Fa discutere la decisone presa a maggioranza dal Consiglio comunale di Busto Arsizio di intitolare uno spazio cittadino a Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù assassinato negli Anni di Piombo (leggi qui).
«Sfregio alla democrazia»
Il Comitato Antifascista di Busto contesta l’intitolazione a «un giovane militante del Fronte della gioventù ben noto nella scuola in cui studiava per le sue posizioni politiche marcatamente fasciste, da lui diverse volte rivendicate in pubblico».
Per gli antifascisti, «intitolare una via è dare un segno, segnare un territorio, dare proprio una via, una direzione. Per questo si usa la morte di un giovane in mezzo al cimitero di quegli anni. Si, perché quelli furono anni veramente duri, dove spesso lo scontro politico si trasformava in violenza aperta, fisica a volte brutale. Furono anni attraversati da forme evidenti di estremismo praticate non solo da una parte politica. Forse proprio da qui si sarebbe dovuti partire, se si fossero veramente voluto contrastare certe dinamiche attraverso una più attenta riflessione storica».
«Non solo – prosegue la nota – questa via ha una direzione contraria a ciò che ha tenuto insieme questo Paese ed è base per un rilancio dello stesso: la Costituzione tradita attraverso accomodamenti tra le parti, tanto che si succedono i governi e si arriva a Casa Pound che può sfilare tranquillamente inneggiando al fascismo davanti alla stazione di Bologna. L'altra sera per maggioranza di voti in consiglio comunale a Busto all'intitolazione Ramelli di un luogo pubblico è stata di nuovo sfregiata la democrazia e bene ha detto un consigliere di opposizione (Paolo Pedotti, segretario cittadino del Pd, ndr) che quel ragazzo aveva idee sbagliate. Se non lo si dice, insieme alla condanna della violenza e il dolore per la morte, non si trae la conseguenza: nessun luogo pubblico è intitolazione a quella memoria, altrimenti va bene tutto e pericolosamente non si dà il limite. La morte di Ramelli fu un fatto tragico, uno dei molti di quegli anni, ma l’ideologia di cui Ramelli era esponente rappresentava e rappresenta tuttora il rifiuto più totale della democrazia».
Per il Comitato, «un tentativo di comporre il contrasto attraverso una via dedicata a tutte le vittime degli anni di piombo, proposta dall’opposizione, è stato radicalmente respinto. Le nostre idee politiche sono chiare, stiamo da una parte ben precisa: siamo anzitutto antifascisti e molti di noi anche comunisti, ma la proposta di una intitolazione a tutte le vittime degli anni di piombo ci avrebbe messo di fronte a qualcosa su cui avremmo potuto e dovuto riflettere, viceversa il suo netto rifiuto ha chiuso ad ogni ragionevole confronto».
«Ecco la nostra intitolazione: Via i fascisti da Busto Arsizio! – la conclusione provocatoria –. Infine, in coerenza con contenuti e le scelte che questa maggioranza assume, suggeriamo che i loro rappresentanti partecipino a celebrazioni quali il 25 aprile, il Giorno della Memoria, le celebrazioni per il Venegoni o i Martiri della Comerio, in forma di cartonato!».
«Riproposta la logica delle visioni unilaterali e delle contrapposizioni»
Anche Anpi, Raggruppamento Divisioni Patrioti "Alfredo Di Dio" – FIVL, associazione "Amici di Angioletto Castiglioni" criticano «l’intitolazione di una struttura viaria nei pressi del parco del Roccolo a Sergio Ramelli».
«Qui – si chiarisce in una nota – non è in discussione il rispetto per Ramelli e la condanna per l'estrema violenza subita, che colpì anche altri giovani dello stesso o di opposto colore politico e che fece tante vittime innocenti negli anni di piombo e dello stragismo. La maggioranza del Consiglio comunale non ha tenuto in alcun conto i suggerimenti venuti, fra l'altro, dalle associazioni cittadine Anpi, Fivl, Amici di Angioletto ed è andata avanti sulla propria strada. Ha voluto assumere una scelta divisiva senza capire che su un argomento del genere è necessario agire per trovare soluzioni nelle quali l'intera collettività cittadina possa riconoscersi. Ha voluto riproporre la logica delle visioni unilaterali e delle contrapposizioni senza valorizzare il superamento delle violenze degli anni di piombo e delle stragi che le istituzioni democratiche hanno saputo garantire».