C’è un luogo, silenzioso ma potente, dove le distanze si accorciano, le emozioni prendono forma e le relazioni si rafforzano. Quel luogo è la tavola. Il cibo, troppo spesso ridotto a semplice carburante per il corpo, è in realtà una delle esperienze umane più profonde e identitarie. Lo racconta con sensibilità e competenza la psicologa clinica Rossella Semplici nel suo nuovo libro “Il cibo dell’essere. Oltre il gusto – Il cibo come esperienza umana”, appena uscito e pronto per essere presentato martedì 15 aprile alle 19.45 al Refettorio Ambrosiano di piazza Greco 11 a Milano.
Un evento speciale, dove parole e pietanze si fonderanno in un’esperienza condivisa: prima la cena per le persone in difficoltà, poi la presentazione del libro con Paolo Corvo, sociologo dell’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo, e Fabio Pizzul, giornalista.
Il messaggio è chiaro: il cibo è relazione, è cura, è attenzione all’altro. In un’epoca segnata dall’individualismo, dalla fretta e dall’isolamento, riscoprire il valore del pasto condiviso può diventare un atto rivoluzionario, umano, necessario.
«Nel mio lavoro incontro persone con difficoltà diverse – racconta l’autrice – Guardandomi intorno noto tante problematiche sociali come individualismo, fretta, difficoltà relazionali. Allora mi sono chiesta: che cosa ci accomuna tutti, a prescindere dalle storie? È il cibo. È l’ancora che ci tiene alla vita». Già dalla gravidanza, il cibo trasmette affetto e sicurezza: non solo nutrimento, ma emozione, contatto, presenza. Lo sa bene ogni madre che allatta: un gesto semplice e millenario che comunica molto più del latte.
E poi c’è la dimensione sociale del cibo: preparare un piatto per qualcuno è un gesto d’amore. Condividere una colazione può diventare occasione di dialogo tra colleghi, amici, partner. Studi recenti – come quello sui vigili del fuoco – dimostrano che chi mangia insieme lavora meglio. Alcune aziende lo hanno capito, incentivando i pasti in comune: perché il cibo crea legami, crea comunità.
«Che cos’è il cibo per l’Italia? – si interroga - Il governo nel 2023 ha comunque chiesto di riconoscere il cibo come patrimonio immateriale dell’umanità. Quando noi parliamo di cibo, parliamo di tradizioni: quante volte guardando il cibo ci vengono in mente dei ricordi? Il cibo è parte di una nostra identità anche personale. Come mangiamo, cosa mangiamo, facciamo una scelta. Chi predilige il salato, chi il dolce: indica cosa siamo. Anche il preparare il cibo per gli altri rappresenta un’attenzione all’altro importante. Quante volte attorno a una colazione a un caffè approfondiamo relazioni di coppia, tra colleghi, amici?».
Il libro di Rossella Semplici è anche un invito a rallentare, a scegliere ingredienti locali, di stagione, rispettosi del creato. Cucinare è un modo per ritrovare equilibrio con la natura, riscoprendo una ecologia del quotidiano, fatta di gesti concreti e consapevoli.
E poi c’è la bellezza: il cibo nell’arte, nella musica, nei riti. La “Cantata del caffè” di Bach – citata nel libro – ne è un esempio sorprendente e divertente: anche il grande compositore tedesco ha raccontato, in musica, il desiderio profondo (e ironico) di una giovane donna di poter bere un caffè.
Rossella Semplici, che vive a Marnate, porterà il suo libro anche a Busto e in Valle Olona, territori a lei cari, per continuare un dialogo che parte dalla pancia ma arriva al cuore. Un libro per riflettere, ma soprattutto per ritrovarsi. Perché in un mondo che ha fame di relazioni autentiche, una tavola apparecchiata può essere il primo passo verso una nuova umanità.