Torna in campo, più civico che mai dopo l’esperienza in consiglio comunale, racconta. Perché il dottor Gianluca Castiglioni ha sperimentato in questi cinque anni cosa significhi non dover rispondere ai partiti, ma alla coscienza, assicura. La voglia di offrire il proprio impegno ancora una volta a Busto Arsizio, quella ereditata da papà Peppino (anche lui medico), è rimasta forte: ecco perché si ripropone come aspirante sindaco con Busto al Centro.
«Ho deciso insieme al mio gruppo di ricandidarci, perché abbiamo visto i tanti problemi di Busto in questi anni, li abbiamo toccati con mano».
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Dunque ha inciso, alimentato questa volontà invece di spegnerla, l’impegno in consiglio? Come l’avete vissuto da lista civica?
È chiaro che si entrava in una struttura, che bisognava imparare a conoscere. Dall’esterno non si vedevano, ma le dinamiche ci sono. Comprenderle aiuta a crescere, da questo punto di vista. In questi cinque anni, pur con tutti i cambiamenti (qualcuno se n’è andato, qualcuno ci ha sfiorato), abbiamo vissuto una bella esperienza di gruppo. Abbiamo continuato a lavorare, durante il periodo amministrativo e ora delle elezioni. Ci ha aiutato a crescere, anche con la pandemia… non potevamo incontrarci, ma ci vedevamo da remoto con cadenza periodica. È servito per avere un gruppo coeso e individuare i punti del programma. Quest’ultimo parte quindi da lontano, grazie all’aiuto di professionisti.
Che cosa vi ha colpiti sfavorevolmente, invece, dell’esperienza in consiglio?
Il fatto che alcune soluzioni di buon senso prospettate in consiglio non venissero accettate per meri problemi di partito. Per ordini di partito. Questo mi ha lasciato veramente perplesso. Da libero pensatore ritengo che devi essere a posto con te stesso. E come gruppo abbiamo sempre votato per la città e i cittadini. Che le proposte arrivassero dalla maggioranza o dalla minoranza, non ci interessava. Ciò che contava era muoversi per Busto. Questo mi permette di dire che abbiamo sempre fatto le cose secondo coscienza.
Lei è medico e questo in un periodo così difficile per la categoria. Anche questo ha inciso nella scelta?
Sì, è stato un periodo difficile. Io da un anno circa sono tornato a fare il medico di base… purtroppo è capitato anche a me di seguire persone che ho fatto ricoverare e per via del Covid sono venute a mancare. Ti affezioni a loro, capisci i loro problemi, condividi la loro mancanza con i familiari. È chiaro che a ricandidarmi mi spinge anche il confronto con gli stessi assistiti, che mi raccontano le cose che non vanno. Capita di vedere gente che non è portatrice di handicap, ma si deve muovere con il bastone… e come fa con questi marciapiedi. Ti dicono problematiche, anche spicciole. Questa attenzione alle persone più deboli è importante. Busto dev’essere inclusiva.
La passione politica, anche con questo taglio, gliel’ha trasmessa anche suo padre?
Lui mi ha insegnato dal punto di vista professionale, ma anche il modo di comportarsi. Credo che al di là delle beghe politiche che allora c’erano forse anche più di adesso (penso alle correnti Dc) si sia sempre comportato appunto secondo coscienza. Questo sicuramente mi ha formato.
Civico, ma anche moderato, si definisce. Come vive questa campagna elettorale che sembra così convulsa?
La campagna è… strana, cortissima rispetto a prima. Mi sembra purtroppo che si parli ancora poco di programmi. Che sono invece quelli che contano al di là dei personalismi e degli scontri per le candidature che invece si sono visti.
Veniamo al programma allora. Quali sono i vostri punti cardine?
La cultura è fondamentale: ci vuole un centro che veda coinvolto solo il Museo del Tessile, da ristrutturare (così oggi non ha un grande attrattività) e far diventare nucleo storico, in rete con strutture come Villa Tovaglieri, Villa Tosi, l’ex carcere. Altro punto, la città dei bambini: consideriamo le fasce dei più giovani, 10-15 anni. I quartieri, sono un elemento chiave: abbiamo ripreso il lavoro di cinque anni fa e purtroppo la situazione è rimasta uguale. Abbiamo già preparato un progetto per le piazze di Sacconago, ad esempio, per ravvivare i negozi di vicinato.
Lei viene anche dal mondo dello sport: anche questo "scende in campo" nel programma?
Sì assolutamente. Vorremmo batterci perché lo sport possa essere praticato in maniera più ampia e libera. I campetti di vicinato, usufruibili dai cittadini come in alcune città europee: favorirebbero l’aggregazione. Anche un regolamento per le società sportive ci sembra importante.
All’eventuale ballottaggio, quanto rimarrete effettivamente Busto… al centro?
Non abbiamo preconcetti e parleremo di programmi. Anche il nostro capolista Gianfranco Bottini l’ha precisato. Non è detto che si debba schierare. Molto dipenderà dal risultato che noi vedremo e io sono fiducioso che il nostro comportamento possa premiare.
Grado di orgoglio per la sua squadra, da 0 a 10? E che visione ha della città?
Nove. È una squadra che sta crescendo. Busto sta cambiando e può farlo ulteriormente. Pensiamo anche alle scuole di un certo livello che ha tra le secondarie, poi l’università, tra poco arriveranno anche le Scienze motorie. Ma si deve fare di più, c’è bisogno di incentivare ulteriormente e far diventare Busto la città degli studenti. Anche puntando sugli Its da sviluppare per fare da raccordo tra scuola e mondo del lavoro.