Sociale - 16 novembre 2024, 14:53

VIDEO. Donare, un gesto che chiama tutti: perché ci salviamo insieme

All'intenso convegno di Aido, Avis e Admo a Busto professionisti e associazioni parlano con i dati e con il cuore: organi, sangue, midollo e tempo i grandi doni

VIDEO. Donare, un gesto che chiama tutti: perché ci salviamo insieme

La cultura del dono cresce, a partire dai giovani. Ma non abbastanza, non ancora. È una scossa buona, quella che ha impresso il convegno organizzato stamattina a Busto da Aido, Avis, Admo con il patrocinio di Comune, Regione e Asst Valle Olona (LEGGI QUI). 

Professionisti, esperti delle associazioni, politici hanno parlato con i dati e con il cuore: dimostrando quanto sia importante che un tema come quello della donazione degli organi (ma anche del sangue o del midollo, senza contare il bene prezioso del tempo su cui il volontariato investe ogni giorno) sia spiegato con estrema precisione scientifica, senza trascurare la riflessione morale: ovvero ciò che possiamo e soprattutto dovremmo fare, nella convinzione che in ogni partita della vita ci si salva tutti insieme.

Il convegno, moderato dal dottor Adelio Scorti, nella Sala Tramogge dei Molini Marzoli è stato aperto dal saluto del presidente della commissione regionale Welfare Emanuele Monti. Che ha approfittato anche per lanciare un dato preoccupante sullo screening: una donne su due aderisce, il che significa che la stessa quota sceglie di non fare prevenzione. In questo come nel terreno esplorato dal convegno serve una sempre più forte alleanza tra politica e terzo settore, un impegno per cambiare prima di tutto la cultura. Presenti le autorità militari (il tenente colonnello Andrea Poletto) e cittadine, è intervenuta l'assessore Paola Reguzzoni (c'erano anche la presidente del consiglio Laura Rogora e il consigliere Orazio Tallarida) e altre realtà come la Lilt, rappresentata da Ivanoe Pellerin, e la Croce Rossa.

Tanti risultati si devono all'attività delle associazioni. La presidente di Aido Busto "Don Gnocchi" Maria Iannone ha rammentato ciò che si è fatto e ancora si farà, fiera anche di avere giovani come Riccardo Chiodi (LEGGI QUI) e di condividere anche momenti di serenità e aiuto ai senzatetto di Busto, ospiti del dormitorio intitolato a Franco Mazzucchelli. 

Ad aprire i discorsi il professor Giulio Carcano dell'Università dell'Insubria ed è cominciato un viaggio tra storia e attualità, tra arte e scienza. Spazio anche al Procurement in Asst Valle Olona con la dottoressa Grazia Zaza e la responsabile aziendale del Cop quale infermiera, Carola Bertolini. A Busto si fanno prelievi, non trapianti (con l'eccezione delle cornee) e la dottoressa ha ribadito come la morte sia una, quella cerebrale, «quando il cervello non è più in grado di governare quella splendida macchina che è il corpo... a quel punto gli organi non servono più». Servono, invece, a chi sta lottando per vivere: «E ti cambia la vita vedere un paziente trapiantato. Tu lo vedi quasi morto e hai una sola arma, il trapianto. Abbiamo questo dovere morale, civico. Non lasciamolo ad altri». Sono infatti i parenti a decidere, in assenza di una volontà espressa.   

Il dato 2023: il tempo medio di attesa è tre anni e purtroppo molti pazienti quel tempo, non ce l'hanno. Aspettano un organo in 7.941, i donatori sono stati 1.667.

Tanto da fare resta per seminare questa cultura. Lo ha ribadito anche l'Avis con Maddalena Langè (se l'autosufficienza sul plasma si è quasi raggiunta, non è così per il plasma) e l'Admo con Giuseppe Saponara. Come il professor Maurizio Moscheni ha ricostruito il lavoro sulle scuole, alle origini in prima fila il compianto presidente degli avisini Pietro Secondin, oggi la "macchina" gira con decisione e il coinvolgimento di una rete di professori.   

Ma tanti altri aspetti sono emersi, compresa l'esistenza condotta dai trapiantati.

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Ma. Lu.

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