Eventi - 17 ottobre 2024, 08:39

A Monza “La voce degli eroi”, con Francesco Repice

Nell’anno in cui la radio italiana festeggia il secolo di vita, uno dei protagonisti indiscussi delle trasmissioni sportive nell’etere, Francesco Repice, ci offre uno spaccato di questo mondo fantastico.

Gli eroi, i personaggi, i campioni, ognuno con il proprio contributo e le proprie gesta, restano nella storia per sempre ma anche le voci che le hanno raccontate lasciano una traccia indelebile perché vengono associate all’evento stesso, diventandone parte integrante.

Il racconto di Repice si dipanerà tra aneddoti e curiosità, ma con quel garbo e rispetto che si porta ai grandi, le vite di cronisti talentuosi ma anche di persone comuni che, insieme alle loro vicende umane, hanno reso, con le loro voci inconfondibili, memorabili eventi sportivi: Nicolò Carosio, Sandro Ciotti, Enrico Ameri, Tito Stagno, Victor Hugo Morales, Paolo Valenti.

Partirà da Monza il viaggio che ci accompagnerà in un percorso dalla grande suggestione ma che saprà creare anche emozione, dalla voce diretta di un grande radiocronista, nel segno di una tradizione di giornalisti sportivi che hanno fatto la storia del nostro calcio e non solo. In un’epoca sempre più votata alla tecnologia, dove le immagini non lasciano spazio alla fantasia ed invadono le nostre case con primi piani, replay e dettagli che non devi neppure faticare a cogliere, la radio racconta ancora con quella voce, suadente o incalzante a seconda dei momenti della partita, fino ad esplodere all’atto del gol liberatorio.

Un racconto che prenderà il via dal lontano 1924, quanto due donne, Ines Viviani Donarelli e Maria Luisa Boncompagni daranno il via al primo annuncio dell’URI, Unione Radiofonica Italiana. A distanza di vent’anni nasce la RAI, Radio Audizioni Italiane, mentre ancora imperversa la guerra. Gli anni successivi, quelli della ricostruzione e del boom rappresenteranno per la radio un’epoca d’oro tra intrattenimento, informazione, musica e, l’immancabile sport, partendo dalla figura di Nicolò Carosio: una vita, la sua, densa di episodi e di aneddoti caratterizzati da 37 di racconti della Nazionale italiana, vivendo la professione come un’autentica missione. A lui si succederanno Enrico Ameri e Sandro Ciotti, indimenticate figure di un giornalismo che tra il ricercato ed il puntuale hanno fatto da metronomo del nostro calcio che allora andata in onda tutto insieme e solo la domenica. Milioni di appassionati si “attaccavano” alla radio per vivere attraverso “Tutto il calcio minuto per minuto” il film del campionato. E poi, Tito Stagno, che parallelamente alla radio, contribuì a far decollare la Tv, un grande maestro a cui si deve il racconto di tanti importanti momenti della storia dell’uomo (uno su tutti lo sbarco sulla Luna). E poi Paolo Valenti, il cui stile caratterizzò “90° minuto” trasmissione cult che portava nelle case degli italiani le immagini montate a tempo record (per l’epoca) della Serie A. Ma Repice sconfina anche all’estero per raccontare la figura di Victor Hugo Morales, giornalista uruguaiano e la sua radiocronaca del gol di Maradona ai Mondiali di Messico 1986 contro l’Inghilterra.

Dove

La tournée teatrale partirà dal Teatro Villoresi di Monza il 9 novembre alle ore 21 (Francesco Repice MONZA 09/11/2024 21:00 Biglietti - TicketOne), della durata di 75 minuti e con la regia di Matteo Corfiati, sarà intervallato da musiche, grafiche ed immagini, dando corpo insieme all’interpretazione di Repice, in un crescendo di emozione e di coinvolgimento, con ritmi che, come nelle sue radiocronache, passano dalla quiete descrittiva al crescendo emozionale che rapisce e coinvolge. L’evento, organizzato da Artespettacolo, vedrà le successive tappe toccare Modena, Napoli, Roma.

Francesco Repice

Nato a Cosenza, si avvicina presto al giornalismo lavorando per “La discussione” e “Il Popolo”, approfondisce anche temi teologici restando ammirato per il pensiero e gli insegnamenti di Samuel Ruiz Garcia, vescovo del Ciapas (Messico). Nel 1997 viene assunto in Rai iniziando a commentare il calcio dal 2000, diventando poi nel 2014 la voce principale della nostra Nazionale e raccontando il titolo di Campioni d’Europa del 2020.

Francesco ci racconta questa nuova esperienza e questo tour che la porterà in tutta Italia?

