Il mare, un contenitore liquido che racconta la vita dell’uomo, che ne trasporta i desideri e spesso diventa l’ultima dimora dopo vane speranze.
Il Museo delle Culture di Milano offre ora una prospettiva diversa che, attraverso il tema del viaggio, in particolare a quello migratorio. Un’opera che si svela al pubblico, solenne ed allo stesso tempo drammatica, che stimola domande, che lascia attoniti. Si tratta dell’installazione di Adrian Paci, inaugurata il 27 novembre ed attiva fino al 21 settembre 2025, preludio dell’esposizione che ormai è un appuntamento immancabile nel palinsesto culturale di Milano “Travelogue. Storie di viaggi, migrazioni e diaspore”, a cura di Sara Rizzo e Katya Inozemtseva. Il progetto è stato realizzato con il supporto di 24 ORE Cultura, con Fondazione Deloitte come Institutional Partner, con la partecipazione di ACACIA –Associazione Amici Arte Contemporanea Italiana e di nctm e l'arte, un progetto di ADVANT Nctm.
L’installazione
Si intitola “Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo” ed accoglierà i visitatori del MUDEC attraverso una monumentale dimensione. La grande vetrata dell’Agorà è stata trasformata in una carrellata di fotografie, caratterizzata da chiaroscuri azzurro verdastri che evocano il colore del mare, con il grande spazio progettato da Chipperfield a ricordare il movimento delle onde. La texture di questi azzurri è quella dei retini tipografici delle immagini stampate sui giornali. Si tratta di immagini associate a notizie tragiche di naufragi che raccontano di vite spezzate nel tentativo di attraversare i mari. Paci ha realizzato un profondo lavoro di ricerca attraverso l’analisi di numerose testate giornalistiche italiane ed internazionali, on line e cartacee. Il mix di colore e notizie, fusi in maniera esemplare, trasformano questa installazione in un “grande acquario carico di tragedie” tanto da sottolineare i limiti dei media di fronte alle tragedie che essi cercano di rappresentare. Il viaggio, l’attraversamento, l’attesa per un futuro tutto da scrivere sono i motivi centrali dell’opera di Paci.
Chi è Adrian Paci
Adrian Paci, nato a Scutari, Albania, nel 1969, è un artista di fama internazionale che vive e lavora tra Milano e Shkodër. Tra le sue mostre personali più significative si annoverano quelle al Jeu de Paume di Parigi, al PAC di Milano, al MAC di Montréal e al MoMA PS1 di New York. Ha partecipato a numerose biennali internazionali, tra cui la Biennale di Venezia, la Biennale di Sydney e Manifesta 14 in Kosovo.
“Il mio non è un lavoro sul tema dell’immigrazione. Non credo all’arte su qualcosa”, sottolinea Paci. “Penso che l’arte nasca da un incontro, un attraversamento che regala esperienze, fantasie, immagini, storie, suoni, forme (anche illusorie). Portare queste esperienze nel territorio della forma tattile dell’opera – continua l’artista – e far diventare il lavoro stessa fonte di una nuova esperienza sia estetica che di pensiero e riflessione è stata una delle preoccupazioni principali nel mio lavoro come artista”.
La parola alle curatrici
“Adrian Paci non ci mostra il disastro, né i sommersi e i salvati, sceglie piuttosto il dettaglio che accomuna tutte le storie raccontate, a volte protagonista della fotografia, altre relegato a sfondo: il mare. I tagli – ricorda Sara Rizzo - isolano un particolare poetico da un’immagine drammatica e restituiscono fuori scala la resa ruvida e granulosa della carta stampata, dove il retino diventa volutamente visibile, tratto distintivo della composizione”. È possibile accostare l’installazione di Paci ai panorami, i grandi dipinti circolari in voga nell’Europa del XIX secolo. Questa volta però lo spazio immersivo documenta non un paesaggio reale ma politico, composto da 250 tessere che testimoniano la ricerca della libertà, la durezza della realtà, la riflessione etica di cui tutti facciamo parte”.
“Adrian Paci è stato – affferma Katya Inozemtseva - uno dei primi a introdurre nella pratica artistica il viaggio/movimento, inteso come esperienza profonda ed esistenziale che cambia molte vite umane. I viaggi reali e simbolici, l'emigrazione, gli stati transitori dell'individuo e della società, i giochi della memoria personale e collettiva: tutto questo si trova al centro dell'attenzione di Paci. La sua arte è sempre rivolta alla contemporaneità, è profondamente politica, e in questo senso il progetto al MUDEC rappresenta di fatto una concentrazione del metodo di Paci”.
27 novembre 2024 – 21 settembre 2025
Lunedì 14.30 – 19.30
Martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9.30 – 19.30
Giovedì – sabato 9.30 – 22.30
ULTIMO INGRESSO UN’ORA PRIMA
Mudec – Museo delle Culture Via Tortona 56, Milano
Infoline
0254917 (lun-ven 9.00-18.00)
c.museoculture@comune.milano.it