Zlatan Ibrahimović, per congedarsi dal calcio, ha scelto una foto. Una foto precisa, che "racconta" i suoi piedi e oltre E quell'immagine ha un regista preciso: Efrem Raimondi, il maestro della fotografia scomparso due anni fa. LEGGI QUI
Una scelta che dunque se emoziona i suoi tifosi, coloro che l'hanno seguito nella sua sfolgorante carriera, non può che colpire chi ama l'arte del fotografo legnanese, famoso anche per altre star a partire dal rapporto speciale con Vasco Rossi, che lo ricordò alla notizia della sua morte.
Ciò che ha detto nelle scorse ore il calciatore è noto, ripercorrendo il suo cammino e ringraziando Raiola: « È iniziato con un sogno. Un sogno che si è trasformato impossibile in me possibile. Sono nato a Malmö. Cresciuto ad Amsterdam. Diventato più saggio a Torino. Sono diventato un leone a Barcellona. È cresciuto a Milano e ha avuto nuove prospettive a Parigi. Ho guadagnato resistenza a Manchester e mi sono divertito a Los Angeles. E poi finalmente ho trovato pace nella mia nuova terra natia a Milano... Sono fatto da te. E l'eredità che spero di lasciarmi alle spalle sono tutti i nuovi Zlatan fatti da me. Tutti quelli che hanno il cuore di un leone. Tutti quelli che hanno il fuoco ardente negli occhi. Tutti quelli che capiscono veramente che l'impossibile è niente. Grazie di tutto. Mino, ce l'abbiamo fatta! La corsa è finita. È stato un viaggio fantastico. Mi manchi».
Ma oggi, dentro e dietro quell'immagine, ci sono anche le parole illuminanti che scrisse Efrem Raimondi nel giugno di quattro anni fa. Nel suo blog, il maestro intitolò un post così: «Zlatan ha capito tutto».
Perché? La storia passa da un'intervista alla Bbc.
Mia moglie dice che si parla già troppo di me, e quindi non vuole vedermi anche sulle pareti. C’è una foto sola, la foto dei miei piedi. Quella l’ho appesa per ricordare dove siamo e cosa abbiamo: è appesa per la famiglia, non per me. Sono quei piedi ad aver fatto tutto. […] Mi è sembrato fantastico avere quella foto alla parete, anche se le dita sono bruttissime. Ma chi se ne frega, li abbiamo appesi alla parete per ricordarci che è grazie a loro che mangiamo. E quindi questi piedi dovresti baciarli tutti i giorni.
Concetti - ricorda il maestro - già espressi nell'autobiografia. E del resto, c'era stato confronto tra il calciatore e il fotografo a questo proposito, descritto così nel blog. «Semplicemente dissi che a tutti gli effetti era un ritratto quello che mi accingevo a fare. Da sdraiato, guardando in macchina, aggiunsi solo che mi ricordava un elefante – a proposito dell’importanza del ”messaggio”. Scattavo e sul monitor comparivano le immagini. Che vedevo con la coda dell’occhio. Lui non meglio di me ma tutto era chiarissimo: una come test luce e due similissime. Totale tre scatti tre. Questa fotografia apre la piccola galleria Le mie foto della sua autobiografia in tutte le edizioni internazionali». A Busto Arsizio, ad esempio, si poté vedere questa e altri ritratti nell'evento organizzato con Efrem da R&P Legal.
Le considerazioni di Efrem Raimondi sempre su quanto accadde con quel ritratto sono queste: «Zlatan Ibrahimovic c’entra niente con questo mondo. Ma legge perfettamente una fotografia. Usando quel marchingegno chiamato vista. La domanda è sempre la stessa: cosa si vede? Al netto di qualsiasi declinazione emotiva, che le emozioni sono un fatto personale, cosa si vede? Due piedi non è sufficiente. Altrimenti si finisce come col commento di una fanciulla che alla vista di questa immagine consigliava al soggetto Zlatan di fare una pedicure.
Di più: come il responsabile della stampa – proprio in tipografia – del magazine per il quale l’ho realizzata che autonomamente, fregandosene del pdf della redazione, fregandosene di tutto e tutti, lui all’ultimo minuto decise di pulire il pavimento dallo sporco… cioè quel niente di fango e erba che avevamo deliberatamente aggiunto. Il che su mia richiesta ha comportato la ripubblicazione dell’immagine nel numero seguente».
Un ritratto, un racconto e un'emozione che riaffiora potente in questo momento in cui Zlatan lascia il calcio, sognando che ne entrino tanti altri. Sì, Zlatan ha capito tutto: anche come concludere una carriera con il ritratto di un maestro.