Per me è un via d’uscita, cioè qualcosa su cui misurarsi, una sfida nuova e una necessità, un sentimento, Obbiettivamente mi piace pensare che il servizio pubblico, la RAI in particolare, nel corso degli anni abbia veramente dato agli italiani tantissimo, molto più di quanto non si creda e l'ha fatto con la voce appunto di grandi personaggi, di grandissimi giornalisti che hanno saputo interpretare il campo in cui vivevano ma hanno saputo formare anche la coscienza critica di chi li ascoltava. È questo ciò che mi preme di più trasmettere. Per quello che mi guarda è un’intensa emozione, del resto io vivo di emozioni, il pallone per me è una grande emozione, lo stadio è una grande emozione, scrivere è una grande emozione e anche salire sul palco visto che l'ho fatto l’ho fatto già è veramente una grande emozione”. 

Raccontare la vita di personaggi così iconici della radio e della Tv toccherà sicuramente anche le sue corde emozionali, così come se stesse effettuando una delle sue proverbiali radiocronache. Quasi un diario intimo tra l’epica e la vita di tutti i giorni di persone comuni, dal talento innato. Possiamo dire che sarà un approccio quasi religioso?

Beh, religioso… Direi che ognuno ha la sua religione e io non scomoderei la religione. Scomoderei piuttosto le sensazioni, scomoderei le emozioni. Attraverso i ricordi riesco a godermi quel tipo di emozioni, poi è chiaro che verso il servizio pubblico ognuno di noi o qualcuno di noi o molti di noi hanno avuto un approccio praticamente religioso, rispettosissimo proprio perché quella parola, “servizio pubblico” è quella che ti fa capire quanto tu debba essere responsabile rispetto agli ascoltatori, rispetto ad un popolo che ti ascolta, che ti legge, che ti vede. In questo senso sì, religioso nel senso più pagano del termine ovviamente”. 

Lei sottolinea sempre che il lavoro di radiocronista deve appassionare attraverso il racconto che i suoi occhi vedono scorrere, per rendere chi ascolta partecipe degli umori del pubblico, le espressioni dei giocatori, lo sviluppo del gioco, l’atmosfera che muta come le condizioni metereologiche, a volte avverse ed a volte ideali. Non è un mestiere semplice ma concorda che senza passione non sarebbe uguale?

No, niente sarebbe uguale, non sarebbe assolutamente nulla! Se ci sono 50.000 persone in un posto e 25.000 da una parte e 25.000 dall'altra ognuno porta avanti una propria passione quindi in qualche modo manifestandola, è ovvio che si parla di emozioni. È ovvio che ognuno cerca di rappresentare la squadra, in quel momento rappresenta un pochino anche te che sai là, rappresenti dei colori, rappresenti un’appartenenza. Rappresenti tutte queste cose quindi, senza emozione, dove vai! In particolare, il pallone che è stato comunque un filo conduttore dell'esistenza degli italiani dell'ultimo secolo e che, nel bene e nel male che lo si voglia o no, per quanto puerile ed infantile alla fine porta alla cronaca, dove c’è la narrazione della verità di ciò che accade. 

Sul muro che delimita l'ingresso della curva A dello stadio Diego Armando Maradona c'è una scritta che, secondo me, è meravigliosa: “Il pallone? O allo stadio o alla radio!” Questa frase la trovo bellissima.”

Quanto la inorgoglisce parlare de “La voce degli eroi” sapendo di vivere ogni volta le esperienze, le difficoltà e le soddisfazioni di uomini che hanno fatto la storia della comunicazione sportiva?

Mi inorgoglisce tantissimo! Il solo entrare in quel “Valhalla” del giornalismo sportivo che è “Tutto il calcio minuto per minuto” è stato per me un motivo di orgoglio e solo sentire quella musichetta ogni qualvolta si deve andare in onda è per me un momento esaltante. Quindi sì, certo mi riempie di orgoglio anche essere riuscito in qualche modo a riportare alle orecchie di chi ascolta quelle voci che veramente hanno segnato la vita di tutti noi e l'hanno segnata attraverso degli eventi irripetibili. Nessuno come loro ha saputo raccontarli e questo mi appaga molto: il fatto di averle riportate in qualche modo non dico alla luce ma alla conoscenza di tanti, soprattutto delle nuove generazioni, mi riempie veramente di tanto orgoglio”

Dalla Brianza verso il resto dell’Italia partirà un racconto che non ha confini, con un interprete d’eccezione, dal profilo umano e coinvolgente, che vale ascoltare per immergersi in un mondo fantastico e che riporterà molti all’infanzia o alla gioventù, dove un mezzo economico e modesto apriva gli orizzonti e faceva sognare, come lo fa ancora oggi.

Giuseppe De Carli

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