Mancano centottanta minuti alla conclusione della regular season in serie C. A parte le ufficialità della promozione dell'Entella in B e della retrocessione dell'Union Clodiense in serie D, sono ancora tutte da giocare le promozioni dirette nei gironi A e C, le retrocessioni nei tre gironi e le griglie di playoff e playout. Ciò che balza all'occhio sono le classifiche dei tre gironi bersagliate dalle penalità per irregolarità amministrative (ritardi di pagamenti di stipendi e versamenti tributi) se non addirittura le esclusioni a stagione in corso.
I meno in classifica hanno posto fine all'anno sabbatico dello scorso campionato interpretato con troppo ottimismo come un'inversione di tendenza. Ques'anno si è tornati al passato. Nel girone A il Novara ha un -2, la Triestina un -5; nel girone B la Ternana un -2, stessa penalità per il Rimini, Lucchese -6 e Spal -3. Nel girone meridionale il Catania ha un -1, il Messina un -4 con la clamorosa esclusione di Taranto e Turris. E qui, paradossalmente, il campionato è stato falsato anche se si è applicato il regolamento che prevede l'annullamento di tutti i risultati conseguenti contro le squadre escluse. Ne ha tratto beneficio l'Avellino che si è visto accorciare il distacco dall'allora capolista Audace Cerignola da cinque a due punti. Gli irpini avevano conquistato quattro punti contro Taranto e Turris, i pugliesi due vittorie.
La situazione ha allarmato il presidente della Lega Pro, Matteo Marani, invocando norme più stringenti per l'iscrizione al campionato ed anche controlli più serrati da parte della Covisoc. Da condividere, ma dall'effetto di un'aspirina. Abbassano la febbre, ma non risolvono la patologia che afflige la terza serie. Sono troppe ed inostenibili sessanta squadre; è uno spreco di enregie e di risorse economiche. Per non parlare della cifra tecnica di un campionato che sembra aver imboccato un piano inclinato.
Serve una riforma radicale del sistema calcio a partire della serie A per andare fino dilettanti dei campionati regionali; dovrebbe farsene parte diligente il presidente della Figc Gabriele Gravina, rieletto con una votazione plebiscitaria. È materia complessa che tocca tanti interessi: una riduzione di un terzo delle squadre della sola serie C causerebbe disoccupazione nel calcio tra giocatori, allenatori, preparatori atletici e altre figure tecniche.
Associazione calciatori e allenatori sarebbero d'accordo? Per non dire della maggioranza delle squadre in serie A che si oppongono alla riduzione da venti a diciotto squadre per non perdere gli introiti dei dei diritti televisivi con il risultato di avere un calendario ingolfato e sempre a dispetto di una qualità tecnica discutibile.
Come se ne esce? Il pallino è in mano ai vertici federali che si sciacquano la bocca parlando che l'obiettivo è “un calcio sostenibile”. Ma con i continui rinvii e l'immobilismo sarà l'insostenibilità a dare un calcio nel sedere al pallone.