Busto Arsizio - 15 aprile 2025, 08:00

Diffida e richiesta di risarcimento per gli atleti senza piscina: «Interrotto un servizio pubblico»

Manara chiusa, stimato in 1.000 euro mensili il danno ai "pendolari dell’acqua" e alle rispettive famiglie. Il documento parla di manutenzioni straordinarie trascurate a lungo, non imputabili ai gestori ma alla proprietà dell'impianto: spunta l’invito alla negoziazione assistita. Il Comune ha precisato la sua posizione alla Pasqua dell'Atleta

«Tenere indenni le famiglie dai danni subiti e subenti (dunque in accumulo, Ndr) a causa dell’interruzione della fruizione della piscina Manara». È uno dei passaggi finali dell’invito/diffida che l’avvocato Stefania Gennaro ha inviato al Comune di Busto, mossa che il sindaco, Emanuele Antonelli, ha stigmatizzato durante la “Pasqua dell’atleta” (vedi QUI). In pratica, il documento inviato tramite Pec a Palazzo Gilardoni chiede di risarcire i danni patiti dalle famiglie degli atleti, spesso molto giovani, costretti a emigrare per l’indisponibilità della piscina Manara. Non proprio spiccioli, visto che si parla di mille euro mensili a famiglia, tra costi (trasporti e iscrizioni), allenamenti in spazi non ottimali, tempi di trasferimento verso e da altri impianti natatori. Il ragionamento, in sintesi, è: la piscina svolge un servizio venuto meno soprattutto a causa di una manutenzione straordinaria che si è rivelata come minimo deficitaria e di controlli non avvenuti. I conseguenti danni sono imputabili alla proprietà, dunque al Comune, non a gestori che hanno lasciato a desiderare (QUI la risoluzione del contratto con Forus) ma ai quali non competevano gli interventi di portata maggiore.

«La piscina Manara – riporta la diffida – è struttura comunale e rappresenta un SERVIZIO PUBBLICO ad oggi (il documento è di novembre 2024, Ndr) arbitrariamente ed illegittimamente interrotto, tanto da integrare gli estremi di reato». Poco oltre: «L’Amministrazione Comunale in tutti questi anni non si è premurata di svolgere la manutenzione straordinaria necessaria per non arrivare a chiudere la piscina per oltre un anno, considerando anche il periodo di chiusura già subito con la precedente gestione di Sport Management…».

L’invito/diffida si conclude con la richiesta di risarcimento e l’invito a porre in essere i necessari interventi per ripristinare il servizio interrotto.

Il sindaco, nell’intervento alla Pasqua dell’Atleta, ha sottolineato la vicinanza al mondo dello sport della sua Amministrazione, il dispiacere per l’indisponibilità dell’impianto e per le difficoltà degli atleti, la chiusura disposta dal Tribunale (meno di un anno fa anche la notizia dell'apertura di un'indagine, vedi QUI), la scelta di un intervento radicale: non spendere tra i 600mila e i 700mila euro per riaprire in fretta ma guardare al medio e lungo periodo, seppure con costi decisamente superiori. Il 13 maggio è convocata una commissione Sport in cui si parlerà (vedi QUI) del project financing, dei lavori da eseguire (non sembrano esserci ostacoli importanti perlomeno in vista della stagione estiva, all'aperto), della gestione dell’impianto .

Intanto, però, il pendolarismo dell'acqua prosegue, i disagi per gli atleti orfani della Manara pure. «Al Comune – fa presente, oggi, l’avvocato Gennaro – abbiamo mandato un invito alla negoziazione assistita: sediamoci intorno a un tavolo e discutiamo della situazione, di come ci siamo arrivati, di quello che comporta per quanti non possono più utilizzare la Manara. La risposta “non abbiamo alcuna colpa” davvero favorisce il ricorso alle vie legali».

Quante le famiglie coinvolte? «Grosso modo un quindicina. Potenzialmente, molte di più».

Stefano Tosi