L’ordine degli avversari - LEGGI QUI - ha colpito la Pro Patria e ha rischiato di farla affondare: ciò che fa capire che non poteva andare così, più forse di analisi e dichiarazioni, è la commozione di Del Favero in sala stampa.
Commozione prolungata e sincera: la bellezza di poter dare tutto dopo due anni e mezzo lontano dai campi per l’infortunio. Certo, questo debutto allo Speroni individua meccanismi ancora da oliare, incertezze, un’aggressività che non può essere limitata alle incursioni di Ndrecka o a qualche slancio di Piu. Ma la reazione finale alimenta la fiducia.
Del resto è a ancora più simbolica portando la firma di Lombardoni, tigrotto che ha dovuto lottare e pazientare per tornare in campo.
Del Favero - a sua volta alle prese con un periodo di lunga sofferenza - oggi ha arginato i tiri più insidiosi dei veneti, soccombendo solo a un’azione inarrestabile siglata Grandolfo. Proprio il marcatore dell’Arzignano si è detto sicuro che le squadre in arrivo qui allo Speroni non avranno vita facile. E così l'allenatore, Bianchini, pur ammettendo che oggi la sua squadra ci aveva preso quasi gusto: insomma, la vittoria ormai se l'aspettava.
Non è stato così. Questa Pro Patria ancora spuntata dagli infortuni e dai rientri graduali, può proseguire la sua marcia senza ansie. Parker è fuori e sui tempi di recupero non c’è certezza, ma c’è Castelli che – ha ricordato l’allenatore tigrotto Vargas – può essere impiegato via via più a lungo, ad esempio.
Anche il mister tigrotto è umano - non troppo umano - quando lui, così imperturbabile a bordo campo, risponde prima ancora che alla stampa al signore che gli ha urlato “istruzioni” dalla tribuna alle sue spalle. «Dobbiamo custodire il meglio possibile la rosa, per non aver altri infortuni, non possiamo rischiare giocatori in un campionato dai ritmi alti e così lungo. C’è tempo per migliorare».
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Ancora più umano quando ammette che lui «partite come queste, quando giocavo, le perdevo». Quindi il pareggio dopo che si era persa fiducia, è buona cosa. Poi indica le due parate miracolose di Del Favero. E proprio Del Favero coglie cosa ha fatto credere ai tigrotti di potercela, anzi dovercela fare: «Non sono partite facili, una squadra, ostica, neo promossa. Siamo stati bravi a interpretarla, ci sono state lacune che è meglio siano emerse adesso. Siamo stati spinti dalla gente» assicura.
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Quella gente che oggi consiste in 545 spettatori e che Vargas si aspetta in misura più massiccia per aiutare i ragazzi. Che però è bastata a convincere i tigrotti, dopo il gol di Lombardoni, di poter persino ribaltare il tutto, anche se il tempo si sbriciolava.
A quel punto Del Favero si commuove. «Faccio fatica a trattenermi… scusate. Sono due anni e mezzo che aspetto questo momento, per me è bellissimo». La sofferenza, il tormento, l’attesa, ma anche la fiducia che riesce a trovare attorno a sé e che la Pro Patria, prendendolo dalla Juve, gli offre all’ennesima potenza… tutto affiora sul suo volto e nella sua voce.