In queste righe forti e dolorose, Gaia Angelo riflette sui tragici fatti di Samarate e sull’ennesimo femminicidio che ha sconvolto il nostro territorio. Partendo dai versi della poetessa Cristina Torres Cáceres, la rappresentante della segreteria della Camera del lavoro di Varese conduce un’analisi lucida e accorata della violenza sistemica che continua a colpire le donne, ribadendo la necessità di un impegno collettivo, quotidiano e radicale contro la cultura del possesso e della sopraffazione. Riceviamo e pubblichiamo.
«“Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima”. Questi sono i versi di una poesia di Cristina Torres Cáceres che abbiamo sentito tante volte negli ultimi mesi. Beh adesso forse dovremmo distruggere davvero tutto perché è successo, è successo ancora. Un’altra donna è stata uccisa. Teresa non è tornata.
Teresa non sarà l’ultima.
Appelli, fiaccolate, marce, minuti di silenzio e minuti di rumore li faremo, continueremo a farli perché gli uomini uccideranno ancora. Perché sono ancora tanti gli uomini che non accettano dei no, che non accettano di essere lasciati, che pretendono che una donna rimanga nonostante facciano i loro porci comodi urlando, picchiando, umiliando, tradendo, avendo doppie vite, stuprando.
Sono uomini normali, che fanno vite normali, che hanno lavori normali, che vivono nell’appartamento accanto al nostro, che vanno a giocare a calcetto con gli amici e che quando chiudono la porta di casa scatenano l’inferno, ogni giorno, tutti i giorni, per anni.
Ma che cosa credono sia una donna? Un’auto di proprietà? Una serva? Una latrina per le loro frustrazioni? Una schiava sessuale? Un fantoccio su cui riversare tutta la loro rabbia di uomini violenti, incapaci di creare una relazione sana, incapaci di dare amore?
Ma perché non stanno da soli?
Pensano che una moglie, una compagna sia roba loro, per sempre, anche quando lei decide di andarsene, magari dopo anni di vessazioni. Pensano che la donna vada controllata, spiata, educata, aggiustata, violentata, malmenata, uccisa se non ubbidisce. Non sono mostri e non sono uomini che sbagliano. Sono uomini che hanno fallito in quanto compagni, in quanto mariti, in quanto padri, in quanto ex mariti ed ex compagni, hanno fallito in quanto uomini e in quanto esseri umani.
Siete uomini che hanno fallito tutto.
Sono pochi gli uomini che invece si ribellano a questa cultura della violenza ma ci sono e il loro impegno è importante, importantissimo. Andate avanti così, dobbiamo unire le forze contro i femminicidi. Dobbiamo combattere la violenza tutti i giorni, dappertutto. Lo dobbiamo fare perché siamo tutte e tutti coinvolti».
Per la segreteria della Camera del lavoro di Varese, Gaia Angelo.