Gli applausi scroscianti che hanno accolto Amalia Ercoli Finzi al suo ingresso al Museo del Tessile sono diventati addirittura impetuosi quando, più o meno un’ora dopo, la scienziata ha salutato gli studenti coinvolti da ““Agorà: Steam 2050 – Scuole del futuro”. Classe 1937, prima donna italiana laureata in Ingegneria aeronautica, personalità riconosciuta a livello mondiale, fra l’altro, per le consulenze scientifiche con Nasa e Agenzia Spaziale Europea, Amalia Ercoli Finzi ha conquistato i partecipanti alla giornata organizzata dall’Ufficio scolastico territoriale di Varese con il Comune di Busto, dedicata alle nuove frontiere dell’insegnamento e del mondo del lavoro. Iniziativa (vedi anche QUI) che nel suo complesso è stata coronata da un indiscutibile successo, ha sottolineato l’assessore all’Istruzione Chiara Colombo, per la qualità dei relatori e per la partecipazione degli istituti.
Ma è stata comprensibilmente la “signora delle comete”, accolta dal sindaco, Emanuele Antonelli, dal dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, Giuseppe Carcano, e dalla referente Steam Debora Lonardi, a scatenare l’entusiasmo. Fin dalle prime battute, con tanto di rivendicazione sul ruolo che le donne meritano anche in ambito scientifico. «Ho aiutato le ragazze che ho laureato – l'affermazione della ex docente al Politecnico – a trovare una sistemazione buona, in posizione decisionale. Perché è così che possiamo cambiare il mondo».
Immancabile un riferimento al territorio e allo stesso Museo del Tessile, al suo passato produttivo (Amalia Ercoli Finzi è nata a Gallarate e ha studiato allo Scientifico di Busto): «Mi sono iscritta al Politecnico nel 1956, quando ancora tutto quello che abbiamo qui intorno, oggi, funzionava. Poi è andata come è andata, pazienza. Mentre ero all’università, nel ’57, è arrivato lo Sputnik, è nato lo spazio. Popoli che si erano fatti la guerra incominciavano a trovarsi intorno a un tavolo, a discutere di quello, dello spazio».
E via, tra rievocazione storica nuove sfide. La competizione Usa-Urss, la conversione di tecnologia bellica alla causa dell’esplorazione, la caricatura di politici che hanno fatto la storia (ad esempio Kruscev, un presidente russo «…che si accorse della grande cosa fatta dai suoi, andando nello spazio, dopo avere letto i giornali americani»). Ancora, i satelliti applicativi, la frontiera-Marte, il viaggio nello spazio paragonato alle grandi avventure terrestri (la ricerca delle sorgenti del Nilo, le spedizioni di Shackleton), le difficoltà di un atterraggio su Marte e della realizzazione di una base lunare, l’unione delle forze: «Chi lavora alla stazione spaziale lunare? Tutti. Tutti i paesi che hanno capacità tecnologica». Quali le professionalità in gioco? Di nuovo, tutte: «Servono, per esempio, avvocati per definire il diritto, lo spazio non può essere del primo che arriva in un certo posto. E gli psicologi, per insegnare a chi partirà a vivere lunghi periodi in condizioni completamente diverse da quelle che conosciamo».
Piglio deciso, parlantina sciolta, sorriso sulle labbra, un solo sorso d’acqua durante un discorso fatto rigorosamente in piedi, Amalia Ercoli Finzi si è infine rivolta in modo diretto a studenti e studentesse: «Quando gli americani, che fino a un certo punto erano stati sempre secondi, superati dai russi, andarono sulla luna lo fecero, dissero, perché è nelle cose difficili che dimostriamo il nostro valore. Vale anche per voi, nelle decisioni che prendete, negli studi che scegliete (…) Il mestiere che ho fatto è bellissimo anche se toglie il sonno. A voi dico: avete il futuro nelle vostre mani. Si parla male dei giovani? I giovani hanno preso dai genitori, sono stati formati nelle loro famiglie, vivono in una società piena di difetti. Potete fare meglio di quello che avete trovato, fatelo. Ciascuno di voi ha una caratteristica eccezionale, che solo lui possiede, dovete fare fruttare il vostro talento. Sarete giudicati per questo».