«Durante l’operazione di battitura, nel carcere di Busto Arsizio una unità di Polizia Penitenziaria è stata aggredita da un detenuto e solo grazie all’ausilio di altro personale si è evitato il peggio. Il collega purtroppo è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso del nosocomio cittadino ove è stato dimesso con una prognosi di dieci giorni». Lo denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario della Lombardia Alfonso Greco. «Oramai è sempre la solita storia e alla fine a rimetterci è sempre il personale di Polizia Penitenziaria che nonostante tutto continua a lavorare con spirito di sacrificio e abnegazione», prosegue il sindacalista. Il Sappe augura una pronta guarigione al collega rimasto coinvolto nella vicenda e «auspica in una risoluzione definitiva alle continue aggressioni al personale da parte dell’Amministrazione Penitenziaria», conclude.
Commenta Donato Capece, segretario generale del Sappe: «Quel che sta succedendo nelle ultime settimane nelle carceri – tra suicidi, aggressioni, risse, evasioni - è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri attuato nel passato. Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più e ha assoluta necessità di interventi urgenti. Sono anni che il Sappe denuncia la necessità di espellere i detenuti stranieri dall’Italia, detenuti che sono oggi quasi 20.000 a fronte delle oltre 62mila presenze, e che la sicurezza interna delle carceri è stata annientata da provvedimenti scellerati come la vigilanza dinamica e il regime aperto: anche l’aver tolto le sentinelle della Polizia Penitenziaria di sorveglianza dalle mura di cinta delle carceri, la mancanza in organico di poliziotti penitenziari, il mancato finanziamento per i servizi antintrusione e anti-scavalcamento sono priorità assolute, eppure, la politica se n’è completamente fregata».
«Si riparta da questi gravi fatti caduti nel carcere di Busto Arsizio, nel giorno della Santa Pasqua, per porre fine all’onda lunga dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari attuato nel passato», conclude il leader del Sappe. «Smembrare la sicurezza interna delle carceri con vigilanza dinamica, regime aperto ed assenza di Polizia Penitenziaria ha infatti favorito inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui. E non è certo l’affettività in carcere a favore dei detenuti la priorità di intervento per il sistema carceri!».