Matt Brase e Paolo Galbiati. È stato presentato il duo scelto come guida tecnica della Pallacanestro Varese nella prossima stagione. In mezzo a loro, l’uomo che insieme a Luis Scola li ha scelti, li coccola e li introduce, definendoli «le persone adatte al nostro progetto», Michael Arcieri. Ecco il coach e l'associated head coach, come li etichetta il general manager italo-americano, a conferma del notevole peso specifico che accanto a Brase avrà l’ex allenatore di Cremona.
«Questa è una opportunità incredibile per la mia carriera e sono felicissimo di essere qui - esordisce Matt Brase - Sono stati giorni bellissimi, fin dall’inizio, fin dai colloqui: sono consapevole della storia di questa società e la trovo grandiosa. Possiamo fare un lavoro importante: non ci saranno risultati dal primo giorno, ma crediamo di poterli ottenere, utilizzando metodi moderni come le analytics».
«È un onore essere qui – sono invece le prime parole di Paolo Galbiati - Conosco bene la storia di questa società, ho simpatizzato per tanti fenomeni italiani che hanno giocato qui: quando Varese ha vinto lo scudetto ero un playmaker che sognava di essere Pozzecco, l’ho raccontato a qualcuno, ricordo anche di essere stato al Campus dove vidi Komazec. Quando ho ricevuto il messaggio da Scola in cui mi diceva “Ti posso parlare?” mi è venuta la pelle d’oca. A Varese si vuole portare avanti un progetto mai visto in Italia: c’è una proprietà con a capo Scola, il consorzio, Toto Bulgheroni, che è presente a tutti gli allenamenti, c’è un gm che viene dall’ NBA, un allenatore molto bravo che ha esperienza tra i professionisti… c’è una visione, insomma. Io ho dovuto lasciare la nazionale per venire qua, ma non è stata una scelta difficile: la nazionale è fatta di finestre, di momenti, qui guardo a X anni e non a una stagione sola. Vedo un percorso per tutti. Il sogno e l’obiettivo è riportare Varese a non soffrire e a non rivivere le stagioni che avete vissuto negli ultimi anni».
Brase sull’eredità che gli ha lasciato Mike D’Antoni (di cui è stato assistente ai Rockets) e su come giocherà la nuova Openjobmetis: «D’Antoni è un allenatore incredibile e si, cercherò di portare anche il suo stile e le sue idee all’interno della squadra. Lo small ball? La sua Houston lo faceva ma anche quella degli anni prima, anche se con giocatori di una certa fisicità. I nostri sono ovviamente diversi e noi vogliamo adattare il nostro gioco alle loro caratteristiche. E poi sfatiamo l’etichetta dello small ball: noi dovremo giocare a pallacanestro, non fare lo small ball. Dovremo coprire le nostre debolezze a partire dalla difesa, per poi giocare il nostro gioco in attacco. Non sono preoccupato per nulla dei pochi centimetri e dei pochi chili».
Il parere di Galbiati: «La Pallacanestro Varese ha una grande forza, che è la società alle spalle. Cambiare tutti i giocatori come accaduto l’anno scorso non è una cosa usuale. Hanno ribaltato tutto, ci hanno creduto e hanno convinto tutti a credere in un sistema diverso, hanno convinto tutti che si potesse fare e l’hanno fatto bene: chiaro poi che la stagione scorsa è girata con la striscia di vittorie. L’idea è di far giocare la nuova squadra con alto ritmo e tanti possessi, c’è bisogno che tutti siano allineati a che ci credano, sarà nostro compito far sì che tutto funzioni, ma sono fiducioso. Io dovrò aiutare Matt a essere nelle condizioni migliori possibili per preparare partite e allenamenti, sarò il suo braccio destro armato, dovrà conoscere arbitri, avversari, campi…».
Ancora Brase: «Non pensavo di venire ad allenare in Europa, sebbene sia stato qui molte volte per i camp e per lavorare con alcuni giocatori. Il mondo della pallacanestro ti porta fare delle scelte e Michael Arcieri ha cercato di convincermi in tutti i modi: mi ha parlato della città, della storia e soprattutto di dove la società vuole portare la Pallacanestro Varese. E mi ha convinto: avevo già un accordo con Portland ma ho deciso di credere in questo progetto».
Il capo allenatore sul campionato italiano: «Lo conosco dai racconti di Joseph Blair, che frequento da quando ho dodici anni ed è stato mio assistente, e da quelli del manager Gianluca Pascucci. Ho ricevuto parecchie informazioni insomma e mi sono fatto un idea delle altre squadre: ci sono diversi giocatori importanti. Parlare di playoff non mi mette pressione. Organizzeremo il nostro lavoro giorno per giorno e giorno per giorno vorrò vedere i risultati. Dove arriveremo dipenderà da come lavoreremo. Abbiamo quattro giocatori nuovi e li conosco bene: hanno grande talento e sono ottime persone».
Infine una nota sulle sessioni di allenamento, lo scorso anno sempre chiuse al pubblico. Sarà così anche quest’anno? «È un discorso che abbiamo già affrontato con Mike e che riaffronteremo – risponde Brase - sicuramente ci saranno occasioni in cui i nostri tifosi potranno venire a vederci».