Scelta dell’anonimato e argomento, in qualche modo, “evergreen”. Facebook, gruppo “Noi di Gallarate”, viene pubblicato il seguente post: «Buongiorno a tutti, mio figlio vive a Gallarate (originari del sud) e vorrebbe che mi trasferissi anche io lì. La cosa non mi dispiacerebbe ma ho tanti dubbi e un po' di timore e quindi sto prendendo tempo. C'è qualcuno che ha già fatto questa scelta, come è andata? Vi va di raccontare la vostra esperienza? Grazie…».
Il tema è, semplicemente, un pezzo di storia italiana, il rilievo dell’esodo da sud a nord è noto e stranoto. Il fenomeno ha creato comunità, incontri, scontri, problemi, affetti, conoscenze. Nel caso specifico, c’è una dimensione domestica, pacata, umana. E il bisogno di orientarsi, di capire a che cosa si va, eventualmente, incontro. Commenti, risposte a decine, nello stile veloce, approssimativo ma sincero, che spesso caratterizza i social. Si disegna, fra l’altro, la percezione che, della città, ha chi ci vive. Oltre che la voglia di raccontare, seppure in poche battute, esperienze, quotidianità, la vita a Gallarate.
Fra le prime risposte: «Io mi sono trasferita ad agosto (sono sicula) e mi trovo benissimo, hai tutto vicino, le persone sono cordiali, gentili, molto simpatiche, ho fatto già tante amicizie, poi ci sono tanti eventi (cosa che per esempio da me mancavano ) è molto tranquillo come posto, la vita è un po' più cara del sud ma non è così tragica, basta sapersi gestire». Oppure: «Sono calabrese, abito a Gallarate dal 2015, ultimamente ho notato che tra palestra, lavoro eccetera parlo più calabrese su rispetto a quando sono giù... è una triste riflessione ironica perché fa capire come la situazione è sempre peggio». Riferimento evidente alla necessità di spostarsi, non sempre per propria volontà.
C’è chi getta uno guardo alla storia: «Gallarate ha accolto almeno dieci “ondate” di arrivi da ogni regione d’Italia e da ogni nazione di tutti i continenti, tutti perfettamente integrati e soddisfatti». Fa capolino una certa freddezza nei rapporti interpersonali rispetto a quanto avviene al sud: «Per quanto mi riguarda a malapena mi salutano i vicini di casa». Commento seguito da un altro dello stesso tenore.
L’anagrafe conta, il vissuto anche. Alle domande degli iscritti, la persona che ha posto il tema precisa: «Non sono più una ragazzina, tra l'altro sono rimasta sola da un anno, mio marito purtroppo non c'è più. Sono una persona molto socievole, non ho mai avuto problemi a fare amicizia ma noto che ultimamente anche questo è cambiato, sono meno aperta, più timida, forse è il momento che sto affrontando che è particolare e che mi rende più fragile e insicura.... Il mio timore è: se non dovessi riuscire a inserirmi?». Consigli a pioggia: vieni da queste parti a conoscere la città prima di trasferirti, ho vissuto la stessa esperienza e possiamo trovarci per un caffè, fatti un giro per scoprire un posto che sa accogliere…
Emerge una differenza fra gallaratesi doc e di adozione. I primi ringraziano per l’apprezzamento quasi unanime verso la città. I secondi portano le loro esperienze, fra luci e qualche ombra. «Mi sono trasferito da poco a Besnate dopo 22 anni a Gallarate, sono marocchino, mio padre mi ha portato in Italia nel 1999 quando avevo 15 anni, diciamo che ho passato la mia vita a Gallarate: Crenna, via Pegoraro, via Vittorio Veneto. […] Non ci siamo mai sentiti estranei, abbiamo sempre avuto un buon rapporto con gli italiani, ora noi e loro siamo una famiglia sola, mio fratello è sposato con una donna italiana e hanno due figli... Comunque, ciò che volevo dire è: se noi stranieri ci hanno sempre trattato bene, figuriamoci lei che fa parte di questo bel paese! Sì, è vero che la gente qui è un po' chiusa…». Ancora: «Il 3 gennaio fanno 35 anni che sono qui, avevo 23 anni, ora ne ho 58. Di origine sono della Campania. Tutto il mondo è paese, importante è il rispetto da dare e ricevere».
La storia dell’emigrazione torna: «Se volete io vi dico la mia esperienza, io sono della Basilicata e sono a Gallarate dagli anni Settanta. Prima è stato un rimorso per il mio paesello, l’aria più buona… Ma poi ho fatto trasferire qui anche i miei genitori e mia sorella. I miei figli sono nati qui a Gallarate. Ovunque vai ti ritrovi con paesani che hanno fatto la stessa scelta di vita. Da parte mia le consiglio di andare dietro a suo figlio. Perché i figli hanno bisogno dei genitori e i genitori dei figli, la cosa più bella della vita che un genitore può fare per i figli è averli vicini per sempre».
Fra le risposte disseminate sotto il post, il membro anonimo del gruppo scrive: «Vi ringrazio veramente tutti, uno per uno, siete stati veramente carini e gentili, mi avete dato quella spinta in più di cui avevo bisogno. Grazie anche agli amministratori». Se sono rose…