E' in forma, Giusepèn. Me ne racconta "una" da … strappo del cervello. che fa ridere a prescindere, che "segna il tempo" e lo valorizza dentro i ricordi. Sentite un po' …. quali sono i colori in voga di … .metà novecento, quando la guerra era appena finita! quando era in atto la ricostruzione del Paese! Ecco cosa risponde l'intenditore Giusepèn "cului trassù di ciochi e colui panscia da moniga".
Certo che occorre una traduzione soprattutto una spiegazione. Per il "trassù di ciochi" ci si riferisce al "vomito di ubriachi" che, di per sé potrebbe pure essere volgare, ma (allora) nelle Osterie si serviva soprattutto vino e quel "vomito" aveva un colore che oggi potremmo paragonare al "prugna", al "viola mammola", al viola tipo maglia della Fiorentina. Un colore così "delicato" forse non aveva tanta Poesia, ma le gentili donne che lo mostravano, andavano incontro a una spiegazione come ho indicato.
Per quanto concerne il "panscia da moniga" vediamo di non essere indelicati. Qui (precisiamo) non si sa chi ha visualizzato la "pancia di una monaca" …. forse lo "sciagurato Egidio" citato dal Manzoni. Forse una consorella pettegola o un pittore in cerca di sfumature leggere, soffici, come … ecco che m'è venuto il paragone …. una rosa tea, di quelle che devi guardare di sottecchi, altrimenti, dal delicato vedere si passa alle "rose rosse per te ho comprato stasera"
Eccolo il "panscia da moniga" (pancia di suora) che non fa inorridire, ma determina l'eleganza di Donne e Donzelle dal gusto raffinato.
Chi era vestito col "cului trassù di ciochi" e col "cului panscia da moniga" faceva tendenza. Visto poi il tenore di vita delle donne di allora è il caso di dire "in una valle di ciechi, chi ha un occhio solo ci vede" …. boia d'un Giusepèn …,t'en se una pissè dul diaul (ne conosci una più del diavolo). per dire che Giusepèn è un grande!