Voto segreto sì, voto segreto no. Il Consiglio comunale di Busto taglia la testa al toro ed elimina la possibilità di sfiduciare gli assessori.
L’assise ha infatti approvato l’abrogazione dell’articolo del regolamento relativo alla possibilità di presentare una mozione di sfiducia nei confronti degli esponenti dell’esecutivo. A suggerirla, ieri in commissione (leggi qui), era stato il capogruppo di Popolo, Riforme e Libertà Gigi Farioli. La maggioranza ha colto la palla al balzo, presentando un emendamento che va in questa direzione, aggiungendo il voto palese per la sfiducia al presidente del Consiglio (per la quale, invece, Farioli avrebbe mantenuto il segreto dell’urna).
Cambia il regolamento
La discussione è nata dopo il caso dell’incompatibilità da consigliere dell’attuale assessore Matteo Sabba, per il quale si era parlato di una mozione di sfiducia – che prevede il voto segreto – da parte della minoranza. Il sindaco Emanuele Antonelli, dopo essersi reso conto di una discrepanza nel regolamento del Consiglio, ha voluto agire nel segno dell’uniformità, introducendo il voto di sfiducia palese (già previsto proprio per la figura del sindaco) anche per quanto riguarda gli assessori e il presidente dell’assise.
Alla fine si è andati oltre, eliminando la possibilità di presentare una mozione di sfiducia ai danni di un assessore: «Non ho cambiato parere», ha precisato Farioli relativamente al caso Sabba. «Ma la mozione di sfiducia degli assessori, quasi un unicum per i Comuni come dice il nostro segretario, non è fondata rispetto alla legislazione esistente. Gli assessori sono al di fuori di un rapporto fiduciario col Consiglio. È un articolo inutile e inefficace», ha aggiunto, anche perché il sindaco può non tenere conto dell’esito della votazione.
Minoranza contraria
Fermamente contrario all'eliminazione del voto segreto Santo Cascio (Progetto in Comune): «Dopo la mozione di censura nei confronti di Sabba, il sindaco ha immediatamente convocato la giunta quasi come a dire che c'era il sentore che nella maggioranza ci fossero sensibilità e onestà politiche diverse e allora c’era un rischio. Servirebbero una calma e una serietà politica maggiore». Il capogruppo della civica di centrosinistra è poi tornato sulla questione del rimpasto, su cui, ha accusato, il sindaco è rimasto silente salvo poi paventare un’ulteriore sostituzione di un assessore: «Se questa è trasparenza, complimenti».
«Il voto segreto non è qualcosa di poco trasparente – ha obiettato Gianluca Castiglioni (Busto al Centro)», evidenziando il legame con la mozione su Sabba all’ordine del giorno (e in seguito bocciata, leggi qui). «Le regole non si cambiano durante il gioco», ha aggiunto, annunciando la sua non partecipazione al voto.
Il Partito Democratico ha presentato degli emendamenti - poi respinti - illustrati da Paolo Pedotti che indicavano le casistiche per le quali prevedere il voto segreto. «È una tutela da eventuali condizionamenti», ha evidenziato il capogruppo Maurizio Maggioni. Mentre Valentina Verga ha aggiunto che «con una velocissima ricerca, ho visto che almeno trenta-quaranta grandi Comuni prevedono mozioni di sfiducia agli assessori. Il voto non è vincolante, ma non significa che l’opinione del Consiglio non sia utile».
Lo scontro
Diversa la posizione della maggioranza. Per il capogruppo di Fratelli d’Italia Paolo Geminiani, «gli elettori ci chiedono trasparenza, garantita dal voto palese». Pur ammettendo che «la tempistica non è ideale: potevamo farlo prima».
«Il sentore di strumentalizzazione di quello che sta succedendo lo vedo arrivare dai banchi dell’opposizione – ha attaccato il capogruppo della lista Antonelli, Marco Lanza –. Voi vedete malafede ed è arrogante ritenere che col voto segreto molti consiglieri di maggioranza sarebbero andari contro la giunta».
Su questo è intervenuto anche il sindaco Antonelli: «Questa maggioranza è coesa e unita. I consiglieri non sono ricattabili o condizionabili. Sono loro che, al limite, possono imporre a me qualcosa. Io non sono padre padrone, ognuno fa quello che vuole. Voi sperate solo di entrare in un pertugio per creare problemi alla maggioranza. Le nostre contromosse sono giustificate». È poi sorto un battibecco con Maggioni, autore di una nota che, richiamando un filosofo, diceva che «quando il popolo vede cittadini malvagi, il voto deve essere segreto» (leggi qui). «Io non mi sono mai permesso di dirle malvagio, neanche per la vicenda Coop, di cui era direttore editoriale. Non è accettabile».
«La maggioranza degli italiani non crede più alle nostre frottole. Le vostre dichiarazioni sono pericolose, distorcete la realtà», ha rincarato Francesco Attolini (FdI), chiamando in causa pure l’Anpi. Un intervento stigmatizzato da Giuseppina Lanza (Popolo, Riforme e Libertà) e da Cascio. «Grazie ai partigiani io posso partecipare a questa assise», dirà quest’ultimo negli interventi liberi.
«Nessuno condiziona i consiglieri di maggioranza – ha assicurato il capogruppo di Forza Italia Orazio Tallarida –. Io stesso, ad esempio, mi sono astenuto su Accam senza condizionamenti».
«Le risposte che i cittadini si attendono le diamo con il coraggio di metterci la faccia, non dietro il paravento dell’anonimato», ha affermato la leghista Isabella Tovaglieri. Aggiungendo che «tutto nasce dal fatto che la minoranza non aveva le firme necessarie» per protocollare la mozione di sfiducia contro l’assessore. Che, d’ora in poi, non potrà più essere presentata.