Ieri... oggi, è già domani - 10 aprile 2025, 05:00

“Pioegi fàn pioegi” - “Pidocchi fanno pidocchi”...

Detto antico nella parlata del Dialetto Bustocco da strada. Non facciamoci impressionare dal titolo, c'è una "storia" dietro questo "detto"...

Detto antico nella parlata del Dialetto Bustocco da strada. Non facciamoci impressionare dal titolo di questo pezzo: "dane fàn dane e pioegi fàn pioegi" (soldi fanno soldi e pidocchi fanno pidocchi).. C'è una "storia" dietro a questo "detto" che racchiude in sé, molteplici interpretazioni. Cominciamo con una: chi è risparmioso e tutela i propri averi (non solo i soldi), può sperare di raccogliere nei "tempi grami" un certo profitto che può tutelarlo in caso di bisogno.

Ai miei tempi (subentra nel discorso Giusepèn) si puntava molto sul risparmio. Che avveniva non solo con il "gruzzolo" depositato in Banca, ma pure col "mettere sotto il materasso" ciò che si riusciva a risparmiare sulle spese correnti. Era inveterato questo "uso personale" di risparmio. Da una parte, la "masèa" (donna di casa - mamma, sposa, tutrice) teneva d'occhio la spesa "andò a pruedi" che si può ben tradurre "andare a provvedere", ma che significa semplicemente "far la spesa", mentre da parte del padre, si doveva pensare alle necessità della campagna, con l'acquisto degli attrezzi, le sementi, il costo degli animali e per gli animali!.

Quindi, quando mamma e babbo "s'à truèan" (si trovavano, si dedicavano) per discutere di "finanza familiare", ciascuno mostrava il proprio conto, su un pezzo di carta qualsiasi (magari anche di cartone), scrivendo col lapis (come si diceva per non dire matita) che sembrava "roba da sciui" (cosa di ricchi) - anche qui, sembra strano non-parlare di penna, per il semplice fatto che di normali penne-biro non ne esistevano e le penne in uso (quelle col pennino da intingere nel calamaio - inchiostro), in casa della gente comune, non se ne discuteva. Anche se, per gli scolari, la penna col pennino era normalmente utilizzata.

C'è una variante al "dane fàn dane" che è di derivazione Celta - la maggior parte della gente comune diceva "parpài fàn parpài" che è di derivazione Ligure e che fa parte del Dialetto Ligure che è di derivazione Romanica, da cui deriva il Dialetto Bustocco.

La parsimonia con cui si trattava il denaro, ha fatto nascere qualche diceria: quella delle "braccine corte" della gente di qui, ma c'è un'enormità di esempi che dimostrano proprio il contrario.  La magnificenza e la generosità della gente "nativa e lavativa" di Busto Arsizio.

Basta un solo esempio: il moderno Ospedale tuttora vigente, l'hanno costruito con larga parte donata "da chi ga po’" (da chi può) cioè i ricchi di Busto Arsizio, per giungere alle laute "donazioni" che si effettuano a favore di Enti Pubblici che "campano" per quanto ricevono. A onor del vero, c'è da dire che "un tempo", i "controlli fiscali" non erano così capillari e parecchi "sciui" si "lavavano la coscienza, facendo del bene" con qualche elargizione che non inficiava il …. bilancio aziendale e quello di casa loro.

Giusepèn è drastico nel giudicare Busto Arsizio. Tira in ballo l'UNIVA (Unione Industriale della Provincia) - su 126 Comuni della Provincia di Varese, Busto Arsizio è al primo posto per ricchezza; sia quella prodotta a livello personale sia la ricchezza prodotta a livello aziendale - inoltre, Busto Arsizio e i Comuni del Medio Olona, insieme, producono l'85% del Pil dell'intera Provincia di Varese - segno che 9 Comuni su 126 (sic) - (Busto + 8 Comuni del Medio Olona), detengono un primato invidiabile, che non ha riscontro in nessuna parte d'Italia - tanto è vero che Busto Arsizio è la sesta città in Lombardia, per importanza e la prima città non-Provincia, nel novero della casistica del "benessere" e in quella dei "servizi" - so, a priori che taluni detrattori, sostengono il contrario, ma (come si dice a Busto) "carta canta", lo testimoniano i dati ufficiali che qualificano Busto Arsizio.

Certo (come dicevano i Latini "ad maiora, semper" per dire che "cose da rivedere" ce ne sono, lavori da fare, pure, negligenze non sopite, anche, ma di certo, nulla mi proibisce di citare un pezzo dell'Inno-Bustocco che dice:"la mia città è Busto Arsizio - città grande nel Lavoro e nell'Amore" … .io amo la mia città e chi invece la "tollera" se ne faccia una ragione!

Giusepèn, l'e ua dul Nocino (è il momento del Nocino) e vediamo di amare tutti, Busto Arsizio!

Gianluigi Marcora