Ieri... oggi, è già domani - 01 ottobre 2024, 05:00

Via Cavallotti a Busto Arsizio

Su invito dell'amico Nuccio Di Garbo, a scrivere un commento sul "restauro" della via Cavallotti

Via Cavallotti a Busto Arsizio

Su invito dell'amico Nuccio Di Garbo, a scrivere un commento sul "restauro" della via Cavallotti, ho voluto percorrerla a piedi, per ottenere "informazioni visive" più precise. Sono partito da Piazza Santa Maria, sede del nostro stupendo Santuario dedicato alla Vergine e ho percorso la via adiacente il moderno caseggiato. Noto la via Matteotti lastricata da beole moderne, adatte a passeggiarvi sopra. Dopo il negozio sull'angolo con via Montebello, c'è un "ristorantino" accogliente che è bene tenere in considerazione. Poi?  …. il "punto dolente" comincia da qui. Ci sono immobili vetusti che abbisognano unicamente di demolizione. Perfino le sedi di antichi negozi presentano un impatto desolante, coi muri scrostati, le saracinesche marcite che arrivano sino al famoso "Conventino" dedicato a San Carlo, che mostra un decadimento strutturale che "qualcuno" vorrebbe strutturare, ma che in tanti, tantissimi, si augurano la demolizione di questa cappella.

Arriviamo poi la "parcheggio" adiacente. Chiamarlo così, tuttavia è un ossimoro: c'è una sbarra di ferro che delimita il luogo e che, i pochi privilegiati "alzano e abbassano" al passaggio, per arrivare sullo spiazzo di terra nuda, senza segnaletica, senza gli stalli delimitati …e lo chiamano parcheggio.

Da lì, si vede uno spettacolo desolante. Un tempo esisteva il vicolo Carlinetti che faceva angolo proprio con la via Cavallotti. C'era un "dopo-lavoro" (Osteria) dove si mesceva il vino e ci andavano gli operai per un incontro fra amici. C'era una puzza di mosto che ubriacava, prima ancora di bere il vino. Poi, all'Osteria ci hanno messo la grappa e il "grigio-verde" (un misto di grappa e menta) e la "puzza" si mescolava al fetore che emanavano i "toscani" col loro fumo infernale. Esisteva pure una sputacchiera che "serviva" coloro che il tabacco, lo masticavano.

Conosco quel luogo per via delle visite domenicali (senza programmazione) presso la casa dello zio Busèn, (Stefano all'anagrafe) e ci accoglieva zia Carolina che, magra come lei, a Busto Arsizio, non ce n'erano  - era un fascio d'ossa, tenuto insieme dalla pelle … oggi, l'avrebbero mandata a fare l'indossatrice. Zia Carolina e zio Busèn avevano sei figli. Tento di ricordarli tutti, considerando il fatto che lo zio era il fratello di mamma e, mia madre era l'ultima di dieci figli. Quindi, Mario che non chiamava zia la mia mamma, per il fatto che c'erano pochi anni di differenza fra loro ed erano cresciuti assieme nella casa dei nonni (Maria e Angelo Reguzzoni, detto Ruscio per via dei capelli ricci, ispidi) - Piero che ha venduto scarpe al mercato cittadino - Giordano che faceva lo stradino per il Comune - Giovanna e Bertina, le due sorelle simpaticissime che appena mi avevano sotto tiro, si dilettavano coi miei ricci quasi biondi e mi apostrofavano con un delicatissimo "il mio bel cugino" poi sono cresciuto - quindi, Celestino, l'ultimo della "nidiata" nato nel 1940 con cui dividevo la passione per la Pro Patria. Dei sei, Celestino, mi è testimone vivente.

Proprio lì, tra via Cavallotti e vicolo Carlinetti (c'era e c'è tuttora, invecchiata assai), una specie di Jungla che fa pensare a Tarzan, la scimmia Cita e Jeane col suo "doppio-petto" leopardato che oggi chiamano bikini. Jeane non c'è più. O ha divorziato da Tarzan oppure se l'è svignata - i registi possono ricavarne dei film - Indiana-Jons, ad esempio, con Harrison Ford che si districa tra robinie ed edera, attorcigliati con altri tipi di piante, dove … dovesse piovere, il terreno non si bagnerebbe - ci sta bene anche Sergio Leone, con gli western all'italiana, tipo "il buono, il brutto e il cattivo", per arrivare ai mitici Bud Spencer e Terence Hill della serie "lo chiamavano Trinità".

Bene, tiro in ballo Luigi Tenco col suo "un giorno dopo un altro, la vita se ne va; domani sarà un giorno, uguale a ieri", per dire che da una vita, qui non c'è speranza, cambia nulla. Eppure, si sono succeduti parecchi Sindaci, dopo il Podestà di "era-fascista". A parlare di "brughiera", qui non si sbaglia. Eppure, c'è una bella chiesetta che si affaccia sulla "foresta" e la zona potrebbe essere "di studio" per i botanici. Eppure, siamo in zona San Michele che "in illo tempore" insieme alla zona San Giovanni, costituivano i due principali Rioni cittadini (oggi, a Busto, di Rioni, se ne contano nove). Tralascio di decantare lo spettacolo rupestre, per proseguire l'itinerario di visita personale.

Devio per Corso Europa. Oggi è ridotto a via, per via dei lavori che hanno eliminato i parcheggi nella zona pedonale e hanno consentito la creazione di modernissime aiuole, con tanto di irrigazione per le pianticelle sempreverdi e gli spiazzi ben delimitati con tanto di micro-cartelli dove si vieta ai (padroni dei) cani di far defecare gli animali, per non correre il rischio di lasciare incustodita e non pulita la "resa" e nemmeno far orinare le bestiole (ci sono anche cani-vitelli) per non inzaccherare il luogo ameno che potrebbe pure puzzare. Felici, sono i negozianti che specchiano le loro attività sul "lusso" che somiglia a via della Spiga a Milano, anche se …. qualcuno si lamenta per via dell'eliminato "passaggio" di possibili clienti.

Prima di chiudere il "pezzo", direi di lasciare ai ragazzi del Liceo Artistico "Candiani" un progetto di ripristino della zona. Farebbero un buon lavoro, ma soprattutto farebbero in modo di collegare la "jungla" di antiche tradizioni, col nuovo luccicante pezzo di centro-cittadino.

Ve l'immaginate vedere Riccardo Mutti a dirigere l'orchestra, indossando un frac, ma coi pantaloni sporchi di malta e di vernice o unti come quelli che indossano contadini, meccanici e muratori? Ecco, per il decoro cittadino, auspicherei un Centro "tutto a posto" e (magari), invece della Jungla trovare fiorenti giardini, con tanto di piante e fiori, con dentro viali-dolci che invitano alla passeggiata e (magari) una decina di panchine, affinche gli anziani possano sedersi a riposare e a respirare aria pura, senza l'eco di Tarzan che richiama all'ordine gli elefanti, le tigri e i pettirosso che svolazzano gioiosi. Oggi, per il "ristretto look"  assegno un sei e mezzo dignitoso e, per completare l'opera, ci vuole un Sindaco che prenda a cuore quel "pezzo di città". Sarebbe un record, quale Primo Sindaco a sistemare definitivamente via Cavallotti per non dimenticare il vicolo Carlinetti.

Gianluigi Marcora

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