Ieri... oggi, è già domani - 24 marzo 2025, 05:52

“Ul pan di lurdi” - Il pane degli allocchi

Mamma Paola è davvero speciale, ne discuto subito con Giusepèn che mi dimostra la sua piena adesione ai "suggerimenti" di questa "santa donna" in merito a espressioni del nostro Dialetto Bustocco da strada...

Mamma Paola è davvero speciale - ne discuto subito con Giusepèn che mi dimostra la sua piena adesione ai "suggerimenti" di questa "santa dona" (lo dice proprio lui - "santa donna"), in merito a espressioni del nostro Dialetto Bustocco da strada.

Leggere per credere: "ul pan di lurdi, l'è ul prim a finì" (il pane degli allocchi, è il primo a finire". E qual è l'insegnamento? - che gli stupidi, coloro che vogliono "farsi vedere", che si atteggiano, che sono pieni di boria e di spocchia, sono i primi a patire delle loro manchevolezze. Ben differente da coloro che offrono "ul pan" (il pane) con spirito caritatevole. La parola "lurdu" equivale a cretino, stupido, ignorante, scemo …. e quant'altro ancora manifesta la non-intelligenza.

Facciamolo un esempio concreto: "chi costringe a privazioni in casa propria, ma disperde le poche sostanze che possiede, per far bella figura cogli altri" - nello specifico, "lurdu" è anche chi è ottenebrato dal vizio e "gioca d'azzardo" per tentare la "fortuna" e priva moglie e figli del denaro da spendere per i bisogni primari - al "lurdu" bisogna aggiungere anche "pocu scrocu" (poco furbo).

La saggezza di mamma Paola, non si ferma qui. Spazia coi suoi ricordi "a candu s'andèa a foa" (al tempo in cui si andava in campagna -foa- è proprio il luogo fuori dal centro abitato, dove "ul paesàn" (il contadino) coltivava di tutto - "ul me po’" (mio padre - lo dice Donna Paola) "al ma menèa su a conna dàa bicicletta, a Sant'Anna in dua ghea 'na ciopa da tera sumenòa e par nogn cà steam dadre dul Dom, l'ea teme andò turnu, cuntenti" (mi portava sulla canna della bicicletta; nel Rione di Sant'Anna, dove avevamo un pezzo di terreno che papà seminava e, per noi che abitavamo dietro al Duomo (il Santuario di Santa Maria di Piazza era il Duomo), era come andare in gita, contenti). - "s'andèa a catò i bacunscèi e a cuerengioea e la sa mangea cunt'i oi induìi. S'à mangea anca i pacialàci, i fioeui dì rubìn, cunt'a furtoea" (si andava a cogliere i baconcelli -simili ai quadrifogli- e l'insalata-matta che si mangiava con le uova sode -insalata e ciapi- si mangiavano pure i fiori delle robinie (pacialaci) che con le uova, formavano una gustosa frittata).

La figlia Graziella Enrica, sollecita mamma Paola a dire cosa si mangiava per Pasqua e subito, mamma risponde: "a prima insalota du ortu, cundìa cunt'u oli e 'na fesa d'ai frescu" (la primizia insalata prodotta dall'orto di casa, condita con olio e uno spicchio di aglio fresco) "na buntò" (una bontà per il palato).

"Nogn fioeu seàm cuntenti inscì, ma al di din coeu ghe cambiò tuscossi" (noi ragazzi eravamo contenti così, nella maniera semplice, ma al giorno d'oggi è tutto cambiato). Mamma Paola "lancia un appello": è semplice e meditativo, da leggere con estrema attenzione: "tegnè da contu, a sunòa l'e longa e ul pan di lurdi, l'è 'l prim a finì e... ul pan di oltar al ga su sel crusti" (vedete di risparmiare, di pensare al domani, la suonata (intesa come "vita") è lunga e, il pane degli stolti, è il primo a finire, mentre il pane degli altri ha sette croste - è difficile da prendere.

Ul fioeu dul Campadcioeu ringrazia e contraccambia "ul basèn" di mamma Paola.

Gianluigi Marcora