Alto Milanese - 21 marzo 2025, 15:32

Un'upupa fa primavera, anche quando arriva in anticipo

Tra Varesotto e Alto Milanese, il primo esemplare di questo uccello è stato avvistato qualche giorno fa in un giardino a Villa Cortese. «L'upupa è venuta da me anche perché non uso prodotti chimici e cerco di rispettare la biodiversità»

La prima upupa censita nelle province di Varese, Milano e Como è stata avvistata a Villa Cortese. Nel suo percorso di migrazione, dall'Africa verso nord, questo uccello passa ovviamente anche dalle nostre latitudini, in quella che sostanzialmente è solo una tappa di avvicinamento alla destinazione desiderata. 

La prima a comparire nella nostra zona, stando a quando riportato dal sito ornitho.it, è stata avvistata nell'ampio giardino di Marusca Coccoli, membro della sezione Lipu di Parabiago, che abita nel comune altomilanese al confine con San Giorgio su Legnano. L'evento non è di certo usuale, soprattutto per il periodo in cui è avvenuto, prima ancora che per luogo di avvistamento e specie dell'animale. 

Come riportato proprio sul sito della “Lega italiana protezione uccelli”, «l'upupa è lunga tra i 25 e i 29 centimetri e ha un’apertura alare che sfiora il mezzo metro (44-48 cm). Il piumaggio è inconfondibile, marrone molto chiaro nella parte superiore e a strisce orizzontali bianco-nere nella parte inferiore. Il capo è provvisto di un ciuffo erettile di penne, il becco è piuttosto lungo e sottile e leggermente ricurvo verso il basso».
 

«L'upupa che ho avvistato domenica e lunedì nel mio giardino è la prima quest'anno nella nostra zona – spiega Marusca Coccoli - La stranezza, soprattutto, non sta nell'aver avvistato questo tipo di uccello, quanto nel fatto che, rispetto al solito, è molto presto, sintomo dei famosi cambiamenti climatici. Già nel Parco del Ticino ci sono nidificazioni di upupa, mentre nel nostro ambiente è molto più difficile proprio perché i campi non vengono lasciati a prato stabile, cosa che è invece molto importante per la biodiversità. Nonostante intorno alla mia abitazione ci sia quasi solo campagna, l'upupa non si è fermata in un campo, dove effettivamente non c'è niente da mangiare, ma è venuta in un giardino con l'erbetta: io non uso prodotti chimici proprio per rispettare le specie selvatiche, che vanno dall'insetto a qualsiasi altro animale». 

Il gruppo Lipu di Parabiago, di cui Marusca fa parte e che è guidato dal responsabile Fabrizio Bandera, è particolarmente affezionato all'upupa perché, quando nel 1971 la Lipu (all'epoca Lega nazionale contro la distruzione degli uccelli) decise di scegliere proprio questa specie come suo simbolo, lo fece anche per combattere la brutta fama di uccello del malaugurio che questo bellissimo «esemplare» aveva nelle credenze popolari. 

La nostra zona non è quella più adatta per questo uccello. L'upupa si nutre di insetti, cercando nel terreno: infila il becco, molto sensibile, e va a caccia di larve, vermetti, lombrichi. «In un campo di grano – prosegue Marusca - non riescono a fare questa operazione perché le coltivazioni sono troppo alte, non permettendo loro di avere uno sguardo su possibili predatori in arrivo, e poi, soprattutto, perché non è il loro ambiente. Amano spazi ampi, come per esempio le colline toscane, che spesso sono piene di upupe. Quella passata da casa mia credo sia rimasta qui due o tre giorni per foraggiarsi e recuperare le energie prima di riprendere il viaggio che dall'Africa la porterà nel luogo di nidificazione. 

Queste tappe vengono scelte in base anche alle condizioni climatiche: probabilmente ha percepito che le temperature si sono abbassate e ha preferito non rischiare di andare ulteriormente più a nord, dove fa ancora più freddo. Chissà dove andrà, magari in Francia, magari in Svizzera, ma tutto è possibile».

Giovanni Ferrario