Busto Arsizio - 11 dicembre 2024, 09:30

Alessandro Panato e la passione per il triathlon estremo: «Mi dà un senso di libertà»

L'atleta di Magnago che milita nella Pro Patria di Busto Arsizio racconta la dedizione a una disciplina impegnativa che richiede forza mentale, fisica, resilienza, determinazione e tanto impegno e sacrificio

La passione per la multi-disciplina è nata sulla pista di atletica, poi per divertimento è scattata la scintilla e la voglia di competizione che lo ha portato al triathlon estremo. Tutto per Alessandro Panato, geometra 35 anni di Magnago, ha preso il via sulla pista del suo paese, quando da ragazzo praticava il decathlon. Non c’è voluto tanto che questo amore per la multi-disciplina si trasformasse nella partecipazione all’Ironman. Affrontare una gara così lunga e impegnativa (3,8 km di nuoto, 180 km in bicicletta e una maratona di 42,2 km) richiede una forza mentale e fisica straordinaria. Ma Alessandro ce l’ha fatta e quest’anno, vestendo i colori della Pro Patria Arc, si è qualificato niente meno che alla word Championship di Kona nelle Hawaii. E ha anche agguantato il secondo posto tra gli italiani di categoria (M35-39). 

La sua è la storia di uno sportivo che conosce i valori che il triathlon estremo comunica. Sa che arrivare a compiere 40 km di corsa dopo aver accumulato sulle braccia 4 km per il nuoto e sulle gambe 180 km per la biciletta richiede una capacità non indifferente di perseverare di fronte alla fatica, alle difficoltà e ai momenti di crisi. Sa che occorrono resilienza e determinazione, disciplina e impegno. Sa che partecipare a una gara come l’Ironman implica mesi, se non anni, di allenamenti rigorosi e quindi sa che ci vuole costanza, pianificazione e dedizione per raggiungere un obiettivo. Sa che è una sfida ai propri limiti. Insomma una metafora per affrontare e superare le sfide della vita. Sa che è importante lo spirito di sacrificio non solo sul piano fisico, ma anche personale, emotivo e sociale. Non ultimo sa che significa rispetto del proprio corpo e dell’ambiente: attraversare ambienti naturali spettacolari, promuovendo un profondo rispetto per la natura significa rispettare l’ambiente. Inoltre, la preparazione e la gara stessa ricordano l’importanza di prendersi cura del proprio corpo. Insomma, l’Ironman è un simbolo di coraggio, forza interiore e spirito umano, valori che ispirano chiunque, non solo gli atleti. «L’Ironman mi libera la mente, mi dà un senso di libertà – commenta – mi scarica le tensioni».

E per raggiungere simili obiettivi gli allenamenti sono duri e implicano un’organizzazione e sincronia tra corsa, nuoto, ciclismo e lavoro: «Mi alleno mattino e sera – prosegue – anche 26 ore alla settimana. Ho iniziato con il triathlon nel 2017, dopo due anni di allenamento ho aumentato le distanze. Sono stato preso dal desiderio di allenarmi sempre di più. In genere mi alleno da solo, seguendo le indicazioni del mio coach».

Di tutto rispetto i risultati: solo per citare i più recenti, nel 2023 a Cervia, quarto di categoria e nella top 10 dei non professionisti, nel 2024 a Cesenatico con la mezza Ironman (20 km di corsa, 90 in bici e 1,9 a nuoto), primo di categoria, nel 2024 in Austria, sesto di categoria, la già citata partecipazione ai mondiali di Kona. In previsione a giugno dell’anno prossimo i campionati italiani, la Championship poco lontano da Vienna, poi la Ironman di Barcellona o Cervia. «Vorrei qualificarmi per i mondiali del 2026 di Kona – è il suo obiettivo – Spero di abbassare il mio personale che è di 8 ore e 42 minuti (52 nel nuoto, 4 ore e 40 in bicicletta e 3 ore di corsa), avvicinandomi alle 8 ore e 30».

Laura Vignati

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