Gallarate | 07 aprile 2025, 11:56

Il Maga celebra i 75 anni del Premio Gallarate con Atto Unico, la mostra che ripercorre la storia dell’arte italiana dal dopoguerra a oggi

FOTO E VIDEO. Un viaggio immersivo attraverso 75 anni di arte italiana: opere iconiche, nuove acquisizioni di grandi maestri come La Rocca, Fabro e Paolini, e un allestimento inedito che trasforma la storia del Premio Gallarate in un racconto corale, tra memoria, visione e storia della critica

“Atto Unico. Premio Gallarate 1950-2025” è il titolo della grande mostra che il museo Maga di Gallarate inaugurerà il 13 aprile 2025 per celebrare i 75 anni del Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate. L’esposizione, visitabile fino al 5 ottobre, si configura come un’unica narrazione sperimentale che attraversa la storia del Premio e, con essa, quella dell’arte italiana dal secondo dopoguerra a oggi.

Il riallestimento delle collezioni permanenti del Maga, curato da Emma Zanella e Alessandro Castiglioni, diventa così racconto vivo delle ventisette edizioni del Premio, dei protagonisti che lo hanno animato e di centinaia di artisti, critici e curatori che, negli anni, hanno costruito un patrimonio di opere oggi fondamentale per comprendere le evoluzioni del linguaggio artistico contemporaneo.

«È una mostra importante perché rappresenta un ponte tra passato, presente e futuro» ha dichiarato il sindaco Andrea Cassani. «Il riallestimento sperimentale delle collezioni valorizza il nostro patrimonio culturale e conferma il ruolo centrale del Maga nel panorama artistico nazionale».

«Questa nuova mostra celebra la lunga e prestigiosa tradizione della nostra città nel sostenere e diffondere l’arte e la cultura” – le parole di Claudia Mazzetti, assessore alle Attività –. Atto Unico offre una straordinaria opportunità per esplorare la storia e l’eredità del Premio Gallarate dalla sua nascita fino ad oggi in un viaggio che fa emergere le evoluzioni caratteristiche della storia dell’arte contemporanea degli ultimi 75 anni».

Le nuove acquisizioni: poesia visiva, memorie intime e forme archetipiche

La mostra si arricchisce di preziose novità. Grazie ai fondi del PAC 2024 (Piano per l’Arte Contemporanea), il Maga ha acquisito Appendice per una supplica (1972) di Ketty La Rocca, figura centrale della poesia visiva italiana. L’opera, un fotomontaggio su carta, rientra in uno dei cicli più intensi e rappresentativi della sua produzione, in cui La Rocca sovrappone scrittura e immagine per esplorare la relazione tra corpo, linguaggio e identità femminile. L’opera acquisita riflette appieno la sua poetica: un’“appendice” visiva e verbale che richiama la supplica come gesto estremo, individuale e collettivo insieme, capace di mettere in crisi le forme codificate del linguaggio.

Tra le acquisizioni di rilievo vi è anche Vera (1969) di Luciano Fabro, maestro dell’Arte Povera, di cui il Premio Gallarate celebra il pensiero radicale e la tensione verso la materia e l’idea. L’opera, di forte impatto concettuale, reinterpreta in chiave contemporanea l’idea di “verità” attraverso forme archetipiche e materiali semplici, con l’intento di mettere lo spettatore di fronte a interrogativi più che a risposte.

Infine, grazie al bando Strategia Fotografia 2024 della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, entra nelle collezioni Il mondo di prima (2020) di Giulio Paolini. L’opera si compone di sette portaritratti disposti in ordine sparso su un tavolo d’epoca: ognuno presenta un fotomontaggio dell’artista da bambino, inserito in ambienti immaginari — dallo studio di Matisse a un teatro, da una sala museale al dialogo con un nudo femminile. Come in un fotoreportage onirico, il Paolini di oggi si confronta con le “promesse del futuro” del bambino che è stato, in un gioco di slittamenti temporali tra memoria, desiderio e citazione.

«Quello che tutto il pubblico andrà a vedere è un unico coerente racconto – spiega il curatore Alessandro Castiglioni – che mette in ordine tutte le edizioni del Premio e valorizza anche una serie di artisti, come Fabro e La Rocca, che pur esistendo nella storia del Premio non erano ancora stati acquisiti».

Un ponte verso il futuro

L’esposizione è parte integrante del progetto Orizzonti in Movimento, promosso da Regione Lombardia nell’ambito dell’Olimpiade Culturale Milano-Cortina 2026, e anticipa il secondo capitolo della rassegna, previsto per gennaio 2026.

«Il Premio Gallarate non si è mai fermato – ha sottolineato Francesca Caruso, assessore alla Cultura di Regione Lombardia – ha saputo rinnovarsi, aprirsi al nuovo, mantenendo vivo il dialogo con il tempo che vive».

Nato nel 1950 su impulso di Silvio Zanella e dell’Associazione Universitari Gallaratesi, il Premio Gallarate ha accompagnato ogni trasformazione dell’arte italiana, dando voce a protagonisti come Fontana, Melotti, Rama, Ontani, Isgrò, Vedova, fino ai più recenti Vitone, Moro, Migliora. Accanto a loro, una lunga schiera di critici – da Dorfles a Crispolti, da Lea Vergine a Chiara Alessi – ha contribuito a plasmare lo sguardo della manifestazione, rendendola uno specchio fedele del proprio tempo.

Come ricorda la direttrice del Maga, Emma Zanella: «Questa mostra è un atto unico. C’è una grande collettività di artisti. Racconta come un’istituzione abbia costruito un museo, cambiato modo di operare, scelto a chi dare attenzione. È anche un modo per capire come si è evoluta la nostra idea di arte nel tempo».

Il Presidente del Maga Mario Lainati sottolinea: «La nascita del Premio è stata una piccola “Rivoluzione Copernicana” per la cultura cittadina. Il museo esiste grazie a questa intuizione, ancora oggi vitale e condivisa».

L’opening si terrà sabato 12 aprile alle ore 18.00, una mostra da non perdere, per rileggere 75 anni di arte italiana e di storia gallaratese attraverso le opere, le voci, le tracce di chi ha saputo immaginare, ogni volta, un nuovo possibile orizzonte.

Alice Mometti

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