonista questa volta non un bomber da 30 gol in stagione, né il miglior difensore di questa o quella categoria e nemmeno l'allenatore del momento».

Semplicemente, il pubblico della Pro Patria, «l'intera tifoseria di Busto Arsizio», come rammenta il Bustocco.it nella sua scheda dedicata a Leo.

L'assessore è Monica Rizzi, ma Siegel è l'addetto alle relazioni esterne della Regione Lombardia. È soprattutto quello che sa, che ha vissuto tutto, con la testa bassa per lavorare ma gli occhi alzati verso un sogno con il suo presidente e la sua gente. Che non dimentica e che non può essere dimenticato.

Marilena Lualdi


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