Ieri... oggi, è già domani - 01 dicembre 2023, 00:10

"dicembàr" - dicembre

Dicembre: un altro anno, se ne va. Il Natale che viene, induce a riflessioni e a constatazioni.

"dicembàr" - dicembre

Dicembre: un altro anno, se ne va. Il Natale che viene, induce a riflessioni e a constatazioni. Che sarà mai? Prospettive e speranze, magari pensieri svolazzanti che inducono a pretesti. Di fronte alle cose fatte, c'è l'imponderabile o quel che si sarebbe dovuto fare per ottenere tutt'altre conseguenze. Dicembre è mese di bilanci. Volere o no, non se ne può fare a meno. Ciascuno, rediga il proprio bilancio, magari per convincersi che non tutto è da buttare e che la vita regala nulla.

Mio padre diceva che "tuscossi l'è da pruò" (tutto è da provare; quasi fosse un mistero o ciò che ci si aspettava e che non è avvenuto. Tuttavia, un pizzico di speranza, ci vuole. Guai non averne. Poi c'è il "mitico" Giusepèn che di speranza è maestro e di saggezza ne è professore. Altrimenti, la vita sarebbe un castigo, mentre occorre considerarla un premio.  Su tutto ciò, meglio rifletterci.

Ed ecco la frase di Giusepèn che potrebbe essere presa quale monito, ma che butta tutto sul reale. E si riferisce -la frase- a due esempi tipici di Bustocchità. In un mondo di Sponsor occorre "guardare indietro" a come i nostri pro-genitori vivevano. Ed eccolo l'esempio: "mangia i rabièi  …. i muisnan ul bambuèn" (mangia le barbabietole, ammorbidiscono l'intestino). Per dire che -allora- i rimedi adottati per la buona salute e il buon vivere, si appoggiavano sulla logica: "i rabièi" (le bietole) per un sano contorno e il "muisnàn" (ammorbidire) "ul bambuèn" (l'intestino). Per dire che anche nella vita di tutti i giorni, occorre cercare e trovare ciò che ci fa bene e ci fa sentire bene. Poco importa se "i rabièi" a taluni non piacciono e il "muisnare" talvolta costa fatica. Insistere sul "risià" (litigio) non va bene e "chi l'è gnuccu" (il testardo) non vive bene. Nessuno è perfetto.

Giusepèn cerca sempre "ciò che unisce" e (lo giuro) mi ha contagiato. Il guerrafondaio è un debole e insistere oltre la ragione, diventa un difetto. Giusepèn mi fa ricordare tempi lontani dove volevo insistere su "cose banali" depauperando energie benevoli che avrei potuto utilizzare per ben altro. La Società oggi preme sui litigi. Poi si accorge che le guerre nel mondo, non accadono per facezie  personali, ma sono frutto di egoismo e di convenienza, mai per Giustizia.

Oggi si può dialogare meglio che in passato e il "buon governo" non solo quello istituzionale, ma in ogni ambito (famiglia compresa) si può sempre trovare la giusta soluzione a qualsiasi problema. C'è in giro tanto odio, misto a tanta convenienza. Ciò è male. Ci fosse, invece un interesse specifico per ogni problema, sia l'odio sia la convenienza verrebbero annientate. Giusepèn fa il punto su tutti coloro che chiedono. Non tanto per i messaggio Raidio e TV per ogni campagna umanitaria, ma ci si riferisce a quanto si trova nella posta: di tutte le fogge, di tutte le specie. Poi si scopre che per puntare ad avere un contributo, si spende molto più del "contributo" ottenuto. Non è meglio (forse) che sia il Governo, lo Stato, a stabilire a chi offrire il "contributo" invece di consentire ai vari Enti e alle varie Associazioni di agire in proprio?

Dopo un'esperienza di parecchi anni fa, su consiglio dei Carabinieri, butto nel macero gli "inviti a donare" - compreso i "numeri speciali" che in ogni momento la TV propone - allora c'erano le LIRE e in base alle mie possibilità avevo stabilito a chi donare il "contributo". Fui convocato dai Carabinieri che mi fecero domande circa l'Associazione a cui avevo spedito 10.000 lire - negai nel modo più assoluto circa la conoscenza di quell'Associazione e la risposta dei Carabinieri fu " i suoi soldi sono andati a un'associazione che delinque. Quindi, quando vuol fare del bene, lo faccia di persona, senza inviare soldi tramite c/c postale". Quindi (mi chiedo): che senso ha consentire alle Associazioni di chiedere soldi (magari con brochure costose) al Cittadino, quando si sa che esistono "truffe" e "raggiri" che lasciano l'amaro in bocca? Meglio ci pensi lo Stato a monitorare chi merita e chi è un millantatore nella solidarietà. "mei tenì nettu ul bambuèn" (tenere pulito il pancino) e lasciare a ciascuno il proprio compito. Di truffe e di raggiri, non se ne può più!

 

Gianluigi Marcora

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