Un pezzo di storia dello sport di Busto Arsizio che rischia di “evaporare” (LEGGI QUI). Atlete e tecnici di caratura mondiale, una costante presenza nel gotha del sincronizzato italiano e una tradizione che arriva da lontano, quasi dalla preistoria di questa disciplina che la nostra città potrebbe perdere, nel giro di poche settimane.
Nonostante fosse stato sport dimostrativo alle Olimpiadi di Roma 1960, il sincro si affacciò sul suolo italiano solo a inizio degli anni '70, facendo base proprio nella capitale. Per spostare il baricentro di questa disciplina, all'epoca ancora pionieristica sullo Stivale, servì, qualche anno più tardi, l'avvento di altre piazze proprio come Busto Arsizio. Prima fu la Bustese e, nel corso degli anni, dopo fusioni e mutazioni, arrivò proprio la Busto Nuoto, che ne rilevò il testimone a partire dal 1998. Dalla fine del ventesimo secolo a oggi, la società guidata da Renato Borroni ha fatto enormi passi in avanti, diventando, come già detto, uno dei club di riferimento dell'intero movimento. Oltre un quarto di secolo di successi e soddisfazioni, a partire dal coronamento del sogno olimpico con diverse atlete.
«Negli ultimi 20 anni – spiega il numero uno della Busto Nuoto – siamo sempre stati tra le prime tre società italiane e abbiamo vinto due scudetti. Abbiamo poi sempre fornito alla Nazionale italiana atlete di livello assoluto, juniores e ragazze. Ovviamente vanno citate le quattro che hanno partecipato alle Olimpiadi, ovvero Alessia Lucchini a Sydney 2000, Laura Zanazza ad Atene 2004, Gemma Galli a Tokyo 2020 e Susanna Pedotti nell'ultimo appuntamento a cinque cerchi, ovvero Parigi 2024. Ma in generale sono state tante le nostre ragazze che hanno rappresentato l'Italia ai campionati mondiali ed europei». Ultime, solo per ordine di tempo, la già citata Pedotti e Alessia Macchi che proprio nello scorso weekend hanno partecipato alla seconda tappa di coppa del mondo che si è svolta in Egitto, a Soma Bay. A esse va poi aggiunta la allenatrice Stefania Speroni, attuale tecnico della nazionale della Gran Bretagna.
Ma non finisce qui: «Fino a che c'è stata la gestione Agesp – prosegue Borroni - la Busto Nuoto ha sempre organizzato eventi di portata nazionale e internazionale. Ogni anno a Busto si svolgeva un campionato italiano di nuoto artistico. Nel 2009, l'anno dei Mondiali in Italia, abbiamo organizzato un evento che ha coinvolto anche la nazionale italiana; nel 2011 c'è stata la Coppa Comen, evento di portata mondiale, che ha portato in città atlete dalle più importanti nazioni».
Anche per questo il Coni ha assegnato alla Busto Nuoto la Stella di Bronzo al Merito Sportivo: è evidente la dicotomia tra questo riconoscimento e la situazione economica attuale. La prospettiva di chiudere a fine mese non è solo una “chiacchiera”, schiacciati da un maggiore costo a stagione che si aggira tra i 35mila e i 40 mila euro. Ma c'è comunque fiducia dopo gli ultimi colloqui con il vicesindaco Luca Folegani. «Chiediamo di anticipare i tempi, anche solo per avere la garanzia di un contributo, perché abbiamo davvero urgenza e il rischio è quello, a fine aprile, di dichiarare fallita la società – precisano Borroni e il consigliere Cristina Cagelli – Dobbiamo pensare ai nostri allenatori, che ricevono uno stipendio, e a tutte le nostre atlete, anche a chi non fa parte del settore agonistico. Lo sport ha una valenza sociale».
Dopo la piscina, ferma fino a data da destinarsi, Busto potrebbe davvero perdere anche una delle società più blasonate della città?