Di chi ogni giorno ci soccorre non conosciamo il nome e non ci ricordiamo il volto. Di chi è a vigilare perché tutto vada bene: compie il suo dovere con silenziosa passione. Ci è venuto in mente con ulteriore consapevolezza pochi giorni fa, durante una delle tante manifestazioni cittadine: una camminata, con bimbi e famiglie che si radunano, l'aria traboccante di urla festose, ma accanto alla folla c'è una presenza che non fa rumore, un'ambulanza della Croce Rossa che li segue per garantire l'assistenza.
A pochi giorni dall'aggressione a un soccorritore di Busto, avvenuta a Gallarate (LEGGI QUI e QUI), è come se ci fossimo destati: quante volte abbiamo intercettato quella presenza senza farci caso. Quante volte incrociamo un'ambulanza che sfreccia verso un'emergenza e al netto della preoccupazione e di un pensiero per chi sta male, ci sembra un'assoluta normalità. Lo è, ma a bordo ci sono persone che si stanno dedicando a un lavoro, a una missione, a favore della comunità.
E non è giusto, né possibile che mentre soccorrono, mentre cercano di fare del bene, vengano aggrediti, feriti fisicamente e moralmente. Perché è chiaro che quando un operatore viene assalito, non è facile riprendere per lui il cammino, una volta guarito a livello fisico, come se nulla fosse.
Non può e non dev'essere «come se nulla fosse».
In queste ore, il Comitato di Busto Arsizio ci ha mandato un messaggio forte e chiaro: ci ha messo la faccia.
Il rispetto per i soccorritori è fondamentale.
Nella pagina Facebook compaiono i volti, le persone che ogni giorno si prodigano per noi e mostrano un adesivo: «Rispetta chi soccorre».
«Dietro ogni divisa c’è una persona. Un professionista o un volontario che sceglie, ogni giorno, di mettersi al servizio degli altri. Ma sempre più spesso i soccorritori vengono insultati, minacciati, aggrediti - osserva la Croce Rossa - Un’ambulanza che arriva è un aiuto, non un bersaglio. Chi lavora nell’emergenza merita rispetto e protezione. Fermiamoci un attimo e riflettiamo: chi dedica la propria vita a salvare la nostra non dovrebbe mai temere per la propria sicurezza. Facciamo tutti la nostra parte: sosteniamo chi ci soccorre».
La Cri ci mette la faccia e noi dovremmo metterci l'impegno, a ogni livello. Perché non può passare che «succede», non c'è nulla di normale in questo. Non almeno in una società che si considera civile e che ha applaudito frettolosamente a questi e altri operatori durante la già dimenticata pandemia.