Sipario aperto per l’ultima serata della stagione al Teatro Manzoni, che ha chiuso col botto – anzi, col portafoglio ben chiuso – con lo spettacolo “Pignasecca Pignaverde” interpretato da un irresistibile Tullio Solenghi. Uno spettacolo che ha fatto il “pienone” a metà: 300 spettatori hanno "riempito" la sala, pronti a godersi una serata all’insegna dell’ironia e della parsimonia, quella tutta genovese.
Prima dell’inizio, l’organizzatore della rassegna, Marco Bianchi, ha ringraziato calorosamente (senza risparmiare entusiasmo, almeno quello) il pubblico, gli abbonati e i volontari: «È stata una stagione impegnativa, ma positiva per la qualità dell’offerta. Stiamo già pensando alla prossima… ma non possiamo dire nulla: aspettiamo conferme dalle compagnie. Però, vi ricordo, il 29 aprile ci sarà un tributo a Mina, fuori abbonamento. Gli abbonati avranno uno sconto». Ovviamente. Un’ultima chicca per chiudere in bellezza, e magari aprire un po’ il portafoglio.
Sul palco, la scenografia colpisce: elegante, grigia, con pareti d’epoca, quadri in bianco e nero e un camino che più che riscaldare l’ambiente, sembra custodire segreti… e magari qualche lira nascosta da Felice, il protagonista tirchio interpretato da Solenghi. Il suo ingresso è accolto da un applauso caloroso e da subito, tra una battuta e l’altra, si delinea il tema centrale: l’avarizia. Ma non quella noiosa o da manuale di economia. Qui si ride. Eccome se si ride.
Il testo è un continuo gioco di doppi sensi, dialetto genovese che si scontra con l’italiano, e battute che fanno centro, soprattutto quando toccano corde fin troppo familiari: sigari nascosti come tesori, vino annacquato con l’arte del sommelier dell’Accademia della Stretta (di mano, ovviamente), pretendenti spiantati ma ambiziosi, e una servetta vivacissima che ruba la scena a ogni uscita.
Il pubblico, divertito e complice, ha riso di gusto. Perché sì, ridere dell’avarizia genovese è come parlare male della propria famiglia: si può fare solo se si è parte del club. Al termine Solenghi ha fatto presente che il pubblico bustocco era il primo "straniero", dopo una "ricca" stagione sui palcoscenici di tutta la Liguria, ma, nonostante i bustocchi fossero forestieri hanno apprezzato la "vis comica" della pièce.
Con questo spettacolo, il teatro Manzoni chiude una stagione generosa – di emozioni – e già promette nuovi appuntamenti. Perché si sa: magari il genovese può essere ritenuto tirchio, ma con il teatro… spende volentieri. Soprattutto se c’è lo sconto.