Cronaca - 27 novembre 2024, 14:29

Manfrinati a processo per stalking: nuove testimonianze rivelano il terrore di Lavinia, «usciva con una parrucca per paura»

Stamattina in Tribunale a Varese hanno parlato i testi nel procedimento che vede Lavinia Limido come parte offesa: sono emersi dettagli su presunte minacce e comportamenti intimidatori. Il dibattimento si concentra sul contesto delle relazioni personali e familiari dell’imputato

Da sinistra di spalle: gli avvocati Ambrosetti e Busignani

Da sinistra di spalle: gli avvocati Ambrosetti e Busignani

Un'udienza interlocutoria del processo per stalking a carico di Marco Manfrinati, tenutasi questa mattina presso il Tribunale di Varese, ma che si è rivelata un momento fortemente drammatico per la ricostruzione della complessa vicenda che vede come parte offesa Lavinia Limido. Non sono mancati momenti di tensione, tanto sul piano tecnico quanto procedurale.

Problemi tecnici e rinunce dell’imputato
L’udienza ha avuto un avvio problematico a causa di difficoltà di connessione telefonica con la casa circondariale in cui è detenuto Manfrinati. È stato necessario sospendere il collegamento audiovisivo per consentire un colloquio riservato tra l’imputato e il suo difensore. Alle 10:36 il collegamento è stato ripreso, ma poco dopo, alle 10:39, Manfrinati ha dichiarato di voler interrompere la sua partecipazione all’udienza, autorizzando la chiusura del collegamento video. Prima del ritiro, ha comunicato la sua decisione di non sottoporsi all’esame fino a quando non saranno concluse le audizioni dei testimoni del pubblico ministero e della parte civile.

Le testimonianze della giornata
La seduta è proseguita con l’escussione di diversi testimoni, il cui contributo ha evidenziato il clima di paura e tensione vissuto dalla famiglia Limido. Le deposizioni, spesso intrecciate con dettagli personali e ricordi drammatici, hanno evidenziato un contesto di misure precauzionali straordinarie e costante preoccupazione.

Adriana Silvio, madre di Marta Criscuolo e nonna di Lavinia, ha descritto un’escalation di atti vandalici di cui sarebbe stata vittima tra il 2022 e il 2023. Ha raccontato che, nel periodo in questione, la sua auto è stata ripetutamente danneggiata: sei gomme bucate e un parabrezza infranto. «Abbiamo deciso di installare una videocamera, e così l’ho riconosciuto» ha riferito, senza nominare esplicitamente l’imputato, ma lasciando intendere l’identificazione avvenuta tramite le riprese. La donna ha anche testimoniato un costante stato di allerta della famiglia, raccontando come Lavinia e Marta le chiedessero di controllare se vi fossero presenze sospette nei paraggi durante le loro visite.

L’avvocata Federica Luraschi, amica della famiglia Limido, ha invece portato alla luce una vicenda legata all’estate del 2022, quando Lavinia avrebbe soggiornato presso la sua abitazione ad Appiano Gentile per circa venti giorni, nel tentativo di nascondersi dall’imputato. «Era così spaventata che non usciva mai di casa, portava una parrucca per paura di essere riconosciuta» ha dichiarato, aggiungendo che la circostanza sarebbe stata confermata anche da agenti di polizia in borghese. Luraschi ha inoltre descritto una Lavinia provata, che avrebbe manifestato segni di violenza fisica e psicologica e che, a detta della testimone, viveva sotto costante minaccia.

La testimonianza di Luca Miglierina, amico d’infanzia di Lavinia, ha aggiunto ulteriori dettagli sul contesto familiare, seppur con toni più contenuti. Miglierina ha riferito che Lavinia gli avrebbe confidato di essere fuggita dalla casa coniugale a causa di «atteggiamenti di controllo molto forti" da parte dell’ex marito. Tra gli episodi che lo avrebbero particolarmente colpito, Miglierina ha ricordato il racconto di Lavinia riguardante una presunta minaccia ricevuta con un martello.

Un quadro di preoccupazione crescente è emerso anche dalla deposizione di Ruggero Grezzo, amico di famiglia, che ha dichiarato di essere stato spesso coinvolto negli incontri tra Lavinia e Marco Manfrinati, partecipando da dietro le quinte per monitorare eventuali situazioni di rischio. «Mi era stato chiesto di intervenire qualora fosse necessario, anche se non ho mai assistito direttamente a episodi di minacce» ha spiegato. Grezzo ha poi riferito che, secondo quanto appreso da Fabio Limido, Manfrinati avrebbe effettuato telefonate ai clienti della vittima e compiuto altre azioni intimidatorie.

Infine, Elisa Moreni, impiegata presso la ditta Ecogeo di Fabio Limido, ha raccontato di un episodio avvenuto nel febbraio 2024, quando l’intero ufficio si sarebbe barricato per timore di un’aggressione. Moreni ha riferito di aver notato un clima di costante tensione tra i Limido, con l’adozione di misure di sicurezza che includevano telecamere, spray al peperoncino e l’addestramento di un cane da difesa. «Lavinia mi chiedeva di stare attenta e chiudeva le serrande» ha dichiarato, aggiungendo che sarebbe stata testimone indiretta di minacce e intimidazioni rivolte alla famiglia.

Giuliana Messina, amica di Lavinia Limido dai tempi del liceo, ha offerto una narrazione intrisa di preoccupazione e dolore. «Andavo a trovarla a casa, a Busto Arsizio, e notavo come si ritraesse durante gli attacchi verbali di Marco. Criticava costantemente il suo ruolo di moglie e madre," ha raccontato, specificando che gli episodi sarebbero avvenuti soprattutto dopo la pandemia e la nascita del figlio della coppia. Quando Lavinia tornò a Varese, Giuliana fu tra le prime persone a incontrarla e a raccogliere le sue confidenze. «Mi disse: Ho salvato mio figlio. Era in uno stato di agitazione costante».

Mauro Morganti, ex carabiniere e professionista nel settore della comunicazione, ha offerto una testimonianza ricca di dettagli, alcuni dei quali particolarmente disturbanti. Morganti, che aveva curato le comunicazioni per la società Ecogeo, ha raccontato di aver assistito a comportamenti che gli avevano destato sospetti già in passato. Un episodio chiave risale al maggio-giugno del 2022, quando, secondo quanto appreso da Morganti «Lavinia mi mostrò messaggi minatori che riceveva. Monitorai anche un’attività di hackeraggio sul suo telefono: non posso attribuirla con certezza a Manfrinati, ma gli indizi portavano lì» ha riferito.

Un quadro complesso e tensioni procedurali
L’udienza è stata caratterizzata anche da accesi confronti tra gli avvocati. Il difensore di Manfrinati, Fabrizio Busignani, ha contestato la pertinenza di alcune domande avanzate dall’avvocato della parte civile, Fabio Ambrosetti, relative ai motivi della separazione tra Lavinia e l’imputato, ritenendole non rilevanti rispetto al capo d’imputazione. Il giudice ha invitato le parti a limitarsi a questioni strettamente inerenti al procedimento e senza suggestionare i testimoni.

Prossimi sviluppi
Il processo si avvia verso una fase decisiva. Rimangono da ascoltare gli ultimi testimoni del pubblico ministero, mentre la difesa di Manfrinati insiste sulla necessità di completare tutte le audizioni prima di sottoporre l’imputato all’esame. La prossima udienza, fissata per il 9 gennaio 2025, si preannuncia centrale per chiarire le dinamiche e le responsabilità.

Alice Mometti

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