Alla fine Emanuele Fiore ha sciolto la riserva, apponendo anche la propria firma in calce alla mozione presentata nei giorni scorsi dagli altri colleghi di opposizione relativa al caso dell’incompatibilità da consigliere dell’attuale assessore Matteo Sabba.
All’ordine del giorno della prima assise dell’anno – in programma giovedì 16 gennaio – è stata iscritta una mozione con cui si intende «censurare» il comportamento di Sabba relativo alla gestione della concessione del chiosco del parco Comerio. «Non ha adempiuto agli obblighi di legge e non ha rispettato gli impegni assunti con il Consiglio comunale», si legge nel testo, in cui vengono “proposte” le «dimissioni dalla carica di assessore».
Non si tratta di una mozione di sfiducia, che – aspetto tutt’altro che trascurabile – prevede il voto segreto. Questo perché, quando è stata presentata, mancava almeno un proponente (a sottoscriverla erano stati otto eletti sui nove previsti).
Ora arriva anche la firma di Fiore, all’indomani dell’approvazione in giunta di una delibera che – se verrà avallata dall’assise della prossima settimana – introdurrà il voto palese anche per le mozioni di sfiducia (leggi qui).
Pertanto sul caso Sabba il Consiglio non si esprimerà con voto segreto (poiché, qualora l’opposizione presentasse nel Consiglio successivo una mozione di sfiducia vera e propria, a quel punto il regolamento dell’assise con ogni probabilità sarà già stato modificato).
In ogni caso, la decisione dell’esponente del gruppo misto è arrivata dopo alcuni giorni di riflessione: «Ringrazio gli uffici, tempestivi nell’inviarmi i documenti che avevo richiesto. E ho quindi firmato la mozione perché ravviso che c’è stata un’omissione».
Discutendo della vicenda durante ultimo Consiglio comunale, il sindaco Emanuele Antonelli aveva parlato di buona fede (leggi qui). «Nessuno dice che sia stato fatto apposta, e non c’è nulla di personale – precisa Fiore –. A mio parere, però, c’è stata un po’ di superficialità».
Peraltro, sull’incompatibilità imputata a Sabba «leggendo la convenzione, mi pare ci sia stato anche un eccesso di zelo, perché non è previsto un pagamento da parte Comune. A quel punto, forse, nemmeno un edicolante potrebbe candidarsi».
Fatto sta che «chi è esperto della materia ha detto che l’incompatibilità c’era e le dimissioni dall'associazione non risultano ratificate. Molto serenamente, ritengo sia giusto riportare al voto del Consiglio questa vicenda. Sperando si metta fine a qualcosa che ha dato una cattiva immagine all’opinione pubblica».