Ieri... oggi, è già domani - 19 marzo 2022, 06:00

... "al gnuca bèn"

L'espressione con cui attacca "ùl Giusepèn" è... succosa e stupenda.

... "al gnuca bèn"

L'espressione con cui attacca "ùl Giusepèn" è... succosa e stupenda. Vuole dire tante cose, ma soprattutto, vuole esprimere uno stato d'animo che non è sempre... uguale, ma tende più a moralizzare, piuttosto di esprimere un concetto.

Vediamola, allora nella sua interezza: dire "chèl lì, al parla pocu, ma al gnuca bèn" significa, in italiano "quello lì, parla poco, è taciturno, ma si fa delle riflessioni". Attenzione, però a non cadere nel "tranello". Vero che a "riflettere" è positivo e da apprezzare, ma occorre stare attenti a come si fa una riflessione. Quella del detto, si riferisce al "come" si riflette. Quindi, nella riflessione di chi "gnuca bèn" ci sta la convenienza... la valutazione di ciò che si ascolta, per portarla a proprio vantaggio. "Parlare poco" è sintomo di... eleganza, ma ascoltare senza esprimere un parere o (peggio) non partecipare al dialogo, vuol dire "sento cosa mi si dice o cosa si dice agli altri" , poi mi prendo la briga di valutare il discorso e agire di conseguenza.

C'è malizia nel "gnuca bèn"... c'è una valutazione distorta del discorrere ed è a questo punto che il "gnuca bèn" è quasi ....peccaminoso. Di esempi se ne potrebbero elencare a oltranza. So che da ragazzo, quel "gnuca bèn" l'ho sentito un po' dappertutto e quasi sempre, a disdoro di qualcosa e di qualcuno.

Ecco qualche caso. Si discute di come seminare nel campo, esprimendo il tipo di semina e si scopre che chi ha sentito, aveva altre idee, ma ha capito che è giusto seguire l'invito di chi la pensava diversamente, senza tuttavia, rendergli merito. "Osservare-concatenare-dedurre" come dice Sherlock Holmes e farsene una ragione.

Ascoltare due ragioni differenti di come comportarsi di fronte a una situazione delicata e seguire quella del "più forte" per farselo amico, magari accondiscendere e difendere la sua tesi, anche se è palese che "colui" ha torto. Il "gnuca bèn" propone una riflessione impropria che nasconde la propria indipendenza.

In una trattativa, si scopre il punto debole del contendente.....quindi si accentuano le sue colpe e le sue finalità, per arrivare a un prezzo conveniente a cui aggiungere ....ho scoperto il tuo agire e se non mi agevoli (magari) rendo pubblico quanto mi stai dicendo.

Vai avanti tu, nella decisione e fammi capire qual è la reazione degli altri ....io valuto e prendo la decisione giusta....quella a me favorevole con un "gnuca bèn" interessato.

C'è sempre, nel "gnuca bèn" un che di misterioso.... una mancanza di lealtà... una forma di prevaricazione sull'altro....la mancanza di altruismo.... un insieme di false meditazioni.

Per carità, qualche positività nel "gnuca bèn" esiste. Di fronte a discorsi-scemi, meglio meditare e far finta di lasciare la ragione a chi, a tutti i costi la vuole, ma col "gnuca bèn" si capisce che a volte "verdi buca e foa paòl" (aprire la bocca e far uscire parole) è sempre sbagliato e il "gnuca bèn" salva la faccia e dimostra l'intelligenza.

Ciò che il "gnuca bèn" non serve è ....l'invito di Giusepèn...."pochi paòl e ....Nocino".

Gianluigi Marcora

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