Busto Arsizio - 08 aprile 2022, 10:53

Baff: Ugo Tognazzi e la sua “eredità di gioia” alla sala Ratti di Legnano

Il figlio Ricky ha portato al Busto Arsizio Film Festival “La voglia matta di vivere”, ritratto a tutto tondo e commovente del padre, a cento anni dalla nascita

Ricky Tognazzi in Sala Ratti

Ricky Tognazzi in Sala Ratti

Sala Ratti gremita, ieri sera, per l’incontro con Ricky Tognazzi. Appuntamento rientrante nel programma del Busto Arsizio Film Festival, rassegna, quest’anno, segnata dagli anniversari. Quello della manifestazione, per esempio, arrivata alla 20esima edizione. E quello dei centenari dalla nascita di Pier Paolo Pasolini e di Ugo Tognazzi. Ricky, primogenito di Ugo, ha portato a Legnano “La voglia matta di vivere”, lavoro sulla figura del padre che si è meritato un premio speciale assegnato dal Baff.

«Che bel posto, che bella gente» le prime parole dell’attore all’entrata nella storica sala. Poco prima, con i giornalisti, sul suo documentario: «Avevo la consapevolezza di tante cose che so io. E avevo un’idea folle: raccontare tutto. Mi porto appresso un sacco di segreti. Ma a che servono i segreti? Poi, però… troppo rispetto, troppa grazia… non ho raccontato tutto».

 

Anche se nell’ora e un quarto del documentario emerge un ritratto sfaccettato, ricchissimo: i 150 film all’attivo, la carriera in teatro e in tv, il rapporto con i colleghi e con una famiglia allargata (quattro figli da tre donne) in cui non sembrano emergere conflitti, la passione per la cucina e la perenne ricerca di compagnia, la simpatia di un uomo che conobbe, per un periodo, la depressione. «Non voleva mangiare – ha ricordato Ricky – proprio lui che davvero aveva una voglia matta di vivere. Era dimagrito…». Una situazione che ricadeva su chi gli stava vicino, una sorta di contagio di cui Ugo era consapevole: «Diceva: per fare felici voi, devo essere felice io. Però non è mai mancato a un appuntamento importante ed era capace di ascolto».

Il documentario è un intreccio di interviste, sequenze dei film più significativi (“I mostri”, “La marcia su Roma”, “Il vizietto”, “La grande abbuffata”, “Amici miei”, solo per citarne alcuni) e documenti d’archivio. Preziosi quelli sul ritorno al teatro, sul rapporto con la Francia e sulla vittoria della Palma d’oro a Cannes per “La tragedia di un uomo ridicolo”, quando Tognazzi chiese ai presenti se fosse tutto vero o se si trattasse di une blague, di uno scherzo: «Se così fosse, vado a suicidarmi sulla Croisette con una forchetta. E gli spaghetti, naturalmente».

E poi i superotto, le riprese dei momenti in famiglia, giocosi, inevitabilmente intrisi di nostalgia. L’omaggio finale, Ricky lo ha affidato ai versi di Pablo Neruda: Se muoio, sopravvivimi con tanta forza pura (…). / Non voglio che vacillino il tuo riso né i tuoi passi / non voglio che muoia la mia eredità di gioia...».

Stefano Tosi

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