Salute - 15 ottobre 2024, 15:06

Cure a domicilio, Rsa aperta, centro diurno: alla Provvidenza, i 400 utenti dei servizi territoriali pareggiano gli ospiti della residenza

La portata del nuovo equilibrio è tale da determinare un cambiamento nel logo, da cui scompare la parola “istituto”, riduttiva rispetto alle risposte sempre più articolate e impegnative che la storica realtà offre alla popolazione anziana. «La stessa sigla Rsa – nota il direttore, Luca Trama – è superata»

Da sinistra, Luca Trama, Romeo Mazzucchelli, Chiara Mazzetti, Florentina Cristina Vladescu

Da sinistra, Luca Trama, Romeo Mazzucchelli, Chiara Mazzetti, Florentina Cristina Vladescu

La parola “istituto” continua a designare La Provvidenza ma non appare più nel logo della storica realtà di Busto (file in fondo). Sono i numeri a suggerire un cambiamento piccolo negli esiti grafici quanto rilevante dal punto di vista sociale e dell’offerta: gli utenti dei servizi territoriali offerti eguagliano gli ospiti della Rsa – Residenza Sanitaria Assistenziale.

Circa 800, tra gli uni e gli altri, ma le persone accolte secondo modalità tradizionali, comunque adeguate a esigenze e standard aggiornati, sono poco meno di 400. Le altre, ed è una novità di portata storica, si avvalgono del Centro diurno integrato (57 nel corso dell’anno, hanno prevalentemente problematiche cognitive di lieve o moderata entità), dell’Rsa aperta (poco più di 200 persone raggiunte, finora, nel 2024: possono ricevere gratuitamente interventi sociosanitari a casa) e delle cure domiciliari (ex Adi, prestazioni sociosanitarie per non autosufficienti, 103 nell’anno in corso). In aggiunta, la Casa Albergo  Borroni offre servizi di tipo alberghiero a una ventina di “grandi anziani” (l’età media è 92 anni) ancora autosufficienti ma collocati in situazione protetta.

Un quadro da cui emerge l’evolversi delle esigenze espresse dalla popolazione anziana e dalle famiglie da una parte, la conseguente (ri)modulazione dei servizi de La Provvidenza dall’altra. Con alcuni punti di riferimento inamovibili, sintetizzati dal presidente, Romeo Mazzucchelli: appropriatezza delle risposte, ascolto, rispetto.

Luca Trama sottolinea la continua evoluzione del panorama: «Dopo il Covid, si è riconosciuta quella che è stata definita “nuova pandemia”, legata alle demenze. E si stima che nel 2050 un italiano su tre avrà più di 65 anni. Stando a uno studio di Liuc Business School, sarebbero necessari, nelle Rsa, 35mila posti letto in più. Le Rsa, dunque, non possono essere l’unica risposta alle esigenze degli anziani. Nemmeno nel nostro contesto, visto che solo a Busto contiamo 19mila persone in questa fascia di età».

La Provvidenza si adegua, fino a modificare radicalmente il suo rapporto con il territorio. Anche con rapidità. «Nel 2022, dopo il Covid – esemplifica la  dottoressa Chiara Mazzetti, responsabile sanitaria – siamo ripartiti con il Centro Diurno e pochi ospiti, una trentina. Oggi i servizi territoriali superano le 400 prese in carico. E il raggio d’azione è esteso alla Valle Olona». Anche grazie alla “flotta” de La Provvidenza: 12, tra pullmini e auto.

A monte dell'azione che si dipana fra i comuni, la puntuale valutazione del bisogno, così da calibrare caso per caso, sottolinea Florentina Cristina Vladescu, coordinatrice dei Servizi territoriali, gli interventi a domicilio, tra «…infermieristici, fisioterapia, igiene, stimolazione delle capacità motorie, prevenzione». «In geriatria – sottolinea ancora Chiara Mazzetti – nulla è possibile senza lavoro in equipe e approccio multidisciplinare».

Luca Trama esemplifica ulteriormente l’evoluzione continua garantita da personale e struttura citando il nucleo Alzheimer, recentemente costituito nel padiglione Papa Giovanni XXIII. «E' evidente – conclude – che la stessa definizione di Rsa, considerata la risposta globale e multidimensionale alle esigenze delle persone anziane, risulta superata».

Stefano Tosi

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