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Busto Arsizio | 22 marzo 2025, 15:30

Sacconago, commercio e orgoglio: 230 anni di storia, sfide e opportunità per il futuro

Riflessione ad ampio raggio con Paolo Crespi, Stefano Moretti e Paolo Genoni. Settori diversi (abbigliamento, fiori e piante, gioielleria/ottica) stesso radicamento nel rione. I luoghi comuni da sfatare, la ricerca di un’indispensabile identità e la raccomandazione ai clienti di Busto: «Per i vostri acquisti guardate anche vicino a casa, ne vale la pena»

Da sinistra, Stefano Moretti, Paolo Crespi, Paolo Genoni

Da sinistra, Stefano Moretti, Paolo Crespi, Paolo Genoni

Paolo Genoni, Stefano Moretti e Paolo Crespi messi insieme fanno 230 anni, mese più mese meno. Perlomeno se si sommano le età delle rispettive attività, gioielleria/ottica (dal 1958), fioreria (dal 1969) e New Look, abbigliamento e accessori (dal 1920). In comune hanno soprattutto due caratteristiche: le radici ben piantate a Sacconago e il riconoscimento regionale di “Negozio storico”. «Mica siamo gli unici – rivendicano con orgoglio tipicamente sinaghino – nel rione sono più o meno una decina i commercianti che hanno ottenuto l’etichetta. Rispetto al resto della città qui c’è una concentrazione straordinaria, la densità maggiore».

È dalla costatazione di questo dato di fatto, e dall’esperienza maturata con l’Associazione commercianti artigiani & Co. di Sacconago, che nascono considerazioni e messaggi. Riflette Crespi, presidente del sodalizio fondato nel 2014, aderente al Duc (Genoni e Moretti sono tesoriere e segretario): «Siamo reduci dai Fashion Days organizzati da Federmoda e Confcommercio (vedi, per esempio, QUI e QUI, Ndr). La prima edizione è stata un successo e ha vissuto un momento conclusivo particolarmente bello e partecipato proprio a Sacconago, a villa Calcaterra. È stata una dimostrazione, l’ennesima, del fatto che la collaborazione paga. Ecco, una prima considerazione che secondo noi va fatta è che il commercio dei nostri negozi può funzionare, che ha ancora molto da dire. A patto che ci si sappia unire per fare squadra proponendo qualcosa di interessante. Noi ci proviamo per esempio riservando un occhio di riguardo alle tradizioni, vedi giöbia, o impegnandoci con “Sacconago in piazza”, iniziative che ben rappresentano il tentativo di fare vivere il rione».

Il rione, appunto, è oggetto di ulteriore ragionamento. «Capita che se ne parli in termini negativi – il pensiero condiviso dai tre – ma non sempre chi lo fa sa quel che dice. Proprio la presenza e la longevità di alcuni negozi sono la dimostrazione che qui c’è del buono, eccome». Situazione rose e fiori, dunque? «No, ci mancherebbe, i problemi esistono e sono noti. Per esempio negozi sfitti sui quali bisognerebbe intervenire così da renderli accoglienti, appetibili per nuovi ingressi. La chiusura dell’unica banca, poi, di cui sopravvive solo lo sportello bancomat, ha ulteriormente diminuito il viavai in una zona che prima era più vivace. Di qui a dire che Sacconago è un mortorio ce ne passa».

Con la terza considerazione ci si addentra nelle scelte commerciali: «Non si può generalizzare ma in linea di massima possiamo dire che nel rione hanno abbassato definitivamente la cler le attività in cui è mancato il ricambio generazionale o che non si sono date un’identità precisa. Devi distinguerti, per esempio con i marchi che proponi, con la competenza sui prodotti, con la qualità di ciò che offri. Altrimenti entri in concorrenza con la grande distribuzione, con i negozi in franchising e con l’on-line. E reggere questo tipo di competizione, per le attività più tradizionali, è impossibile».

L’ultimo passaggio della riflessione è sintetizzabile nella massima “nemo propheta in patria” e sfocia in una sorta di appello per ribaltare la prospettiva: «Se guardiamo ai nostri negozi, i sinaghini che ci si servono rappresentano solo una piccola percentuale. E pure i clienti di Busto in generale, che ci sono, non risultano così numerosi. Il paradosso è che la qualità di ciò che proponiamo è riconosciuta da persone provenienti da comuni limitrofi ma anche da Varese e perfino da Como o Milano. Molto meno da chi abita in zona. Non sarebbe male se, per i propri acquisti, ci si riabituasse a guardare vicino a casa. Si potrebbero fare piacevoli scoperte. Nel nostro caso, anche avere conferma che Sacconago è viva. E ha potenzialità».

Stefano Tosi

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