David Cronenberg, grande ospite nel primo giorno del Baff 2025, è arrivato, in collegamento da Londra per un’indisposizione, quasi con discrezione, attento innanzitutto al pubblico. Ha salutato, ringraziato, è stato puntuale nell’interrompersi così da favorire una traduzione che non perdesse nulla, ha chiesto fin dove poteva spingersi per non spoilerare la visione del suo "The shrouds", proiettato al cinema teatro Manzoni subito dopo l’intervista con il critico Gianni Canova e il direttore artistico del Baff, Giulio Sangiorgio.
Un intervento denso, ricco, nello stile che il Baff vuole darsi, come ribadito da Sangiorgio introducendo la serata: «Questo vuole essere un festival di contenuti e non da tappeto rosso». Con lui sul palco, a inizio serata, il neo presidente Gabriele Tosi ha omaggiato i predecessori, Vittorio Giacci e Alessandro Munari, mentre il sindaco, Emanuele Antonelli, ha voluto sottolineare l’impegno di «…persone che amano il cinema e che lavorano con grande professionalità tutto l’anno per darci una grande settimana di festival». Così Manuela Maffioli, assessore alla cultura: «Si rinnova l’atto d’amore per il cinema, un’arte che in città è vissuta con otto sale, un multisala, quattro cineforum, una rassegna estiva e una scuola di altissimo prestigio. Il festival è una speciale occasione di approfondimento, viva Busto».
Il pubblico si è goduto le parole di Cronenberg (a lui il premio Ceccuzzi all’eccellenza cinematografica), un intervento di quelli che gli amanti di cinema sperano di poter ascoltare in una simile occasione. Si è parlato della filmografia del regista («i miei film vivono in me ma sono sempre concentrato su quello che faccio sul momento»), di musica, produzione, piattaforme. E dei temi toccati da The Shrouds, ovviamente, quasi una confessione, film malinconico lo ha definito Canova, ricordando la scomparsa della moglie che ha segnato il regista. «Ogni mio film parte anche dalla mia esperienza di vita, poi diventa fiction. Il protagonista ha perso la moglie da sette anni ma è ancora in crisi. E il complotto (sul complottismo è arrivata la sollecitazione di Sangiorgio, Ndr) può essere una strategia per gestire il dolore del lutto».
Elementi “alla Cronenberg”, come la possibilità di vedere, con la tecnologia, che cosa succede a un corpo una volta nella bara e, quasi paradossalmente, un ampio sorriso del regista quando Canova ha evidenziato che l’auto guidata dal protagonista di The Shrouds è una Tesla: «Dovesse girare di nuovo il film, userebbe la stessa macchina?». Risposta: «Le Tesla sono molto tecnologiche e il personaggio è un imprenditore nel settore della tecnologia. Io stesso possiedo una Tesla, mi piace la mia auto. Non sono sicuro che mi piaccia Elon Musk». Risata in sala.