«L’audizione in Commissione X Attività Produttive, Energia e Turismo ha confermato le peggiori preoccupazioni: il piano “mostruoso” di 1.935 esuberi su 4.000 dipendenti di Beko in Italia è ormai realtà. Tra i siti più colpiti, lo stabilimento di Cassinetta di Biandronno, simbolo dell’eccellenza industriale della provincia di Varese, destinato a un drastico ridimensionamento. Con la perdita di posti di lavoro, scompariranno competenze preziose e una parte fondamentale del tessuto produttivo locale. Annunciate inoltre la chiusura degli stabilimenti di Comunanza (AP) e Siena, in uno scenario che rappresenta un vero tsunami occupazionale». Così Antonio Ferrara, deputato M5S e promotore dell’audizione.
Alla riunione, oltre ai rappresentanti di Beko, hanno partecipato le principali associazioni di categoria – FIOM, CGIL, CISL, UIL e UILM – che hanno espresso forte preoccupazione per il drammatico impatto sociale delle decisioni aziendali.
Il Golden Power: un’arma spuntata
Antonio Ferrara ha sottolineato come il Governo, che dovrebbe intervenire con decisione per proteggere i lavoratori, sembri invece intrappolato dietro un Golden Power che rischia di essere uno strumento inefficace. «Beko sostiene di rispettare pienamente le prescrizioni previste dal Golden Power, mentre il Ministro Urso prospetta possibili sanzioni. Tuttavia, ci si domanda quale sia l’effettiva capacità di queste misure di tutelare i lavoratori e il patrimonio industriale italiano» ha dichiarato Ferrara.
L’ironia, in questa situazione, appare inevitabile: «Quel 1° maggio, il Governo si vantava di lavorare mentre altri 'andavano ai concerti'. Guardando i risultati di oggi, forse sarebbe stato meglio andare ai concerti, piuttosto che firmare un DPCM che ha spalancato le porte a questo disastro. Il Golden Power, in questa vicenda, si è rivelato un’arma spuntata, incapace di incidere sugli assetti aziendali e di proteggere i lavoratori».
Soluzioni a lungo termine per il futuro
Ferrara ha poi evidenziato come i tempi per una soluzione efficace non possano essere limitati alla fine del 2025, ma necessitino di un orizzonte di almeno tre anni. «Solo così sarà possibile aspettare che il mercato degli elettrodomestici, attualmente in crisi profonda, torni a crescere. Inoltre, i 110 milioni di investimenti previsti sono del tutto insufficienti per un rilancio concreto».
Tra le proposte avanzate, il deputato del M5S ha indicato la necessità di puntare sulla reindustrializzazione delle linee produttive: «Occorre valutare progetti con il miglior margine di contribuzione al break-even point, magari tramite un prestito di Stato in equity. Questo permetterebbe non solo di garantire la continuità produttiva, ma anche di tutelare i dipendenti, inserendo il tutto in un quadro di responsabilità sociale che Beko deve assumersi nei confronti degli esuberi».
Un monito per il territorio di Varese e l’Italia
«Il caso Beko è un campanello d’allarme per tutto il comparto industriale italiano. Se non poniamo un freno a questa deriva, altre multinazionali si sentiranno legittimate a spolpare le nostre eccellenze produttive, lasciando i lavoratori al loro destino. Serve un intervento deciso, concreto e visionario. Per il futuro di Cassinetta, del territorio varesino e del sistema industriale italiano» ha concluso Ferrara.