Cronaca | 21 marzo 2025, 17:01

Strage del Mottarone, nuova chiusura indagini: cinque indagati, chiesta l'archiviazione per le società

Le società Leitner e Ferrovie del Mottarone non sono più destinatarie dell'avviso di conclusione delle indagini, poiché i riferimenti alla normativa sulla sicurezza del lavoro sono stati eliminati dalla tesi dell'accusa. Nella tragedia persero la vita 14 persone, tra cui cinque varesini

La cabina della funivia precipitata al suolo nel maggio di quattro anni fa

La cabina della funivia precipitata al suolo nel maggio di quattro anni fa

Nuova chiusura indagini per la tragedia della funivia del Mottarone. L'incidente di quasi quattro anni fa, lo ricordiamo, costò la vita a 14 persone tra cui cinque residenti in provincia di Varese. Nelle scorse ore la Procura di Verbania ha nuovamente chiuso l'inchiesta e notificato il secondo avviso di conclusione indagini a cinque indagati.

Nella nuova chiusura indagini - dopo che il gup di Verbania aveva restituito il fascicolo alla Procura per riscrivere il capo di imputazione - sono cinque gli indagati per la tragedia del Mottarone in cui il 23 maggio del 2021 morirono 14 persone.

 La nuova chiusura indagine vede indagati Gabriele Tadini, capo servizio dell'impianto, Luigi Nerini, amministratore unico dell'impianto Ferrovie del Mottarone ed Enrico Perocchio quale direttore di esercizio dell'impianto e dipendente di Leitner, Martin Leitner e Peter Rabanser

Le società Leitner e Ferrovie del Mottarone non sono più destinatario dell'avviso di conclusione delle indagini essendo stati eliminati, dalla tesi dell'accusa, i riferimenti alla normativa sulla sicurezza del lavoro.

La Procura di Verbania contesta a Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini l'accusa, in concorso, di attentati alla sicurezza dei trasporti. In particolare, in più occasioni (tra l'8 e il 22 maggio 2021) Tadini (difeso dall'avvocato Marcello Perillo) "inseriva materialmente i forchettoni" - che impediscono al freno di emergenza di attivarsi - mentre la funivia era in funzione. Nerini e Perocchio (il primo difeso da Pasquale Pantano, l'altro da Andrea Da Prato e Salvatore Pino) non avrebbero vigilato e al contrario avrebbero "avallato" la condotta del capo servizio così "rafforzando" la decisione di Tadini di apporre i forchettoni, "consentendo che il servizio di pubblico trasporto fosse esercitato con il freno di emergenza disattivato", vale a dire "in una situazione di pericolo grave e immediato per la sicurezza del pubblico trasporto, in violazione dei poteri-doveri di vigilanza e controllo a tutela".

E' quella scelta, ripetuta, che porta i tre a dover rispondere del "disastro", quale "evento di danno non voluto, grave e complesso, idoneo a mettere in concreto pericolo la vita e l'integrità fisica di un numero indeterminato di persone e da cui conseguiva un esteso senso di allarme e di commozione nella collettività". 

La rottura della fune traente della cabina numero 3 - prossima all'arrivo alla stazione del Mottarone -, a causa di quel forchettone viene trascinata verso valle e dopo una corsa di oltre 400 metri, sbatte contro un pilone, precipita dall'altezza di circa 17 metri e finisce la sua corsa contro un albero. In quella cabina domenica 23 maggio 2021 muoiono 14 persone, solo un bambino si salva. 

E di attentato alla sicurezza dei trasporti, aggravato dal disastro che ne è conseguito, devono rispondere anche Martin Leitner quale vicepresidente del Consiglio di gestione della società Leitner e consigliere delegato nel settore del trasporto a fune, e Peter Rabanser, quale dirigente del settore Assistenza clienti di Leitner e procuratore speciale per la sicurezza relativa agli impianti a fune, inclusa ogni attività di gestione, manutenzione e assistenza su tali impianti.

Tadini deve anche rispondere di falso perché tra il febbraio e il maggio 2021 non scrisse nel registro giornale "le anomalie, i problemi e gli incidenti" all'impianto ad esempio - si legge nell'avviso di conclusione indagini firmato dal sostituto procuratore Laura Carrera - non riportò "i ripetuti episodi di perdita di pressione del circuito idraulico della cabina numero 3". 

Di falso risponde anche Perocchio perché quale direttore di esercizio dell'impianto Stresa-Alpino-Mottarone - è tenuto a controfirmare il registro giornale e anche lui ha attestato l'assenza di problemi sulla cabina poi precipitata. Gli altri indagati, dopo la riformulazione del capo di imputazione, escono così di scena.

“Leitner accoglie con grande soddisfazione una decisione auspicata sin dalle primissime fasi del procedimento”. Così in una nota la società altoatesina in merito alla richiesta del pubblico ministero di archiviare la posizione del presidente e nella società nell’ambito dell’inchiesta sull’incidente del Mottarone.

“Per quanto concerne il residuo di imputazione a carico delle altre figure dirigenziali ancora coinvolte - prosegue la nota - l’azienda rimarca il suo dispiacere per la mancata archiviazione anche di queste posizioni rinnovando al tempo stesso la propria fiducia nell’operato della magistratura, certa di poter chiarire sin dalle prossime fasi dell’iter giudiziario le totali estraneità dei propri dirigenti ai fatti contestati e la correttezza del loro operato".

(Afe/Adnkronos)

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