Un appello fermo e articolato quello che arriva oggi dal consigliere comunale Massimo Gnocchi, capogruppo di Obiettivo Comune Gallarate, che venerdì scorso ha depositato una mozione urgente per chiedere una netta presa di posizione del Consiglio comunale contro la delibera n. 297 approvata da ASST Valle Olona il 12 marzo scorso, nella quale si stabilisce una riduzione di 109 posti letto rispetto a quanto previsto dall’Accordo di programma votato dal Consiglio gallaratese il 28 settembre 2023.
Il nuovo piano prevede infatti 664 posti letto complessivi (di cui 611 ordinari e 53 per il day hospital), un numero che Gnocchi giudica non solo insufficiente, ma del tutto incoerente rispetto alle necessità reali di un territorio vasto e densamente popolato come quello del sud della provincia di Varese.
In conferenza stampa, Gnocchi ha chiarito che la mozione era pronta da tempo: «Era nel cassetto da diversi mesi, abbiamo solo atteso il momento giusto per protocollarla. Questa mozione, per noi, chiude un cerchio: già il 3 febbraio 2022 avevamo denunciato pubblicamente la questione dei posti letto. Oggi torniamo sul tema, perché nulla è cambiato. È giunto il momento che il Consiglio comunale si esprima in modo netto. Chiediamo che venga censurata formalmente la proposta dei 664 posti letto contenuta nella delibera della ASST, perché non è coerente con quanto approvato nel testo dell’accordo di programma, e soprattutto non risponde alle esigenze sanitarie di questo territorio».
Il consigliere ha sottolineato come la ricognizione dell’ASST del 3 agosto 2021 evidenziasse la presenza di 1088 posti letto nei due ospedali esistenti, mentre nel testo votato dal Consiglio comunale si parlava di 773 posti letto ordinari. Oggi, invece, la prospettiva è quella di un drastico ridimensionamento, che Gnocchi definisce «inaccettabile».
«Non abbiamo mai fatto solo critiche — ha precisato — ma sempre avanzato proposte. Non ci limitiamo a dire no: chiediamo una vera revisione del progetto dell’ospedale unico, che è stato concepito nel 2016 e non tiene conto della trasformazione demografica e sociale in atto. Siamo in un territorio che invecchia, con una popolazione sempre più fragile e con bisogni sanitari crescenti. Come può un ospedale da appena 600 posti letto far fronte a tutto questo?»
Gnocchi ha anche fatto riferimento al rischio che la chiusura dell’Ospedale Sant’Antonio Abate comporti un danno economico significativo per la città, non solo in termini di servizi alla popolazione ma anche dal punto di vista urbanistico e immobiliare. «C’è anche un impatto sul comparto edilizio e commerciale della zona, che non possiamo ignorare. Le aree da dismettere sono ampie e complesse da riconvertire. Serve una visione strategica, non un ridimensionamento calato dall’alto».
Il capogruppo di Ocg ha ricordato che in altre realtà italiane, come Ornavasso, San Donà di Piave in Veneto o alcuni casi di accorpamento a Milano, progetti simili sono stati prima adottati e poi abbandonati, perché si sono rivelati non sostenibili o sbilanciati sul piano territoriale.
Nel corso della conferenza stampa sono state citate anche due ipotesi alternative sul tavolo: la prima prevede il mantenimento del padiglione Boito e del padiglione Est dell’attuale ospedale di Gallarate; la seconda estende questa soluzione anche al Polimedico Ovest, che potrebbe essere trasformato in Rsa per anziani, pur senza menzionare il padiglione Trotti Maino. «Vogliamo che su queste opzioni si discuta sulla base di documenti veritieri, non di previsioni astratte», ha ribadito Gnocchi.
Quanto alla possibilità di una manifestazione pubblica, il consigliere ha frenato: «Al momento non riteniamo sia matura l’idea di una mobilitazione di piazza, ma questo non vuol dire che il malcontento non stia crescendo. La cittadinanza è disorientata e stanca di leggere informazioni fuorvianti».
Infine, un passaggio sulle dinamiche politiche. «Non abbiamo fatto alcun calcolo su quale sarà il sostegno dei consiglieri del centrodestra. L’ospedale non può essere terreno di scontro tra partiti. Dovrebbe sventolare una bandiera bianca, quella della sanità pubblica e del bene comune. Noi abbiamo sempre raccontato la verità. Ora pretendiamo che la raccontino tutti».
La mozione sarà discussa nelle prossime sedute del Consiglio comunale. In gioco, oltre al futuro di una struttura ospedaliera, c’è quello della sanità pubblica dell’intera area Malpensa.