Oggi è stata avviata una procedura di riorganizzazione che prevede la riduzione di 180 dipendenti, di cui 162 di UBS ESE. «Pur comprendendo le necessità aziendali, riteniamo inaccettabile questa drastica riduzione, soprattutto a soli tre mesi dall'inizio della nuova realtà. Chiederemo un incontro per discutere soluzioni e tutelare l'occupazione, utilizzando gli strumenti contrattuali a disposizione». Così le RSA e le Segreterie Territoriali di UBS in una nota che riceviamo e pubblichiamo.
«In data odierna abbiamo ricevuto dall'azienda la comunicazione dell'avvio della procedura di riorganizzazione, che avrà ripercussioni sul personale, con una riduzione di 180 dipendenti, suddivisi tra 18 lavoratori di UBS Fiduciaria e 162 di UBS ESE.
Seppur consapevoli che processi di fusione e trasformazione, come quello avvenuto tra UBS ESE e Credit Suisse, comportino assestamenti nei modelli organizzativi, non possiamo accettare che la riduzione del personale sia sempre la soluzione adottata dalle aziende. E ancor meno in una misura così ampia: rinunciare a 180 lavoratori significa ignorare che le persone sono la vera forza e il motore di un'azienda, e non considerare il ruolo sociale che ogni impresa ha nel territorio e nel contesto economico e geografico in cui opera. Questo non è sostenibile.
Non è possibile che, a soli tre mesi dalla nascita della nuova realtà, periodo in cui le lavoratrici e i lavoratori hanno dimostrato grande responsabilità, dedicandosi all'integrazione in un contesto di aumenti esponenziali dei carichi di lavoro, alla creazione di nuove strutture, all'apprendimento di nuove procedure e alla conoscenza di una clientela diversa, si decida che si possa fare a meno di quasi un terzo delle persone dell'azienda. Donne e uomini, con la loro esperienza professionale, il loro vissuto in azienda e con situazioni familiari e progetti di vita differenti.
Sappiamo che la natura di queste decisioni, in una società estera, risiede nella volontà della casa madre, e ne abbiamo purtroppo conosciuto già le conseguenze anche negli altri paesi coinvolti. In questi mesi ci siamo confrontati con la Responsabile delle Risorse Umane durante le fasi che hanno accompagnato il lungo processo, in un contesto di dialogo e ricerca di soluzioni, e ci auguriamo che, con la stessa responsabilità, si affronti ora questa situazione così drammatica.
Chiederemo sin da subito un incontro, il cui punto di partenza per noi è uno solo: la riduzione degli esuberi dichiarati e la volontarietà. Vogliamo chiarezza in merito alla strategia aziendale e la conferma dell'utilizzo di tutti gli strumenti che il nostro Contratto collettivo mette a disposizione per la salvaguardia e la tutela dell'occupazione, a partire dalla riqualificazione interna e dall'uso del Fondo di Solidarietà.
Nelle prossime settimane convocheremo un'assemblea per confrontarci con tutte e tutti voi e siamo a vostra disposizione per qualsiasi richiesta di chiarimento».
«Dopo solo tre mesi dalla fusione l'azienda dichiara che 180 lavoratrici e lavoratori risultano in esubero. Riteniamo questo atteggiamento aziendale irrispettoso nei confronti delle persone impattate dal processo che hanno dimostrato grande senso di responsabilità e di professionalità. La Uilca intende monitorare e vigilare tutte le fasi di questa procedura aziendale delicata, al fine di attivare tutte le tutele possibili» ha sottolineato Pietro Maiello, Segretario Regionale Uilca Lombardia.